Eliteness #05 - IT

Elite SA | Nos magazines sont destinés aux particuliers qui souhaitent une information concise, digeste et professionnelle sur le sommeil. Interviews, conseils et astuces : ils sont élaborés exclusivement pour votre bien-être, afin d’accompagner et faciliter votre transition vers la literie la plus adaptée à vos besoins.

ELITENESS SLEEP & LIVE BEAUTIFULLY

CONSIGLI Vivere meglio e più a lungo CONTINUITÀ 130 anni di Elite – i segreti del successo

La promessa di dormire bene

MANIFATTURA SVIZZERA DAL 1895 ELITEBEDS.CH

EDITORIALE

Per notti che cambino la vita!

E se il segreto della longevità si nascondesse... sotto il piumone?

Oggi si vive più a lungo e meglio. Grazie alla crescente attenzione verso la qualità della vita, il sonno sta finalmente diventando un pilastro essenziale del nostro benessere. Dormire profondamente, sul materasso adatto, significa consentire al corpo di rigenerarsi come merita, notte dopo notte (si veda il nostro dossier sulla longevità a pag. 05).

Da 130 anni, Elite incarna con passione questa filosofia. Produttore di letti e materassi eccezionali, Elite coniuga tradizione e innovazione per offrire un sonno duraturo, nel senso più nobile del termine. Scegliere la qualità significa preservare la propria salute... e quella del pianeta. Materiali nobili, una produzione responsabile, una longevità impareggiabile e competenze tecniche uniche: ecco la promessa di un comfort perenne (si veda Elite e il suo DNA attraverso le generazioni: Edith Caillet e Marie Pugliese). Perché Ben Dormire significa anche sognare un mondo migliore. E allora... a quando la vostra prossima notte Elite? Marie & François Pugliese

La promessa di dormire bene

MANIFATTURA SVIZZERA DAL 1895 ELITEBEDS.CH

INDICE

24

Sonno e longevità E se il Ben Dormire fosse il segreto per vivere più a lungo?

La molla in legno Comfort senza compromessi

05

38

Elogio della camera da letto Incontro con Iria Degen, rinomata architetta d’interni

Elite compie 130 anni

Come preservare un’eredità di famiglia? Incontro con Edith Caillet e Marie Pugliese

14

33

Alberghi di lusso leggendari Charlène Salignon ci parla dell’eccellenza e di un certo materasso a bandiera

Test online Come va il sonno?

36

40

18

È americana e adora Elite

Elite Design Awards 2025

4 donne e i loro letti da sogno nello spirito dell’Arts & Crafts

NOTIZIE

Schermo o sonno: si impone una scelta

U

no studio norvegese pubblicato il 31 marzo 2025 su Frontiers in Psychiatry ha esaminato l’impatto

59 % e riduce il sonno di 24 minuti. Il tipo di attività (social network, film, giochi ecc.) non ha evidenziato un’importanza significativa. Per migliorare la qualità del sonno, i ricercatori raccomandano quindi di ridurre l’uso dello schermo di almeno 30-60 minuti prima di andare a letto.

esercitato sul sonno dalle attività svolte su schermo. Lo studio, condotto su 45.000 giovani, ha rivelato che un’ora in più trascorsa davanti allo schermo prima di andare a letto aumenta il rischio di insonnia del

frontiersin.org

Dormire con il cane o il gatto

U

no studio della statunitense Mayo Clinic dimostra che dormire con il proprio animale domestico può migliorare la qualità del sonno. Su 150 partecipanti, il 41 % ha dormito meglio insieme al

proprio animale domestico. Si tratta di un beneficio legato alla sensazione di sicurezza trasmessa dagli animali, grazie alla quale le persone possono addormentarsi più rapidamente e godere di un sonno di buona qualità. Solo il 20 % dei partecipanti ha riferito di essere stato svegliato dal proprio animale domestico. Condividere la stanza con il proprio cane o gatto potrebbe portare a un sonno più tranquillo.

N Sogniamo da sempre ell’antichità, Socrate considerava i sogni l’espressione dei desideri repressi. Più tardi, Freud

fondarono «banche dei sogni», archivi intimi e collettivi studiati ancora oggi per capire la nostra epoca... e il nostro cervello. Non esiste un inventario completo delle banche dei sogni, ma le più ricche sono spesso accessibili online, come la Dreambank, in cui sono contenuti circa 20.000 sogni. dreambank.net

ne fece uno strumento per accedere all’inconscio. Ippocrate cercava i segni delle malattie osservando gli astri. I sogni ispirano anche artisti e poeti, come i surrealisti. Affascinante rompicapo per le scienze umane, i sogni restano un mistero. Già nel Secondo Impero circoli di sognatori

SONNO E LONGEVITÀ

Il sonno, la chiave per la longevità

Specializzato in medicina anti-età, Guénolé Addor esercita nel campo della longevità. Il sonno è uno degli elementi chiave. Incontro e consigli pratici per vivere meglio e più a lungo.

