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Il nostro laboratorio lavora da tempo sulle nanoparticelle e le loro applicazioni, e i miei studi si concentrano sull’utilizzo di quelle fluorescenti per determinare la concentrazione di pesticidi, in particolare di quelli clorurati. Infatti l’interazione tra l’atomo di cloro di questi pesticidi e le nanoparticelle cambia l’intensità di fluorescenza di quest’ultime e in questo modo si può risalire alla concentrazione dei pesticidi. In particolare, mi occupo della sintesi, la caratterizzazione e la modifica di nanoparticelle di ossido di zinco, che è un composto sicuro per essere umani, flora e fauna; e la scelta di usare questa sostanza è stata fatta proprio per far sì che il progetto di ricerca sia sostenibile anche da un punto di vista ambientale. Per poter utilizzare l’ossido di zinco come sensore fluorescente, poiché non lo è di per sé, è necessario

averlo in forma nanoparticellare, poiché in questa forma possiede una fluorescenza gialla. Questo

un’emissione a una differente lunghezza d’onda. Il rapporto tra le intensità di due o più emissioni permette stime più precise sulla concentrazione del pesticida, per questo stiamo studiando altri composti fluorescenti dello zinco. Nel gruppo di ricerca di cui faccio parte si organizzano meeting con cadenza settimanale, in cui ciascun membro del gruppo e in particolare i dottorandi e le dottorande espongono in inglese il lavoro svolto. Questo ci consente di migliorare la nostra comunicazione, le nostre soft skills, nonché imparare come parlare di argomenti scientifici in maniera adeguata. Inoltre, ci permette di formulare ipotesi e ragionamenti davanti a tutto il gruppo e questo alimenta il confronto scientifico.

però non garantisce interazione nella sua

corretta applicazione come sensore, dato che non può in alcun modo interagire con l’atomo di cloro del pesticida. Ecco, perciò, che si necessita di un’opportuna modifica della superficie delle nanoparticelle, che viene realizzata rivestendo la stessa dell’ossido di zinco con delle particolari molecole, chiamate amminosilani. La loro peculiarità è l’avere un atomo di azoto a un’estremità, ed è proprio questo a legarsi al cloro del pesticida, permettendo l’interazione tra quest’ultimo e la nanoparticella fluorescente. Nella mia ricerca ho a che fare anche con composti aventi fluorescenza diversa dal giallo, vale a dire con

Fonti

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