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Newsletter di Ateneo n°3 #libertà

UNINEWS TORVERGATA

Giugno 2024 n°3

#libertà

SOMMARIO

#libertà

In apertura di Tullia Iori

Diritti di libertà e Costituzione di Donatella Morana

Il trade-off delle dimensioni della libertà di Leonardo Becchetti

La libertà è dialogica di Marco Ferrari

Automazione: liber-azione per idee creative di Daniele Carnevale Complessità nella gestione dei gradi di libertà di Ugo Locatelli

S celte alimentari, libere o condizionate? di Laura Di Renzo

La Letteratura sorella gemella della Libertà di Fabio Pierangeli

ToVità Green Societies World Campus LE RUBRICHE

LabDoc

BotaniCampus

Direttrice responsabile Lucia Ceci

Progetto grafico Adriana Escobar Rios

UNINEWS TORVERGATA Contatti: uninews@uniroma2.it Web: https://n9.cl/uninewstv

Photo editor Riccardo Pierluigi

Web Scilla Gentili

Redazione Pierpaolo Basso, Thomas M. Brown, Marilena Carbone, Tommaso Continisio, Maria Rosaria D’Ascenzo, Adriana Escobar Rios, Francesco Fabbro, Scilla Gentili, Emanuela Liburdi, Federica Lorini, Florinda Magliulo, Andrea Sansone, Sabina Simeone, Marco Tirone, Chiara Tranquilli, Chiara Venturini

Chiuso in redazione: 10 giugno 2024

di Tullia Iori* In apertura

«L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento» è l’inizio dell’art. 33 della Costituzione italiana, approvata alla fine del 1947. Subito dopo la fine della guerra, vennero smontate, provvedimento per provvedimento, le disposizioni fasciste raccolte nel Testo unico del 31 agosto 1933, n. 1592 emanate a partire dall’ottobre 1922. Per esempio, la legge che autorizzava l’amministrazione, a suo insindacabile giudizio, a escludere dai concorsi per posti di professore coloro che erano «privi del requisito della regolare condotta morale e politica», cioè che non erano iscritti al partito fascista; o di dispensare i professori in servizio che «per manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio», si ponevano «in condizioni d’incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo»; o l’obbligo, che vigeva dal 1931, di prestare giuramento, con una formula di manifesto asservimento al regime e alle sue ideologie: «Giuro di essere fedele al Re [...] e al regime fascista, [...] di esercitare l’ufficio d’insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria ed al regime fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concili coi doveri del mio ufficio». Il DLL 5 aprile 1945, n. 238 (adottato ancora a firma di Umberto di Savoia) abrogava intanto queste disposizioni. Poi, il compito di stabilire le nuove regole

passava, con l’elezione del giugno 1946, all’Assemblea Costituente: per esempio, nella seduta del 10 dicembre 1946, l’Assemblea votava la legge con cui veniva abolito definitivamente il giuramento politico per i professori universitari (a differenza degli altri dipendenti dello Stato, per i quali veniva ristabilito con nuove formule). Relativamente alla nascita della Costituzione, mi piace ricordare - da storica dell’ingegneria - il ruolo attivo di Gustavo Colonnetti, membro dell’Assemblea costituente, scienziato delle costruzioni e maestro indiscusso per i progettisti della Scuola italiana di Ingegneria. Colonnetti (1886-1968), ingegnere, divenne professore straordinario a 25 anni e assunse la carica di direttore (cioè l’attuale rettore) del Politecnico di Torino il 1° ottobre 1922, poche settimane prima della marcia su Roma. Si dimise da direttore il 2 dicembre 1925 per non danneggiare il Politecnico: non avendo mai voluto iscriversi al partito fascista, la stampa lo attaccava duramente chiedendone l’allontanamento. Il 24 novembre 1931 prestò giuramento, come il 99% dei circa 1250 professori sottoposti all’obbligo a fronte del licenziamento, certamente ascoltando Benedetto Croce che incoraggiava a non lasciare le cattedre «per continuare il filo dell’insegnamento secondo l’idea di libertà». Quando furono emanate le leggi razziali, che cacciarono dall’Università

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*Prorettrice alla Didattica - iori@uniroma2.it

tutti gli ebrei (professori e studenti), fu accusato dalla polizia di essere un «protettore di ebrei», con cui mantenne contatti nell’attività scientifica. A marzo 1944 fu condannato a 5 anni di reclusione per «ostilità al fascismo» dal tribunale di Vercelli. La condanna fu però in contumacia: nel frattempo Colonnetti era fuggito in Svizzera. Durante questo periodo, raccolse a Vevey più di 200 rifugiati (civili o militari), ex studenti di ingegneria e architettura, sfuggiti ai repubblichini o alla deportazione e creò un Campo di internamento universitario italiano, organizzando corsi accademici che poi furono riconosciuti in Italia ai fini della laurea. Il suo insegnamento, ben oltre il semplice apprendimento di nozioni, divenne per i suoi studenti l’unico nutrimento della speranza in un futuro di libertà. Il 10 dicembre 1944 Colonnetti rientrò a Roma su un aereo militare e assunse l’incarico di presidente del CNR: nel dopoguerra ebbe un ruolo determinante nella ricostruzione del Paese e nello sviluppo della Scuola italiana di ingegneria. La sua vicenda personale chiarisce, meglio di ogni commento, il valore del principio della libertà dell’insegnamento, che contribuì a inserire nella Costituzione.