H a scelto di specializzarsi nella longevità. Ma l’invecchiamento non è innanzitutto una questione di DNA? Certo, l’invecchiamento è programmato. Grazie allo stile di vita, però, possiamo fare un uso migliore del DNA ed evitare che l’organismo entri in «modalità sabotaggio». In effetti, malattie come l’Alzheimer o alcuni tipi di cancro non sono genetiche, ma metaboliche. Mantenendo il corpo sano, seguendo una dieta equilibrata e dormendo a sufficienza, possiamo ottimizzare le nostre chance di vivere una vita lunga e sana. Il mio obiettivo non è costringere i pazienti, ma trasformarli nei gestori della propria salute. Perché, come medico anestesista specializzato in terapia intensiva, ha scelto di specializzarsi ulteriormente in medicina anti-invecchiamento e longevità? È stata proprio la professione di medico ospedaliero a spingermi a farlo. In particolare, i turni di notte e il ritmo di lavoro molto intenso, a causa del quale mi sentivo in una condizione permanente di jet lag. È questo che mi ha spinto a studiare a

fondo la mia gestione del sonno. Allo stesso tempo, ho visto alcuni colleghi sottoposti allo stesso stress ingrassare e cadere in depressione. E, per quanto riguarda i pazienti, mi ha colpito il numero di malattie

croniche che si sviluppano semplicemente a causa della

Dopo la formazione come medico anestesista e di terapia intensiva Guénolé Addor, 45 anni, vodese di origini bretoni, ha lavorato come capoclinica presso il CHUV prima di interessarsi alla longevità.

mancanza di abitudini di vita sane. Tutto ciò, sommato al mio profilo di sportivo, ha rafforzato in me la convinzione che alle persone, per vivere e invecchiare in buona salute, servano un sostegno e una guida. Come l’ha influenzata lo sport? Mi sono sempre interessato alle performance dell’essere umano, in particolare attraverso sport come il tennis, il ciclismo, lo sci e l’alpinismo, o come gli sport di resistenza. Quando ero giovane, adoravo l’avventura! Ho attraversato l’Atlantico in barca a vela e scalato un 7.000 in Nepal. Mi sono quindi reso conto che la nostra fisiologia cambia in base alle attività svolte. Molto presto ho capito quanto siano essenziali l’allenamento, il cibo e il sonno e quante persone non se ne rendano conto. Di conseguenza, spesso soffrono di disturbi cronici evitabili grazie alla prevenzione. Soprattutto in un momento in cui molte persone

SONNO E LONGEVITÀ

«Grazie allo stile di vita, però, possiamo fare un uso migliore del DNA ed evitare che l’organismo entri in modalità sabotaggio.»

Essendo un grande sportivo, Guénolé Addor ha compreso molto presto l’impatto dello stile di vita sulla salute.

Per la maggior parte di noi, però, è difficile fare a meno degli schermi... Una soluzione è applicare un filtro rosso allo schermo del telefono la sera. Personalmente, a fine giornata indosso occhiali rossi per lavorare al computer. In questo modo tendo a sonnecchiare, cosa che mi scoraggia dal trascorrere troppo tempo davanti allo schermo. Un’altra opzione è semplicemente evitare gli schermi nelle due ore precedenti il momento in cui ci si corica, il che è anche un modo per risparmiarsi lo stress derivante dalle notizie del mondo e un invito a trascorrere del tempo con le persone, a interagire con esse. Tutti elementi che favoriscono il benessere e l’indispensabile sonno ristoratore. Dunque il ruolo del sonno è davvero così importante? La letteratura scientifica è ricca di testi che confermano l’importanza del sonno. Si tratta di uno stato anabolico, durante il quale l’organismo ricarica i livelli di energia, rigenera i tessuti e produce proteine. Senza il sonno, il corpo umano non può funzionare correttamente. Idealmente, abbiamo bisogno di 7-8 ore di sonno al giorno. Tracciare il sonno con un orologio o un anello tipo Oura può quindi essere un’opzione interessante.

pensano di potersi informare su Instagram, la consulenza e il monitoraggio qualificati sono più importanti che mai. Per questo si è specializzato nella prevenzione professionale? Esatto! Come medico, è l’essenza stessa del mio interesse verso la salute. Perché il modo in cui viviamo influenza e determina il nostro stato. A patto di sapere di cosa si parla, però, migliorare il proprio benessere non sembra poi così complicato o costoso. Ciò che predico, lo applico anche alla mia vita. Per esempio, bisogna iniziare a rispettare il proprio orologio biologico e adottare un ritmo regolare, che tenga conto del ciclo della natura, del sole... Un elemento spesso sottovalutato è la luce. Come influisce la luce sulla nostra longevità? Facciamo un esempio: alzarsi per vedere l’alba equivale a una sorta di reset. Perché questa luce ci dà la carica per affrontare la giornata e ci riempie di energia. In altre parole, dormiremo meglio e, a lungo termine, vivremo meglio. A condizione, però, di proteggersi dalla luce artificiale, soprattutto quella blu degli schermi. A differenza della luce solare, la luce blu riduce la melatonina e tende quindi a tenerci svegli.

SONNO E LONGEVITÀ

Inizio secrezione melatonina

Sonno più profondo

Massima pressione sanguigna

Temperatura corporea minima

Temperatura corporea massima

Aumento della pressione sanguigna

Ritmo circadiano

Forza muscolare massima

Fine secrezione melatonina

Massima secrezione di testosterone

Tempo di reazione più veloce

Massima vigilanza

Miglior coordinazione

Occorre innanzitutto rispettare il proprio orologio biologico e adottare un ritmo regolare, in armonia con il ciclo della natura e del sole.

