di Tullia Iori* In apertura
«L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento» è l’inizio dell’art. 33 della Costituzione italiana, approvata alla fine del 1947. Subito dopo la fine della guerra, vennero smontate, provvedimento per provvedimento, le disposizioni fasciste raccolte nel Testo unico del 31 agosto 1933, n. 1592 emanate a partire dall’ottobre 1922. Per esempio, la legge che autorizzava l’amministrazione, a suo insindacabile giudizio, a escludere dai concorsi per posti di professore coloro che erano «privi del requisito della regolare condotta morale e politica», cioè che non erano iscritti al partito fascista; o di dispensare i professori in servizio che «per manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio», si ponevano «in condizioni d’incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo»; o l’obbligo, che vigeva dal 1931, di prestare giuramento, con una formula di manifesto asservimento al regime e alle sue ideologie: «Giuro di essere fedele al Re [...] e al regime fascista, [...] di esercitare l’ufficio d’insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria ed al regime fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concili coi doveri del mio ufficio». Il DLL 5 aprile 1945, n. 238 (adottato ancora a firma di Umberto di Savoia) abrogava intanto queste disposizioni. Poi, il compito di stabilire le nuove regole
passava, con l’elezione del giugno 1946, all’Assemblea Costituente: per esempio, nella seduta del 10 dicembre 1946, l’Assemblea votava la legge con cui veniva abolito definitivamente il giuramento politico per i professori universitari (a differenza degli altri dipendenti dello Stato, per i quali veniva ristabilito con nuove formule). Relativamente alla nascita della Costituzione, mi piace ricordare - da storica dell’ingegneria - il ruolo attivo di Gustavo Colonnetti, membro dell’Assemblea costituente, scienziato delle costruzioni e maestro indiscusso per i progettisti della Scuola italiana di Ingegneria. Colonnetti (1886-1968), ingegnere, divenne professore straordinario a 25 anni e assunse la carica di direttore (cioè l’attuale rettore) del Politecnico di Torino il 1° ottobre 1922, poche settimane prima della marcia su Roma. Si dimise da direttore il 2 dicembre 1925 per non danneggiare il Politecnico: non avendo mai voluto iscriversi al partito fascista, la stampa lo attaccava duramente chiedendone l’allontanamento. Il 24 novembre 1931 prestò giuramento, come il 99% dei circa 1250 professori sottoposti all’obbligo a fronte del licenziamento, certamente ascoltando Benedetto Croce che incoraggiava a non lasciare le cattedre «per continuare il filo dell’insegnamento secondo l’idea di libertà». Quando furono emanate le leggi razziali, che cacciarono dall’Università
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*Prorettrice alla Didattica - iori@uniroma2.it
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