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DIRITTI DI LIBERTÀ E COSTITUZIONE

Diversi decenni dopo, nel 1859, John Stuart Mill dava alle stampe il suo celebre saggio On Liberty (uno dei manifesti del liberalismo), in cui così si esprimeva: «l’unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro il nostro bene, sempre che non cerchiamo di privare gli altri del loro, o di intralciare i loro sforzi per raggiungerlo». La prima Costituzione repubblicana francese, la cosiddetta Costituzione giacobina, adottata nel 1793 in una fase acuta degli sconvolgimenti rivoluzionari, definiva la libertà come «la facoltà che appartiene all’uomo di fare tutto ciò che non nuoce ai diritti degli altri».

di Donatella Morana*

Quanto meno sul piano teorico, dunque, il radicalismo giacobino e il pensiero liberale (per molti aspetti antitetico al primo) trovano un punto di incontro proprio nel modo

Professoressa ordinaria di Istituzioni di Diritto Pubblico - morana@uniroma2.it

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di concepire la libertà giuridica. Sulla base del comune rifiuto dell’assolutismo, entrambe le concezioni vedono nella tutela della libertà uno strumento di affermazione della personalità individuale, che trova però il suo limite nella necessità di non ledere gli interessi altrui, singolari o collettivi, che siano anch’essi meritevoli di protezione. È stato poi il costituzionalismo del Novecento, dopo la tragedia del secondo conflitto mondiale, a perfezionare e a rendere più efficaci le garanzie per la libertà, attraverso Costituzioni dal carattere “rigido”, superiori alle leggi e vincolanti per le istituzioni.

Anche la Costituzione italiana, approvata nel dicembre 1947, si colloca in questa linea di sviluppo, segnando il passaggio ad una forma di Stato in cui il principio democratico (fondato sulla regola della maggioranza) è tenuto a convivere con la protezione dei diritti inviolabili di ogni singola persona e a rispettarne gli spazi di libertà. Solo questo equilibrio impedisce infatti una degenerazione della

democrazia in senso illiberale (di cui purtroppo l’Europa ha conosciuto negli ultimi anni alcune manifestazioni). Le norme costituzionali proteggono la libertà anche stabilendo in maniera precisa come e per quali scopi la si può limitare: la regola infatti risiede nella garanzia del pieno godimento delle libertà individuali, mentre l’eccezione è rappresentata dalla loro limitazione.

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La legge, di conseguenza, non ha le mani libere e non può conculcare le scelte libere dell’individuo (imponendo o impedendo un comportamento) se non nelle forme e nei casi consentiti dalla Costituzione. Tuttavia nella nostra Carta non c’è una sola libertà, ci sono invece tante distinte libertà per ciascuna delle quali è previsto un “vestito su misura” riguardante anche le limitazioni, sicché gli specifici limiti stabiliti per l’una non possono automaticamente estendersi alle altre. Ad

esempio, per l’art. 17 la libertà di riunione in luogo pubblico può essere limitata in ragione della sicurezza e dell’incolumità pubblica, per l’art. 21 la libertà di manifestazione del pensiero va incontro al limite del buon costume, per l’art. 32 la libertà di cura può essere compressa in nome dell’interesse collettivo alla salute e così via. Dentro questa cornice, i confini delle libertà costituzionali acquisiscono una dimensione certa e oggettiva. Nell’attività interpretativa che porta alla ricognizione di questi

confini bisogna però sottrarsi a due «pre-giudizi correnti», segnalati – non senza ironia – da Pierfrancesco Grossi, Maestro del diritto costituzionale che ha a lungo insegnato nel nostro Ateneo: bisogna tanto evitare di credere che ogni limitazione della libertà (soprattutto della propria) sia tendenzialmente illegittima, quanto sottrarsi all’opposta convinzione, egualmente inesatta, che esistano dei limiti alla libertà (soprattutto a quella altrui) ovvi e insuperabili anche se non previsti dalla Costituzione.

Fonti

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IL TRADE-OFF DELLE DIMENSIONI DELLA LIBERTÀ

di Leonardo Becchetti*

L’assolutizzazione di una dimensione parziale della libertà è forse uno dei limiti principali della cultura contemporanea. Il difetto di parzialità consiste nel confondere la libertà con la “libertà-di” mentre esistono almeno altre due libertà (la “libertà-da” e la “libertà-per”). Il difetto di assolutizzazione nasce dal fatto che il principio della libertà deve essere contemperato dagli altri due principi fondativi della Rivoluzione Francese, che sono l’eguaglianza (anche qui non in senso assoluto, ma intesa come pari opportunità e limitazione delle diseguaglianze) e la fraternità. La parzialità di approccio è un problema perché esistono trade-off tra le tre dimensioni della libertà.

*Professore ordinario di Economia Politica - becchetti@economia.uniroma2.it

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Spingere all’estremo la “libertà-di” erode le altre due dimensioni (un atleta che fa attività agonistica deve seguire una disciplina e limitare la “libertà-di” se vuole garantire la “libertà- da” e massimizzare la “libertà-per”). Uno degli economisti che ha approfondito maggiormente questo punto è Tibor Scitovsky, illustrando la bipartizione tra beni di comfort e beni di stimolo. I beni di comfort sono facilmente accessibili, producono soddisfazione a breve, ma rischiano di creare dipendenze. I beni di stimolo, al contrario, non sono immediatamente accessibili e richiedono un previo investimento per poter essere consumati (vedo la soddisfazione di persone che sciano, ma non posso accedere a quel bene se non ho investito

Sono i beni di stimolo, sottolinea Scitovksy, a generare felicità durevole rendendo la vita meno noiosa, più gratificante e interessante. Una “libertà- di” che non pone limiti nell’uso di beni di comfort finisce per creare dipendenze che limitano la “libertà-da” e la “libertà-per” indebolendo la capacità di investire nei beni di stimolo. L’assolutizzazione della libertà (nella sua dimensione parziale di “libertà-di”) e la mancata considerazione degli altri due principi (eguaglianza e

fraternità) ignora ingredienti essenziali e regole del gioco del vivere. Viviamo immersi in relazioni (nasciamo da una relazione, la nostra identità è definita anche da come gli altri ci vedono, realizziamo azioni che incidono sulle relazioni con gli altri) in un mondo caratterizzato da una profonda interdipendenza tra dimensioni (sociale, ambientale, demografica…) e azioni. Gli economisti definiscono attraverso il concetto delle esternalità negative il necessario limite sociale

tempo e risorse per imparare a sciare).