Ma qual è il modo migliore per garantirsi un sonno di qualità? Bisogna imparare a usare gli strumenti che la natura ci mette a disposizione. Non si ottiene un buon sonno notturno imbottendosi di sonniferi. È lo stile di vita che conta: camminare all’aria aperta, mangiare e cucinare cibi freschi, sono tutti fattori benefici. E, come ho già detto, è necessario andare a letto tutti i giorni più o meno alla stessa ora.

Che ruolo svolge il letto in tutto questo? È un elemento fondamentale. Sappiamo che di notte l’organismo rilascia cellule staminali per ripararsi. Tendiamo a dimenticarlo, ma trascorriamo a letto un terzo del nostro tempo. Un buon letto consente di essere più riposati dopo 6 ore di sonno, piuttosto che dopo 8. Ma cos’è un buon letto? Le componenti essenziali sono varie. Innanzitutto, deve essere adatto alla forma del nostro corpo. Poi, la base

deve essere ben ventilata. Infine, bisogna evitare le microplastiche spesso presenti nei letti di fascia bassa. I materassi biologici sono preferibili, così come le lenzuola di cotone o di seta per una migliore termoregolazione.

SONNO E LONGEVITÀ

Ricetta l’elisir « Golden Milk » della buona notte

Prima di andare a letto, il dottor Guénolé Addor consiglia una bevanda che aiuta la digestione, rilassa e calma il sistema nervoso. Insomma, predispone il corretto stato d’animo per un buon sonno ristoratore.

Ingredienti: • 1/2 tazza di latte di cocco • 1 cucchiaino di zenzero in polvere o 2 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato • 1 cucchiaino di curcuma in polvere o 2 cucchiaini di curcuma fresca grattugiata • 1/4 di cucchiaino di noce moscata macinata • 4 grani di pepe di cayenna schiacciati • 1 cucchiaino di miele o 1/2 cucchiaino di stevia in polvere (o di eritritolo, xilitolo o allulosio) • 1 cucchiaino di olio di cocco • 1 presa di cannella Procedimento: Versare tutti gli ingredienti (tranne la cannella e l’olio di cocco) in una pentola e portare a ebollizione. Lasciare in infusione per cinque minuti, poi versare in una tazza utilizzando un colino. Aggiungere l’olio di cocco e la cannella (se lo si desidera).

SONNO E LONGEVITÀ

Una buona notizia: possiamo invertire gli effetti dell’età! Proprio in tale campo ha scelto di impegnarsi la Dott.ssa Semira Gonseth Nusslé, ricercatrice accademica formatasi a Losanna e San Francisco e specializzata nei marcatori epigenetici e nei loro effetti sulla salute. Nel 2019 ha lanciato, insieme al marito Sébastien Nusslé, la start up Genknowme SA. Obiettivo di questo spin- off del CHUV: contribuire a rallentare gli effetti dell’invecchiamento e a prevenire le malattie croniche per mezzo di strumenti di analisi e test. Intervista. Una start up per frenare l’invecchiamento

Semira Gonseth Nusslé, medico specializzato in ricerca e medicina preventiva. Dalle sue ricerche nel campo dell’epidemiologia epigenetica ha preso vita una start-up, Genknowme.

C

osa significa il nome Genknowme? È un anglicismo. Si può

sull’epidemiologia delle malattie croniche, mi sono resa conto del potenziale dei biomarcatori e delle loro applicazioni per il grande pubblico. Abbiamo quindi sviluppato dei test e un panel di analisi incentrati sull’invecchiamento e sullo stress cronico. I biomarcatori, infatti, non sono immutabili. Intende dire che, conoscendo determinati marcatori, possiamo influenzarne gli effetti, in particolare sull’invecchiamento? Esatto. Possiamo contrastare tale evoluzione e ridurre il rischio di sviluppare malattie croniche. Attualmente, assistiamo a una forte tendenza allo sviluppo della medicina della longevità e alla precoce presa in carico di alcune malattie individuate, soprattutto, grazie ai nostri test.

tradurre come «conoscere se stessi attraverso i propri geni». Genknowme è un laboratorio di analisi, uno spin- off del CHUV. In concreto, abbiamo sviluppato dei test che consentono di misurare l’invecchiamento dei pazienti in funzione del profilo e dello stile di vita. Il nostro laboratorio si concentra sullo studio degli algoritmi dei biomarcatori epigenetici nei pazienti, ed è quindi in grado di analizzare questi dati per consentire a cliniche e terapisti di adottare trattamenti più mirati. Che cos’è un biomarcatore? I biomarcatori sono caratteristiche biologiche misurabili che rivelano qualcosa sullo stile di vita, sullo stress e sull’età di un paziente. Durante le mie ricerche accademiche

Ma l’interpretazione dei risultati è altrettanto fondamentale. Per questo sono i nostri partner a suggerire, in base al profilo di ciascun paziente, adattamenti dello stile di vita, dell’alimentazione, del sonno, ecc.