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soddisfazione ( life satisfaction ) e ricchezza di senso di vita ( life sense ), mette chiaramente in luce questi elementi evidenziando come le persone siano principalmente cercatrici di senso. La “libertà-di” è senz’altro un ingrediente di base essenziale per la soddisfazione di vita, sia se guardiamo alla libertà d’iniziativa garantita dalle regole della politica, sia alle condizioni che abilitano e arricchiscono le nostre libertà come il reddito e la salute. Regolarità empiriche valide a tutte le latitudini e in diversi periodi storici evidenziano come il porsi obiettivi che danno senso alla propria esistenza, essere generativi (ovvero produrre impatti sociali positivi) e realizzare una vita di relazioni soddisfacente, sono però altri ingredienti

da porre alla nostra libertà che è conseguenza della sua potenza, ovvero della capacità di produrre con le nostre azioni effetti indiretti indesiderati sul benessere di altri e delle generazioni future. La storia delle scienze sociali ha spesso sposato un approccio riduzionista alla soluzione del problema delle esternalità: l’utilità degli individui (modellati come “miopemente autointeressati”) consiste nel massimizzare le proprie dotazioni di consumo e di reddito e sono le istituzioni (con tasse e regolamenti) a superare i fallimenti del

mercato e a far coincidere ottimo privato e ottimo sociale. Le evidenze dell’economia sperimentale mettono invece in luce il fatto che gli individui hanno

anche preferenze eterointeressate (avversione alla

diseguaglianza, altruismo, generatività, reciprocità) e dunque possono internalizzare le esternalità

fondamentali per la soddisfazione di vita.

per avere maggiore soddisfazione di vita.

Fonti

La letteratura empirica recente sulle determinanti del benessere soggettivo, misurato come

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LA LIBERTÀ È DIALOGICA

Domande tutt’altro che accademiche, quando ci si rende conto del valore fondamentale della relazione educativa come rapporto tra soggetti autonomi, ma in posizioni differenti l’uno rispetto all’altro. Le concezioni oggi dominanti nell’educazione si contrappongono sull’aspetto più politico di questa relazione: da un lato, la necessità di formare il pensiero critico e creativo, tipica della pedagogia critica; dall’altro, il bisogno di trasmettere conoscenze e competenze in modo efficace, tipico del funzionalismo pedagogico. Lo scontro verte sulle

priorità e le reciproche accuse di autoritarismo e indottrinamento. Ma l’autoritarismo indottrinante si basa sull’imposizione deliberata delle conoscenze; la libertà in pedagogia è invece data dal dialogo tra i soggetti coinvolti, le cui domande generano altre domande e costruiscono collettivamente il sapere. La prospettiva dialettica, nell’esempio della coscientizzazione proposta da Paulo Freire, si pone

di Marco Ferrari*

Cosa distingue l’educazione dall’indottrinamento? Dove termina l’autorità dell’insegnante e inizia l’autocoscienza dell’allievo/allieva?

come antidoto a ogni coercizione educativa.

L’idea che l’educazione sia un atto politico, per il fatto di avere conseguenze reali

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*Professore a contratto di Educazione, cittadinanza e patrimonio culturale - marco.ferrari@uniroma2.it

sui rapporti sociali, è stata oggetto di aspre critiche da parte di chi vede indebite ingerenze di interessi ideologici in un processo formativo che dovrebbe essere neutrale. Freire stesso, negli anni del governo conservatore in Brasile, è stato accusato di essere «il padre dell’indottrinamento nelle scuole», interessato a «convertire i giovani al comunismo» attraverso la politicizzazione di materie neutre. Ciò ha dato adito, per un drammatico periodo, a un’induzione all’autocensura di educatori e educatrici, con denunce sui social network come gente interessata a fare attivismo di partito nelle scuole. Il sottinteso è: escludiamo la politica dalla scuola e dall’accademia, per non favorire determinati partiti, dando spazio a ciò che conta

Il problema di questa prospettiva, ostile alla

che separa l’educazione dall’indottrinamento: nel modo in cui viene impostato l’intero processo

politicità dell’educazione, è duplice. In primo luogo, si crede nella neutralità del sapere e dei modi di trasmissione dello stesso; ma la scuola non è avulsa dalla società, tanto che l’idea di formazione per competenze ha essa stessa un valore politico, per favorire un certo modello di sviluppo sociale. In secondo luogo, si confonde la politicità con la manipolazione delle coscienze e l’imposizione di una specifica weltanschauung . Qui si può comprendere la distanza

di insegnamento- apprendimento.

davvero, ossia la formazione per competenze tecniche.

Freire sostiene che un processo basato sulla mera trasmissione a senso unico, priva di interazione dialogica tra docenti e corpo studentesco, impedisca il coinvolgimento, la curiosità e il ragionamento sulle conoscenze acquisite; questo implica assorbire in modo acritico il sapere, accettarlo per come viene posto, senza poterne

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prendere coscienza di valore. Ossia, la definizione di indottrinamento. Al contrario,

L’educazione dialogica, apertamente politica, è pertanto l’esatto contrario dell’indottrinamento, in quanto la discussione sulle conoscenze rende impossibile la manipolazione e l’imposizione concettuali. Dare spazio alle domande implica poter dissentire, rielaborare le informazioni, proporre interpretazioni differenti, interagendo tra pari per la costruzione

socialmente condivisa del sapere. Nella partecipazione dialogica alla relazione educativa si trovano le radici della democrazia e, dunque, della libertà come mezzo e come fine della pedagogia.

la coscientizzazione è basata sullo scambio di informazioni, sul processo di domanda- risposta-azione che porta

Fonti

a dare significato concreto al sapere condiviso.