SONNO E LONGEVITÀ

Cosa misurano concretamente i vostri test? Misuriamo l’età biologica dei pazienti sulla base di un campione di sangue, analizzando una serie di marcatori del DNA. I risultati riflettono il patrimonio genetico, ma anche lo stile di vita dei pazienti. In alcuni casi, tale età può variare fino a 15 anni rispetto a quella determinata dalla data di nascita. Ma è importante sottolineare che non si tratta di una sentenza definitiva. I marcatori, infatti, possono essere influenzati dai comportamenti. Ciò che noi forniamo è una panoramica dei rischi, su cui pazienti e terapeuti possono poi intervenire. È quindi un approccio che regala speranza. I vostri test sono disponibili al pubblico? Sì, ma non direttamente. I nostri strumenti sono stati sviluppati per essere utilizzati da operatori sanitari professionali, studi e cliniche di medicina preventiva e della longevità, medici e terapisti che si occupano di migliorare la salute fisica, l’alimentazione e lo stress. Sono loro a prescrivere i nostri test ai loro pazienti e a monitorarne i risultati. Per contro, i dati vengono analizzati dal nostro laboratorio. Chiunque sia interessato ai nostri test, può contattarci per sapere a quale terapeuta o organizzazione rivolgersi. Ricevete molte richieste? È un settore in rapida crescita. Negli ultimi mesi abbiamo registrato un forte aumento delle richieste. Perché? Per diverse ragioni. Dopo il Covid c’è, probabilmente, una nuova consapevolezza, perché quel periodo ha messo in evidenza come lo stile di vita di alcune persone determinasse un aumento del rischio di mortalità. Secondo un’altra ipotesi, nei nostri paesi, in cui il sistema sanitario è abbastanza buono, la vita dei pazienti si allunga, ma ciò non garantisce un livello ottimale di salute e benessere. È qui che l’alimentazione, l’esercizio fisico e il consumo di alcolici, in particolare, giocano un ruolo importante. Così come lo

Sébastien Nusslé è ricercatore in biologia evolutiva ed esperto di biostatistica, nonché co- fondatore di Genknowme.

genknowme.com Genknowme S.A. Bat. Alanine / Startlab Rte de la Corniche 5 1066 Epalinges Svizzera

stress cronico, che può influire sulla longevità. Vuole dire che si muore a causa dell’impatto dello stress cronico? Quando si è sotto stress, si attivano le reazioni dell’ormone dello stress. Tale attivazione neuro-endocrina rilascia sostanze che agiscono sugli organi, determinando un impatto fisiologico. È una risposta di autodifesa naturale. Ma se non c’è un ripristino della normalità, lo stress diventa cronico e provoca cambiamenti fisiologici a lungo termine, al punto da esercitare un impatto importante sulla longevità e sulle malattie croniche. Possiamo però misurare l’impatto di queste reazioni, in modo da attenuarne gli effetti. Il sonno è importante? La gestione del sonno, naturalmente, è parte integrante della valutazione. Il sonno è anche uno dei possibili fattori di influenza dell’età biologica. Ancora una volta, lo stile di vita e il riposo contano. Purtroppo non abbiamo ancora dati sufficienti per studiare e comprendere appieno le ragioni del fenomeno. Speriamo però di poter sviluppare un test epigenetico per la qualità del sonno non appena disporremo di studi affidabili. In tale ottica, rimaniamo aperti alla possibilità di intraprendere

partnership volte a sostenere lo sviluppo di questo innovativo progetto.

SONNO E LONGEVITÀ

«Sono invecchiato di 13,8 anni in un colpo»

Per scoprire come funziona il test messo a punto da Genknowme SA, si è prestato al gioco il critico gastronomico Knut Schwander, 61 anni, un uomo attivo che frequenta per quattro o cinque giorni a settimana le tavole dei migliori ristoranti della Svizzera francese. Si è recato alla MedIn Vita Clinic, nel centro di Ginevra, dove la dottoressa Stefania Ubaldi lo ha sottoposto a un test sullo stress epigenetico e a un test sulla longevità e lo stile di vita, rivelandogli poi i risultati. E sorpresa: non erano esattamente quelli sperati...

F accio un mestiere da sogno. Da oltre venticinque anni sono responsabile di una prestigiosa guida gastronomica della Svizzera francese. Dopo la giornata di lavoro (gestione del team, scrittura, rilettura, risposta alle lettere dei lettori...), più volte a settimana percorro in lungo e in largo la regione tra Delémont e Grimentz, spostandomi di buona tavola in buona tavola. Pur non essendo la mia unica occupazione, trascorro gran parte del mio tempo a tavola per lavoro. O nella cucina di casa. Un mestiere da sogno, davvero. Ma serve una certa disciplina per evitare di assomigliare a un Bibendum, peraltro mascotte della guida gastronomica concorrente. Serve disciplina anche per prendersi cura della propria salute, che è ciò che provo a fare, a quanto pare, senza troppo successo. Prima di rivelarvi i risultati dei test - un’autentica doccia fredda - lasciate che vi illustri alcuni dati sulla mia vita di ogni giorno. Ho 61 anni, peso 80 chili e

sono alto 1 metro e 78 centimetri, sono in cura per il colesterolo alto ereditario e quando non sono al ristorante, in cucina o in ufficio, mi dedico al giardino e amo correre e camminare (con una media quotidiana annua di 12.380 passi, ovvero 6,5 chilometri, al giorno). Se volete sapere proprio tutto, la mia giornata inizia alle 6.15 con un quarto d’ora di ginnastica a terra e ogni settimana mi concedo una lezione di pilates da un’ora. In estate, tre volte a settimana vado al lago per una nuotata di 20 minuti e, quando trovo il tempo, gioco anche (molto male) a golf. Il sonno? Secondo il mio anello Oura, dormo 6 ore e 14 minuti al giorno, nella media annua. Per quanto riguarda lo stress, sei mesi fa ho rinunciato ad alcune mansioni per alleggerire la pressione del lavoro ed evitare di «esplodere». Ci crediate o no, infatti, farò anche il mestiere più bello del mondo, ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Vi ho detto tutto? Ah, no: c’è ancora il consumo di alcol. Secondo le mie stime, bevo 16 bicchieri a settimana, il che è troppo, ma ben al di sotto di quanto rivelerà il test.