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AUTOMAZIONE: LIBER-AZIONE PER IDEE CREATIVE

L’evoluzione tecnologica che l’essere umano sta perseguendo da sempre ha come motore principale quello di trasformare il mondo che lo circonda, motivato dai propri desideri, aspirazioni, interessi.

di Daniele Carnevale*

l’evoluzione del sistema sociale ed il concetto stesso di produzione automatizzata. L’automazione, a partire dal significato etimologico, sembrerebbe in antitesi con il concetto di libertà, in quanto l’obiettivo dei sistemi automatici è quello di assicurare che le variabili di sistema (processo), abbiano un’evoluzione controllata secondo una traiettoria desiderata.

È infatti dal punto di vista dell’essere umano che la sfrutta che possiamo apprezzarne l’utilità. Fin dalla preistoria l’essere umano si ingegnava per ridurre il lavoro gravoso e ripetitivo necessario alla sopravvivenza della specie, l’automazione, intesa come strategia e strumento tecnologico partorito dalla specie umana, ha come finalità quella di affiancarsi a lui per migliorarne

Dualmente, l’ambiente in cui l’essere umano si muove ne stimola il processo di comprensione e di trasformazione del pensiero, inducendo le attività mirate al cambiamento del mondo stesso. Come direbbe un ingegnere dell’Automazione, l’essere umano è in closed-loop con il mondo che lo circonda e questa connessione in feedback promuove

*Professore associato di Automazione - daniele.carnevale@uniroma2.it

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l’esistenza, liberandolo dalla necessità di svolgere una serie di azioni, fisiche e mentali. In questo senso diremmo che attraverso processi automatizzati ci rendiamo liberi da una serie di azioni indesiderabili e possiamo quindi parlare di “liber- azione”. Potremmo ora chiederci come l’essere umano investa il tempo e le energie risparmiate grazie all’uso dell’automazione. Propongo al riguardo uno specifico punto di vista, quello del Dott. Eric Topol esposto nel suo libro Deep Medicine: How Artificial Intelligence Can Make Healthcare Human Again in cui mette in evidenza come il lavoro del medico, a suo dire, sia oramai diventato disumanizzante a causa di routine, burocrazie, inefficienze etc. L’autore vede proprio nell’automazione la speranza che il medico possa liberarsi da queste incombenze, che, da accessorie, sono diventate protagoniste indesiderate, e che possa quindi tornare a dedicarsi empaticamente ed umanamente ai pazienti, mettendo loro al centro delle attività quotidiane. L’opera offre uno spunto di riflessione interessante: essa suggerisce che, in fondo,

l’automazione potrebbe dare all’uomo la libertà di scegliere di tornare umano.

sempre più ampio impiego in settori creativi che non. Ciò ci conferisce una libertà creativa inaspettata che si ripercuote anche nel mondo del lavoro e nei settori più svariati, dall’agricoltura hi-tech , allo spazio, ai trasporti, alla produzione industriale, medicina, didattica, arti creative, musica etc. Esiste il rovescio della medaglia dell’automazione che, come ogni strumento

L’automazione, d’altronde, nelle sue diverse declinazioni quali la robotica e l’intelligenza artificiale, ha permesso nel campo della medicina di estendere le capacità chirurgiche a livelli irraggiungibili dall’uomo, di migliorare le capacità di diagnosi di malattie, etc. In questo essa comporta un’espansione delle potenzialità umane, ovvero libera da una serie di limiti fisici e intellettuali del genere umano. Proprio queste potenzialità aumentate estendono il campo di applicazioni dei sistemi automatizzati e inducono l’individuo a farne

umano, può essere utilizzato per finalità

lontane da quelle sociali e largamente condivisibili: speriamo che la libertà che l’automazione è in grado di fornirci, venga utilizzata per controllare l’evoluzione stessa, così da non diventarne lo strumento.

Fonti

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COMPLESSITÀ NELLA GESTIONE DEI GRADI DI LIBERTÀ

di Ugo Locatelli*

In Studies of nonlinear problems venne introdotto il modello delle catene FPU (descritte nella figura1 qui accanto) allo scopo di studiarne l’evoluzione per tempi lunghi, per comprendere quali siano i gradi di libertà in un sistema non lineare. Si tratta di N+1 punti materiali che si muovono su un segmento, agli estremi del quale sono fissate due di queste particelle, che sono collegate (tra “primi vicini”)

1.Descrizione schematica del modello FPU; credits to Wikimedia Commons.

da molle anarmoniche. Il numero di gradi di libertà è uguale a quello delle variabili necessarie a descrivere lo stato di un sistema. La configurazione di una catena FPU è quindi identificata dagli N-1 scostamenti dall’equilibrio (rappresentati in figura dalla distanza tra ciascuna palla nera e quella ombreggiata che le sta in prossimità). Si può osservare che le medie temporali delle energie associate ai modi normali di oscillazione non convergono 2

all’equipartizione, almeno per piccoli valori del rapporto E/N (dove E è il valore costante dell’energia totale del sistema).

2. Andamento temporale iniziale delle energie armoniche per una catena FPU con N=32; riproduzione della figura originale riportata nell’articolo originale di Fermi, Pasta e Ulam [1].

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Professore ordinario di Fisica matematica - locatell@mat.uniroma2.it

Questo fenomeno è noto come “il paradosso FPU” di cui a tutt’oggi non si ha una comprensione completa.

dalle scienze pure, l’imposizione di vincoli ha delle conseguenze. Ad esempio, in contesti educativi, è comune notare che, concedendo più libertà ai discenti questi intraprendano percorsi interessanti per il raggiungimento degli obiettivi preposti, che però implicano inevitabilmente una certa dose di imprevedibilità. Inoltre, una

gestione ragionevole degli eventi richiede spesso di rinunciare ad avere un perfetto controllo del problema che si ha di fronte. Sebbene l’analogia sia azzardata, nelle scienze si applicano approcci simili a queste considerazioni di pedagogia spicciola. La