«E allora, forse, oltre a rallentare il mio frenetico ritmo di vita, per assicurarmi un sonno ristoratore la soluzione è acquistare un letto Elite...»

SONNO E LONGEVITÀ

Voilà. Sulla base di questo profilo e sentendomi piuttosto fiducioso, mi sono recato dalla dottoressa Stefania Ubaldi presso la MedIn Vita Clinic, nel cuore di Ginevra. Vorrei innanzitutto ringraziarla per il tempo che mi ha dedicato per consentirmi di scrivere questo articolo. Come per gli altri pazienti, ha iniziato illustrandomi lo scopo e il funzionamento dei test. Poi, quindici giorni dopo l’esame del sangue, mi ha comunicato i risultati. Tanto vale dirlo subito: non ne sono stato contento. Ma, dopotutto, le analisi non si fanno per divertimento. L’obiettivo è scoprire di più sul proprio stato di salute, per capire come migliorarlo. E il lavoro da fare certo non manca... ho di fronte un periodo di discreti cambiamenti. Se secondo il mio simpatico anello intelligente, infatti, ho un’età cardiovascolare inferiore di cinque anni rispetto a quella reale, dai test la mia età biologica risulta di 13,7 anni superiore. Quindi eccomi qui, direttamente proiettato nella terza età. Fa sempre piacere. La colpa è soprattutto dell’alimentazione: non mangio abbastanza frutta e verdura (ristoratori, per favore, convertitevi al veganesimo). Per fortuna non fumo: almeno su questo fronte va tutto bene. Ma anche gli altri due valori analizzati non sono certo quelli che mi aspettavo. Invece di 16, il mio corpo rivela un consumo di 22 bicchieri di alcol a settimana (il che non significa che ne assuma così tanto, ma che il mio corpo li integra come tali), con le conseguenze metaboliche che ciò comporta. Un numero da prendere sul serio: «È sul limite massimo», mi annuncia la dottoressa. Avrei dovuto intuirlo. Ma quello che proprio non mi aspettavo era l’ultimo dato: l’impatto epigenetico della mia attività fisica è circa sei volte inferiore a quanto ho dichiarato. Tanti sforzi, per un

risultato così misero! La dottoressa Ubaldi sottolinea che chi pratica molto sport può presentare valori falsati. Tuttavia, temo (purtroppo) di non rientrare in questa categoria... La buona notizia è che, contrariamente all’età reale, l’età biologica può essere in qualche modo recuperata. In altre parole, mettendo in pratica i giusti accorgimenti possiamo «ringiovanire». I provvedimenti più semplici da adottare nel mio caso? Ridurre drasticamente il consumo di alcol. Lo prometto, mi convertirò ad abbinamenti di cibi e bevande senza alcol! Facile, in teoria... Allo stesso tempo, aumenterò il consumo di frutta. Questo dovrebbe essere alla mia portata. Per quanto riguarda l’attività fisica, la questione è più complessa: «Per il suo DNA, per ottenere benefici ottimali potrebbe essere necessario prendere in considerazione altre attività», mi ha spiegato la dottoressa Ubaldi. Si impone una riflessione più approfondita. Ma si dice che un uomo saggio ne valga due, quindi il gioco vale la candela. Questo era il primo test, quello su longevità e stile di vita. Ma lo stress? Purtroppo il quadro non è più roseo. Nonostante abbia già cercato di mettere un po’ d’ordine nella mia fitta agenda di impegni, «occorrono imperativamente dei miglioramenti», afferma il documento. In materia di alimentazione, attività fisica e strategie di gestione dello stress, «si raccomanda fortemente un intervento globale», si legge. E lo stesso vale per il sonno. Sono stato avvertito. Devo quindi puntare sui giusti provvedimenti, facendomi seguire dal medico, e mostrare pazienza e perseveranza. È importante ricordarlo: servono diversi mesi prima di poter misurare gli effetti di un cambiamento nello

stile di vita. Per quanto riguarda il sonno, ad esempio, «non esiste una regola unica sulla durata del sonno valida per tutti i pazienti», afferma la dottoressa Ubaldi. E allora, forse, oltre a rallentare il mio frenetico ritmo di vita, per assicurarmi un sonno ristoratore la soluzione è acquistare un letto Elite... In ogni caso, farò anche il mestiere più bello del mondo, ma non ditemi che il critico gastronomico non è una professione ad alto rischio!