È ben noto che la temperatura è un

indicatore del movimento medio di agitazione delle particelle che compongono la materia, pertanto uno strumento utile per studiare l’energia del sistema in esame. È naturale ricorrere a dei valori medi in questo contesto, poiché la quantità di atomi compresi in alcuni grammi di una sostanza qualsiasi è dell’ordine di grandezza del numero di Avogadro, cioè circa seicentomila miliardi di miliardi! ! I computer attuali sono ben lontani dal poter simulare l’evoluzione di un sistema di particelle di numero N paragonabile a quello di Avogadro.

meccanica statistica rinuncia ab initio alla

pretesa di determinare il moto di ogni microscopica

Anche in settori differenti

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particella di un sistema e si limita a studiare alcune grandezze macroscopiche (es.: la temperatura) che caratterizzano il comportamento collettivo. D’altra parte, se si vuole avere una conoscenza più precisa dell’evoluzione di un sistema, si ricorre spesso a introdurre dei vincoli che riducono il numero di gradi di libertà. In termini matematici, un vincolo si traduce in un’equazione che deve essere soddisfatta dalle variabili che descrivono lo stato del sistema. Altrettanto avviene quando vi sono delle costanti del moto. Tra i vari studi sull’argomento, Poincaré dimostrò che sono rari i sistemi con un numero di costanti sufficiente a determinarne completamente

l’evoluzione. Detta operazione è oltremodo difficoltosa in quanto nel sistema coesistono moti predicibili e impredicibili su tempi lunghi, così come rappresentato nel problema dei tre corpi (reso popolare dalla trilogia omonima). Sebbene non ci sia speranza di ideare una teoria predittiva del comportamento dei sistemi con moltissime particelle che sia accurata anche a livello della dinamica microscopica, svariati fenomeni fisici si spiegano in termini di interazione tra pochi corpi. Qui sta la potenza del concetto di “modello matematico”, che definisce l’evoluzione di un sistema in termini di un

modello che descrive con buona approssimazione un

fenomeno richiede un processo razionale di

semplificazione (tutt’altro che semplicistico), sovente condotto in modo da definire problemi che sono risolvibili perché la loro imprevedibilità computazionale è assente o opportunamente circoscritta. Mi fa piacere sottolineare che già nel numero due di questa Newsletter, nell’articolo del prof. Bocchinfuso, era stata discussa questa antitesi tra un procedimento cognitivo più accurato (ma applicato in contesti semplificati) e un altro essenzialmente basato su metodi statistici che permettono di orientarsi tra innumerevoli informazioni.

sistema di equazioni. L’elaborazione di un

Fonti

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SCELTE ALIMENTARI, LIBERE O CONDIZIONATE?

«Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo»

di Laura Di Renzo*

pratiche legate all’assunzione e all’utilizzo del cibo, ovvero la quantità e qualità di alimenti consumati abitualmente, unitamente a tutte le consuetudini collegate. Il cibo è essenziale per la vita e ha profonde implicazioni sociali, economiche ed etiche; è altresì un’espressione di identità, memoria e relazione con la storia personale, l’ambiente e la comunità. La scelta di cibo

La stretta relazione tra alimentazione e medicina inizia nel IV secolo a.C., quando Ippocrate di Kos suggerì un’alimentazione equilibrata come valida alternativa alla medicina nel mantenimento della salute.

di ogni persona sia essa libera o condizionata da scelte personali o

prescrizioni mediche, è il punto in cui si intrecciano due categorie di fattori che determinano l’impatto biologico: da un lato, fattori digestivi, assorbitivi, ormonali

La dieta (dal latino diaeta e dal greco Δίαιτα: "genere di vita, regola di vita"), indica il modo in cui ci si nutre e tutte le

*Professoressa ordinaria di Nutrizione clinica - laura.di.renzo@uniroma2.it

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e nervosi e, dall’altro, fattori legati alla distribuzione, alla

preparazione e al consumo dei pasti durante il giorno, al livello di attività fisica e alle condizioni ambientali. Dalle nostre scelte alimentari dipende non solo il nostro destino futuro, ma anche dell’ambiente, del mondo animale e vegetale. Il consumo di una dieta sana è una delle sfide più importanti del mondo moderno: sono ad esempio noti i benefici della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento (Dimir) sulla salute. Per poter valutare in modo obiettivo quanto una dieta liberamente scelta si avvicini alla Dimir è stato elaborato un Indice di adeguatezza mediterranea (Iam) ottimale per valori superiori a 10, accettabile per valori intorno 5-7.

abbandonano progressivamente la Dimir a favore di nuove tendenze alimentari caratterizzate da cibi a elevato contenuto di grassi: se negli anni ‵ 50 lo Iam era circa 15, oggi, si attesta a un valore inferiore all’1. Per mantenere il buono stato di salute della cittadinanza, le politiche sanitarie e alimentari dovrebbero promuovere iniziative intersettoriali di alfabetizzazione alimentare, educazione nutrizionale, valorizzazione di prodotti alimentari sicuri e di alta qualità

nutrizionale, piani dietetici culturalmente accettabili e sostenibili per la salute umana, dell’ambiente e degli animali. Tuttavia, se sono fondamentali il diritto alla salute, garantito dall’art. 32 della Costituzione, che esige «il rispetto della persona umana», e il diritto di ognuno di ricevere un’«alimentazione nutriente, sufficiente e di qualità», altrettanto rilevante è la libertà di coscienza dell'individuo, come evidenziato dagli articoli 2, 19 e 21 della stessa fonte costituzionale.