La promessa di dormire bene

MANIFATTURA SVIZZERA DAL 1895 ELITEBEDS.CH

INCONTRO CON IRIA DEGEN

Elogio della camera da letto

Ha realizzato interni di estrema raffinatezza e allestito hotel di lusso, uffici e ville prestigiose. A Losanna, Iria Degen, interior designer svizzera di fama mondiale e membro della giuria degli Elite Design Awards, ci svela le sue semplici ricette per progettare con successo la camera da letto. La ritiene la stanza più intima della casa, la più importante. E il letto ne è l’elemento centrale.

D

ove inquadra la camera da letto nella gerarchia delle stanze di una casa?

Quali sono gli elementi chiave che fanno la differenza? Come ho detto, il cuore è ovviamente il letto. L’ideale sarebbe passarci otto ore al giorno! I manager che saltano da un fuso orario all’altro con l’imperativo di rimanere operativi lo sanno bene: un buon letto è un investimento. Più di un’auto di lusso, che rimane chiusa in garage e cambiamo di frequente, il letto impatta direttamente sul comfort e sulla qualità di vita. Bisogna esserne consapevoli e tenere presente che, non di rado, è un mobile che terremo per quindici o vent’anni. Più che di prezzo, quindi, dobbiamo parlare di valore. Dove risiede il vero valore di un buon letto? Sono due gli elementi principali a cui prestare attenzione: il materasso e la struttura, cioè la base e la testata, con tutte le funzioni che può incorporare, come comodini, comandi elettrici, luci per la lettura ed elementi meccanici non visibili, ma che fanno la differenza... È molto

complesso, in effetti. Naturalmente, un letto di qualità comporta un budget consistente, ma ne vale la pena, perché cambia davvero la vita. E il design? La priorità va al comfort. Il mio consiglio, quindi, è scegliere un design neutro e senza tempo. Il modello eccentrico, dai colori vivaci e originali, può sedurre al momento dell’acquisto, ma si corre il rischio di stancarsi... E un letto è un investimento a lungo termine. Colore e originalità si possono ottenere in altri modi, ricorrendo a oggetti, mobili e opere d’arte. Ma quando si tratta del letto, una sola tendenza è valida: l’atemporalità. Quali sono le priorità per il resto della camera da letto? Il letto è il nucleo attorno al quale costruire tutti gli arredi. Per una camera da letto di successo, occorre curare anche la luce e la privacy. Dico sempre che in una camera da letto i tessuti non sono mai troppi: doppie

La camera da letto è unica e personale. È diversa dalle altre stanze: la maggior parte di esse è pensata per tutti. La camera da letto, invece, è il luogo più privato, quindi, per certi versi, anche il più importante. E il letto ne è il protagonista. Ai tempi di Luigi XIV, la camera da letto era un ambiente di rappresentanza. Oggi, invece, è il luogo in cui dormiamo e in cui nessuno ci vede... Ma è anche il luogo in cui ci si ritira, ci si ricarica... O dove ci si sente vulnerabili, se non è confortevole. Non sottolineo mai abbastanza l’importanza di farne un posto in cui sentirsi davvero bene: merita un’attenzione particolare, con elementi chiave apparentemente semplici, ma importantissimi.

14

INCONTRO CON IRIA DEGEN

Iria Degen dirige un team di 10-14 architetti d’interni, architetti e designer in house e indipendenti attivi in tutto il mondo. Come specialista di interni, Iria Degen adotta un approccio olistico allo scopo di ideare un design inclusivo. Il suo stile punta su materiali naturali di alta qualità, colori discreti e forme semplici per creare un’atmosfera armoniosa e serena, come nella finca Tres Hermanas realizzata a Maiorca.

«L’interior design fa parte del mio DNA.»

tende, tappeti e mobili imbottiti aumentano il comfort, sia psicologico che acustico. Per controllare la luce, consiglio un’illuminazione indiretta: una luce da lettura e una lampada da terra offrono una prospettiva e una luminosità calde. Una panca o una sedia sono indispensabili per appoggiare oggetti e vestiti. Un’opera d’arte, infine, può aggiungere un tocco personale. Se il design di un letto è senza tempo, la sua struttura è in continua evoluzione. Segue questi sviluppi? Certamente. Per questo faccio parte di diverse giurie di eventi che promuovono la creatività nel mondo del design. A Losanna, ad esempio, l’Elite Design Awards è un concorso internazionale aperto a professionisti e studenti per mettere in valore l’esperienza e l’innovazione nell’universo Elite: eleganza senza tempo e artigianalità. Chi ha vinto quest’anno? Il primo premio è andato a una ragazza polacca, per la capacità di integrare il comodino nella struttura e per le idee innovative, adattabili a tutti i tipi di clienti e i gruppi di età. Il secondo premio è andato a una parigina. Il suo progetto originale, moderno e floreale, offre un interessante contrasto tra sorpresa ed eleganza.

Cosa rende eccezionale la manifattura Elite?

Quindi a Maiorca ha creato una casa vacanze ideale, in cui è possibile provare e acquistare ogni cosa? Sì, è un sogno che integra architettura, arredi interni ed esterni, design, arte, illuminazione e accessori: un’opera d’arte a sé stante. La mia opera, perché sono stata io a definire tutto. Ma non è una casa per uso privato. È una «living experience», una vetrina vivente che si può affittare per viverci e, se convince, per ordinare mobili e oggetti da integrare nella propria casa. Compresi i letti Elite.