Nonostante il miglioramento degli

standard di vita e l’accesso più ampio a una varietà di alimenti e servizi, la salute pubblica sta peggiorando, come dimostra l’aumento delle malattie croniche legate a diete inappropriate e a una minore attività fisica. Le nuove generazioni

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Ogni individuo ha il diritto e la responsabilità di prendere decisioni autonome sulla propria salute e benessere, incluso il controllo sul proprio corpo, come garantito dagli articoli 13 e 32 della Costituzione. Questi articoli conferiscono la libertà di rifiutare trattamenti sanitari vitali o persino qualsiasi tipo di nutrimento.

proprio rapporto con il cibo e con il proprio corpo, influenzato da fattori come l’educazione, l’ambiente sociale, le abitudini familiari e le esperienze personali. Pertanto, la scelta di aderire a un piano dietetico per prevenire o affrontare patologie degenerative, dall’obesità alla malnutrizione per difetto, dovrebbe essere rispettata e supportata, indipendentemente dalla decisione finale presa. D’altra parte, è essenziale

che chiunque si trovi di fronte a delle scelte abbia accesso a informazioni accurate e imparziali sulla gestione del proprio stato di salute e sulla nutrizione. L’educazione sulle opzioni disponibili e sui potenziali rischi e benefici di ciascuna scelta è fondamentale per consentire alle persone di prendere decisioni consapevoli e informate.

Fonti

È importante riconoscere che ogni individuo ha il

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LA LETTERATURA SORELLA GEMELLA DELLA LIBERTÀ

questo impegno, professoressa Marina Formica, docente di Storia Moderna e a tanti colleghi/ghe coinvolti di Lettere e Filosofia, Giurisprudenza, Economia del nostro Ateneo. Ne è nata una collana, Il vagabondo delle stelle , ispirata all’omonimo romanzo carcerario di Jack London che, insieme ad altre iniziative editoriali susseguitesi negli anni e perfino la costruzione di un podcast di letture di classici coordinato dalla

restrizione, in celle più o meno anguste, reali o figurate. Tra i libri più amati da chi scrive Lo straniero di Albert Camus, Il Carcere di Cesare Pavese, Il consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia, Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino. L’interesse per la letteratura carceraria nasce dall’esperienza di partecipazione al progetto di studio universitario nella Casa Circondariale di Rebibbia, in convenzione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata fin dal 2008 a fianco della delegata del Rettore per

di Fabio Pierangeli*

Una istintiva repulsione per ogni forma di cattività accompagna lo statuto inquieto e ribelle della letteratura.

L’ardente desiderio di comunicare i principi della libertà risuona per antitesi più forte in situazioni di

professoressa Cristina Pace, hanno unito le

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Professore ordinario di Letteratura italiana - fabio.pierangeli@uniroma2.it

narrazioni degli studenti e studentesse, in un suggestivo ponte, senza barriere, sotto il segno della libertà creativa dell’arte, tra i/le residenti di Rebibbia iscritti al progetto e i ragazzi e le ragazze di Lettere e Filosofia. Il titolo del primo volume del 2014 riprende la suggestiva espressione del poeta brasiliano Marco Lucchesi: Afferrare le redini di una vita nuova . Lucchesi allude alla sua esperienza nelle carceri brasiliane dove un piccolo gruppo di detenuti si riunisce per mera affinità letteraria sulla passione di leggere, creando una percorribile etica del lettore. Nei primi laboratori sul tema letterario del viaggio svolti a Rebibbia, ho avuto una sensazione simile a quella di un detenuto del gruppo di Lucchesi «la letteratura è sorella gemella della libertà» è capace realmente di afferrare le redini di una vita nuova. Nei momenti di incontro, durante alcuni esami e per le tesi di laurea, come l’ultima di Giovanni Colonia, ora uomo libero, afferro di nuovo il senso della professione/missione del docente, la bellezza umana di vedere crescere nelle persone, attraverso lo studio e la cultura, una coscienza critica rispetto alla realtà e alla società contemporanea.

Ricordo di lui gli incontri di presentazione con i/le docenti, i primi esami, la difficoltà di articolare frasi compiute rispetto alle materie da studiare, mentre durante la discussione della tesi ha mostrato una autorevolezza e una consapevolezza del suo percorso passato e del presente inimmaginabile,

Nel caso di Giovanni, staccandosi decisamente da una logica criminale di stampo camorristico, come espone nella sua brillante tesi in Psicologia sulle cause della devianza criminale.

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toccante. Ha frequentato le scuole superiori in carcere e poi, con noi, la triennale in Lettere e la Magistrale in Editoria. Una scommessa di sogno e libertà pienamente realizzata, anche per dare l’esempio ai figli e ai ragazzi della sua terra campana, ferita dalle azioni della criminalità organizzata.

Un’altra vita che può risorgere dalle ceneri, come l’araba fenice

secondo l’immagine di una lettera di ringraziamento di altri detenuti coinvolti nel progetto. Concludo con le parole di uno dei primi studenti del progetto, sempre nel volume Afferrare le redini , anche lui arrivato alla laurea in Antropologia da uomo libero ben inserito nel mondo del lavoro «La verità di cui offro la mia insignificante, ma sincera testimonianza è una della verità del libro [ Il vagabondo delle stelle ]: bisogna avere sempre fiducia nelle forze nascoste, a volte inimmaginabili, che l’uomo interiormente possiede, la vita può e deve essere un’avventura straordinaria anche se

vissuta in una cella di due metri per quattro.

nello spazio, fare in modo che superino i contingenti sistemi di sicurezza, mura e sbarre, in cui tutti siamo prigionieri, affinché viaggiando nell’immensità, al loro ritorno possano aiutarci a riscoprire le vere

Il mio invito per tutti coloro che si sentono materia intrappolata nella materia “per il motivo che sia” è quello di riuscire a trasformare i propri pensieri in farfalle e di farli volare nella memoria e nella fantasia, nel tempo e

ragioni per cui si deve continuare a vivere».

Fonti

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Fai la tua scelta!

di Federica Lorini, Emanuela Liburdi*

Tante le iniziative messe in campo dal nostro Ateneo per aiutare studenti e studentesse nella scelta del percorso universitario più affine alle proprie passioni e inclinazioni.

Imperdibile l’appuntamento con il consueto Open Day estivo che si terrà mercoledì 10 luglio a partire dalle ore 15.00 presso gli spazi della Facoltà di Economia (via Columbia 2).

I e le partecipanti avranno l’opportunità di visitare il campus, ottenere informazioni dettagliate sulla ricca offerta formativa, incontrare e confrontarsi con docenti e tutor dell’area di studio di interesse.

Ognuna delle sei aree (Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia e Scienze MM.FF.NN) avrà uno spazio dedicato con desk informativi e attività di approfondimento. Non mancheranno, inoltre, stand per fornire informazioni sui tanti servizi offerti dall’Ateneo

*Ufficio Comunicazione di Ateneo - federica.lorini@uniroma2.it , emanuela.liburdi@uniroma2.it e chiarimenti su tasse, borse di studio, alloggi e opportunità.

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Per partecipare è necessario prenotarsi all’evento compilando il form; programma e dettagli sono disponibili a questo link. Per chi fosse interessato/a ad iscriversi ai Corsi di Laurea triennali delle Professioni sanitarie, l’Ateneo offre la possibilità di testare la propria preparazione e capacità di gestione tempo/stress con una simulazione online gratuita. L’appuntamento con Testa il Test 2024 è fissato per mercoledì 17 luglio.

Fino a domenica 14 luglio 2024, sarà possibile iscriversi alle prove tramite l’apposito sito. Ma non finisce qui! A seguito degli importanti risultati raggiunti, il MUR ha riconosciuto all’Università di Roma Tor Vergata un considerevole aumento del target di studenti e studentesse da coinvolgere nel progetto dedicato alla transizione Scuola- Università. Solo nello scorso anno scolastico sono stati 32 gli istituti del territorio laziale coinvolti, 290 i corsi erogati e più di

6.000 gli studenti e le studentesse partecipanti. I corsi, strutturati in 15 ore di lezione articolate in cinque moduli, vogliono essere una finestra sul mondo universitario, sull’offerta formativa, sulle opportunità del mondo del lavoro fino ad arrivare all’autovalutazione di competenze e interessi. Per rimanere aggiornati su tutte le novità e le iniziative di orientamento in programma è possibile visitare il sito dell’orientamento.

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Il naso elettronico nella volatilomica clinica

Con questo termine si indica lo studio del volatiloma, cioè

dell’insieme dei composti volatili emessi dal corpo umano attraverso i fluidi biologici (respiro, urina, sudore ecc..). Queste sono molecole leggere e di piccole dimensioni, generate dal metabolismo cellulare. Viaggiano attraverso il sangue e la linfa fino a raggiungere i fluidi biologici, grazie ai processi di scambio gassoso e filtrazione che avvengono nel nostro corpo. I metodi analitici, come la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa, hanno individuato oltre 2700 composti volatili diversi, secreti dal corpo umano. Numerosi studi hanno dimostrato che le condizioni patologiche

di Rosamaria Capuano*

Negli ultimi decenni, la comunità scientifica mondiale si è concentrata sempre più sulla tutela della qualità della vita, spingendo verso un approccio multidisciplinare per sviluppare metodiche diagnostiche efficaci e non invasive.

In questo contesto emerge la “volatilomica clinica”.

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Ricercatrice di tipo A in Ingegneria Elettronica, Programma Operativo Nazionale “Ricerca ed innovazione” - capuano@ing.uniroma2.it

alterano il volatiloma, a seguito delle variazioni delle condizioni metaboliche che si verificano nel soggetto. Ad oggi, però, non sono ancora stati individuati dei veri biomarcatori volatili, per specifiche malattie. A variare è piuttosto un gruppo di composti. Sulla base di queste evidenze e grazie allo sviluppo di sistemi sensoriali artificiali, da diversi anni si studia la possibilità di applicare strumenti chiamati comunemente nasi elettronici alla volatilomica in ambito clinico. Questi strumenti stanno ormai affiancando con successo quelli utilizzati in chimica analitica poiché consentono di effettuare analisi più rapide e a costi più contenuti. Presso l’Università di Roma Tor Vergata opera da più di 20 anni il Gruppo Sensori, fondato dal Prof. D’Amico e ora diretto dai Professori Di Natale e Paolesse e di cui faccio parte. Tra le attività di ricerca rientra la

realizzazione di un naso elettronico basato su microbilance a quarzo funzionalizzate con metalloporfirine, che trova

Successivamente, ha dimostrato capacità diagnostiche anche verso il tumore del rene e altre patologie come il COVID-19 e la tubercolosi. Forti di questi risultati, e grazie alle numerose collaborazioni nate tra vari dipartimenti dell’Ateneo, da 2 anni è operativo il Centro Interdipartimentale per la Volatilomica A. D’Amico che ha come obiettivo quello di raccogliere le conoscenze e le competenze di un team composto da medici, chimici, biologi, ed ingegneri per studiare a fondo la dinamica di questi metaboliti volatili in condizioni parafisiologiche e/o patologiche, applicando sia la strumentazione analitica che il naso elettronico.

ampia applicazione in ambito di diagnostica medica. Con questo strumento si effettua

un’analisi qualitativa delle miscele di composti volatili, ottenendo una sorta di impronta digitale del campione, che poi viene

classificata attraverso algoritmi di machine learning.

Nel 2003 il naso elettronico di Roma Tor Vergata è stato il primo sensore a diagnosticare il

cancro al polmone attraverso l’analisi dell’alito.

Fonti

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EC plans for a European degree

di Florinda Magliulo, Marco Tirone*

It challenges the complex legal and administrative barriers that currently block attempts to create joint degree programs between universities. However, while respecting

The European Commission has

taken an important step towards a more unified Europe by launching an ambitious initiative consisting of a series of measures, one of which includes a standardized European degree program that would transform higher education in the EU and, as a consequence, increase student mobility, skills development and employability.

the independence of universities and the sovereignty of each

Member State in the field of higher education, a balance between centralized coordination and decentralized decision- making is envisaged. The proposal lays down four strategic pillars. The first aims to improve quality assurance systems while reducing bureaucratic burdens. This will ensure high academic standards in line with evolving social and economic needs.