Tutto è iniziato con il primo progetto per il quale mi sono rivolta a Elite. Quando si visitano gli impianti produttivi di Aubonne, tutto diventa subito molto chiaro. Mi sono resa conto dell’autenticità e dell’esclusività di questa azienda e dei suoi prodotti. Tutti conoscono marchi di letti e materassi grazie al marketing. Élite preferisce investire in qualità e sviluppo. La sua «Swisness», discreta ma straordinariamente efficace, mi trova in sintonia. Anche lei dorme in un letto Elite? Sì, da molto tempo... Da studentessa dormivo su un futon. In seguito ho capito quanto si può migliorare! Un buon letto e un buon materasso sono un regalo a se stessi, ma anche alla coppia, perché si possono personalizzare i lati del letto in base ai desideri e alla corporatura dei partner. Nella finca Tres Hermanas, che ho progettato e realizzato a Maiorca, ho inserito diversi materassi Elite per consentire di testarne le differenze.

Un progetto folle, quindi? Al contrario. L’arte consiste

nell’innovare e nel sorprendere, pur mantenendosi nell’ambito di ciò che è pertinente sul piano commerciale. Il nostro ruolo non è premiare i progetti artistici più folli, ma quelli che soddisfano le aspettative e le esigenze degli utilizzatori. Per me, come membro della giuria, è sempre una buona occasione per mettermi in discussione, indossando i panni di chi giudica i nostri sforzi e il nostro lavoro. Nel caso di Elite, è anche un modo di investire sul futuro, dal momento che ogni anno il primo progetto e, a volte, il secondo o il terzo, viene prodotto da questa eccezionale manifattura.

16

INCONTRO CON IRIA DEGEN

Tres Hermanas è il sogno di Iria Degen: si tratta di un’opera d’arte completa, perché ne ha definito ogni aspetto. È una « living experience » , una vetrina abitativa disponibile da affittare, letti Elite compresi, ovviamente.

Una carriera straordinaria Dopo gli studi in legge, Iria Degen è diventata interior designer e creatrice di ambienti e mobili. Un percorso professionale insolito, coronato da un successo internazionale. Ecco un ritratto in cinque domande.

Ci parli delle sue radici, della camera da letto della sua infanzia. Provengo da una famiglia di accademici in cui il design non era una preoccupazione centrale. Nella camera da letto della mia infanzia, a Zurigo, ho sempre spostato i mobili, cambiando posizione alle cose per giocare con lo spazio. Più tardi, invece delle boutique di moda frequentavo i mercatini delle pulci, e poiché la finestra della mia stanza di studentessa si affacciava su un laboratorio di falegnameria, un giorno ordinai una scrivania su misura. È così che tutto ebbe inizio. Ovviamente, era nel mio DNA. Come è iniziata la sua carriera? Ho sposato un fotografo e ci siamo trasferiti a Parigi, dove la mia laurea in legge svizzera non serviva a molto. Ho iniziato a sistemare il suo studio e ho capito che mi piaceva. All’improvviso, mi sono confrontata con me stessa e ho trovato il coraggio di dedicarmi all’interior design. Prima

Lei ha un figlio e una figlia. Come riesce a conciliare la vita familiare con una carriera internazionale? Sì, ho un figlio di 18 anni e una figlia di 13. Conciliare lavoro e famiglia non è mai stato un problema. Ho preso esempio da mia madre, medico, che ha cresciuto quattro figli lavorando ogni giorno nel suo studio. È una questione di organizzazione. Inoltre, ho la fortuna di vivere e lavorare sotto lo stesso tetto. E la mia famiglia vive a 100 metri di distanza: siamo un vero e proprio clan. C’è qualcosa che le piacerebbe fare? Mi piacerebbe allestire una barca o un aereo, perché i vincoli sono molto stimolanti. L’ho capito costruendo una roulotte, in cui ogni centimetro e ogni grammo contano. Il mondo dei viaggi mi interessa, è eccitante. Come lo è, all’opposto, un cantiere gigantesco, ad esempio l’ospedale cantonale di Aarau o l’hotel di 145 stanze in Lussemburgo che stiamo costruendo.

di intraprendere quattro anni di studi, però, volevo capire in prima persona come funzionasse il lavoro: un amico architetto-designer mi ha consigliato di puntare in alto e di contattare Andrée Putman. Ho chiamato e mi hanno fissato un appuntamento. Quando sono arrivata in agenzia, prima ancora di aver visto qualcuno, ho capito che quello sarebbe stato il mio mondo, la mia strada. Dopo Parigi nel 2000, Zurigo nel 2003. Perché la Svizzera? Dopo aver lavorato per Andrée Putman e aver studiato presso L’École Camondo, abbiamo deciso di mettere su famiglia e di tornare in Svizzera. È casa nostra. Grazie alla mia esperienza a Parigi ho sviluppato un approccio aperto, un vantaggio quando si tratta di parlare con clienti di tutto il mondo: è essenziale per evitare incomprensioni culturali e per capire gli altri senza giudicarli. È una vera risorsa nel mio lavoro.

17

ELITE DESIGN AWARDS 2025

I quattro vincitori del 2025

Ogni anno gli Elite Design Awards portano alla luce grandi talenti del design attraverso un prestigioso concorso. Per l’ottava edizione, nel 2025, il tema scelto era la corrente artistica «Arts and Crafts». Il movimento artistico, nato alla fine del XIX secolo in Scozia e in Inghilterra, propugnava il ritorno all’artigianato e ai valori di qualità, semplicità e bellezza. La giuria, composta da architetti e designer di fama mondiale, ha premiato tre progetti contemporanei, opera di quattro giovani e talentuosi designer. Brevi ritratti.