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*Welcome Office - welcome@uniroma2.it

The second pillar facilitates dynamic collaboration between universities, with the exchange of information and resources towards a coherent approach to quality assurance for joint academic ventures. The third pillar directly addresses the actual design of a European degree. The European label will be awarded by reputable quality assurance agencies

This pillar will also ensure that degrees and micro- credentials are issued in a format which is consistent with the European Digital Credentials for Learning. The European degree would be voluntary, would not replace national degrees, and would guarantee institutional autonomy, academic freedom, acceptance of the Bologna process tools and reduced administrative burdens, all of which are common criteria shared at the European level. As the culmination of years of cooperation and collective effort, and as a milestone that would cut across geographical borders, the European degree would definitely offer the chance of a fully recognized program. A double objective, then: students would enjoy unprecedented

opportunities for academic and personal growth, and the EU’s global competitive position would be strengthened. To get this action off the ground, the Commission plans to set up a dedicated policy lab and launch pilot projects under the Erasmus+ program by 2025: Member States and universities will be offered financial incentives to encourage active participation and progress. In summary, the European degree represents a commitment to collaboration and advancement and has the power to reshape the whole landscape of higher education in Europe. Such an initiative can bring about a new generation of innovation, excellence and unity across the EU.

registered with EQAR subject to the internal

quality control protocols of each university. The final pillar focuses on the automatic recognition of qualifications by strengthening the infrastructure of the ENIC- NARIC centers and universities and the networking skills of their staff through in-depth training and advanced digital tools.

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Fluorescenza per rilevare pesticidi

di Lorenzo Casoli*

Sono un dottorando del primo anno del Dottorato in Scienze Chimiche del 39° ciclo. Lavoro nel settore di Chimica inorganica del Dipartimento di Chimica, nello specifico nel laboratorio della professoressa Marilena Carbone.

L’obiettivo principale del mio progetto di ricerca è sviluppare nuovi metodi per rivelare la presenza di pesticidi poiché le tecniche attuali sono dispendiose, richiedono tempistiche lunghe e spesso sostanze inquinanti. Il mio dottorato è perciò finalizzato a ricercare vie più sostenibili per determinare eventuali residui di pesticidi sui cibi.

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*Dottorando in Scienze Chimiche - lorenzo.casoli@uniroma2.it

Il nostro laboratorio lavora da tempo sulle nanoparticelle e le loro applicazioni, e i miei studi si concentrano sull’utilizzo di quelle fluorescenti per determinare la concentrazione di pesticidi, in particolare di quelli clorurati. Infatti l’interazione tra l’atomo di cloro di questi pesticidi e le nanoparticelle cambia l’intensità di fluorescenza di quest’ultime e in questo modo si può risalire alla concentrazione dei pesticidi. In particolare, mi occupo della sintesi, la caratterizzazione e la modifica di nanoparticelle di ossido di zinco, che è un composto sicuro per essere umani, flora e fauna; e la scelta di usare questa sostanza è stata fatta proprio per far sì che il progetto di ricerca sia sostenibile anche da un punto di vista ambientale. Per poter utilizzare l’ossido di zinco come sensore fluorescente, poiché non lo è di per sé, è necessario

averlo in forma nanoparticellare, poiché in questa forma possiede una fluorescenza gialla. Questo

un’emissione a una differente lunghezza d’onda. Il rapporto tra le intensità di due o più emissioni permette stime più precise sulla concentrazione del pesticida, per questo stiamo studiando altri composti fluorescenti dello zinco. Nel gruppo di ricerca di cui faccio parte si organizzano meeting con cadenza settimanale, in cui ciascun membro del gruppo e in particolare i dottorandi e le dottorande espongono in inglese il lavoro svolto. Questo ci consente di migliorare la nostra comunicazione, le nostre soft skills, nonché imparare come parlare di argomenti scientifici in maniera adeguata. Inoltre, ci permette di formulare ipotesi e ragionamenti davanti a tutto il gruppo e questo alimenta il confronto scientifico.

però non garantisce interazione nella sua

corretta applicazione come sensore, dato che non può in alcun modo interagire con l’atomo di cloro del pesticida. Ecco, perciò, che si necessita di un’opportuna modifica della superficie delle nanoparticelle, che viene realizzata rivestendo la stessa dell’ossido di zinco con delle particolari molecole, chiamate amminosilani. La loro peculiarità è l’avere un atomo di azoto a un’estremità, ed è proprio questo a legarsi al cloro del pesticida, permettendo l’interazione tra quest’ultimo e la nanoparticella fluorescente. Nella mia ricerca ho a che fare anche con composti aventi fluorescenza diversa dal giallo, vale a dire con

Fonti

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Libertà Forzata

di Roberto Braglia*

Nonostante la libertà che le piante possiedono di poter diffondere i loro semi e colonizzare nuovi ambienti, per lo più, nel corso dell’evoluzione, ogni singola specie ha occupato un areale specifico dando origine ad un complesso sistema ecologico in perfetto equilibrio, che si chiama “natura”.

Nuova pala a forma di cuore di Opuntia robusta (foto dalla collezione di Cactaceae dell’Orto Botanico di Tor Vergata)

La presenza dell’essere umano fin dai tempi più remoti ha interferito con la libertà della natura ponendo confini e spostando equilibri. Oggi gli ecosistemi subiscono enormi pressioni dovute ai cambiamenti climatici, all’espansione delle aree urbane, al consumo di suolo per l’agricoltura intensiva e al rimescolamento continuo delle specie, conseguenza del commercio globale di piante di interesse ornamentale ed alimentare. Queste continue interferenze contribuiscono alla perdita della biodiversità oggi con tassi da 100 a 1000 volte superiori rispetto al recente passato, con il conseguente rischio di perdere 1/3 delle piante vascolari esistenti

*Coordinatore dell’Orto Botanico dell’Università di Roma Tor Vergata - roberto.braglia@uniroma2.it

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