1° premio

Weronika Poręba – « ANDE » Un’ode all’artigianalità e al comfort

«Amo creare, e soprattutto ideare oggetti a cui le persone poi si affezionano», spiega Weronika Poręba. La giovane, di origine polacca, ha iniziato gli studi di design nel 2013. «Da allora ne ho fatto la mia passione e la mia professione». Nel 2020 ha dato vita alla sua impresa, poi ha sentito parlare degli Elite Design Awards grazie a un amico: «Ho deciso subito di partecipare. Il design dei mobili è il settore che preferisco, e questo tipo di concorso rappresenta

un’occasione eccellente per mettere alla prova le proprie competenze». Le sue hanno attirato l’attenzione della giuria di esperti incaricata di selezionare i vincitori di quest’anno: «Considero molto importante un simile riconoscimento internazionale. Devo ammettere che attendevo con impazienza i risultati. Ma vincere il primo premio è stata una sorpresa incredibile: il letto Ande da me creato per l’occasione è ora la mia creazione preferita», aggiunge entusiasta la vincitrice, titolare di un master in belle arti e design dei mobili presso l’Università

delle Arti di Poznań. In linea con la tematica del 2025, Ande, la sua elegante creazione, è un’ode all’artigianato tradizionale in cui la purezza delle linee si coniuga a un comfort ottimale. Un vero e proprio invito al sonno ristoratore. Certa che il primo premio rappresenti un’iniezione di fiducia, tanto per i professionisti quanto per il pubblico, Weronika considera l’onorificenza una straordinaria fonte di motivazione e incoraggiamento a proseguire il percorso intrapreso.

ELITE DESIGN AWARDS 2025

Clothilde Verdim – « MAY » Ripensare il mondo nel quotidiano

2° premio

«L’idea di progettare un letto, elemento fondamentale e intimo della casa, mi è sembrata un esercizio stimolante e per me inedito», spiega Clothilde Verdim, fresca vincitrice del secondo premio agli Elite Design Awards 2025 con il suo progetto MAY. Clothilde è co-fondatrice di un’agenzia parigina specializzata in retail design e nell’allestimento di punti di ristorazione, ma confessa con orgoglio di aver saputo coltivare, nel contempo, l’ambizione di concepire propri progetti di mobili e oggetti.

Il tema Arts and Crafts sembra inoltre pensato appositamente per lei: «Mi ha subito fatto ripesare a uno dei miei schizzi, realizzato durante un soggiorno a Oxford, dove ho riscoperto i motivi di William Morris, figura fondante del movimento». Per l’artista, il premio è un incoraggiamento a sviluppare e condividere le sue idee nell’entusiastica prospettiva di nuove collaborazioni future. Per MAY, ha cercato di soddisfare il più possibile le aspettative di Elite, in particolare mettendo in risalto la maestria del tappezziere attraverso

i dettagli della pistagna. Il risultato propone una risposta ideale alla missione del design, ovvero «fornire un servizio, migliorare l’ordinario, ma anche offrire una visione diversa dell’ambiente familiare», dice la giovane, formatasi in design inizialmente presso l’Ecole Supérieure d’Art et de Design e in seguito all’Università di Strasburgo. Ai suoi occhi, il design «è uno strumento per ripensare il mondo sulla scala del quotidiano, un esercizio ibrido di libertà e rigore orientato verso gli altri».

ELITE DESIGN AWARDS 2025

Rachel Forster e Ella Doran – « A ROOM WITHIN A ROOM » Quando l’utilità incontra la bellezza sostenibile

3° premio

Rachel Forster e Ella Doran si conoscono da venticinque anni. Architetto d’interni la prima, la seconda è designer di tessuti e prodotti. E hanno più di una cosa in comune. Innanzitutto il background, essendo entrambe cresciute in un ambiente creativo: «Fin dalla più giovane età mi sono appassionata al modo in cui il design di qualità può migliorare la vita delle persone», spiega Rachel. Ella, dal canto suo, ha imparato fin da piccola a lavorare il legno e i tessuti. Entrambe hanno intrapreso un

percorso nel mondo del design e della creazione. Laureata al Royal College of Art di Londra, Rachel ha fondato la Forster Inc. a Shoreditch. È stata inoltre insignita del titolo di «Interior Designer of the Year» da 100% Design. Ella, praticante e tutor presso il Royal College of Art, è rinomata per l’occhio attento e l’uso vibrante dei colori. Le due creatrici rivendicano un approccio orientato all’impegno per l’economia circolare. Il loro intento è progettare prodotti sostenibili, riutilizzabili e smontabili. Con questo spirito hanno progettato «A room within a room», una «camera nella

camera», ovvero un letto a baldacchino di straordinaria eleganza, in cui l’esperienza di Ella nel settore tessile si combina a quella di Rachel nella costruzione. Questa interpretazione moderna, ispirata all’estetica di Charles Rennie Mackintosh alla Hill House di Glasgow, è valsa loro un posto sul podio degli Elite Design Awards 2025. «Il nostro più grande orgoglio è senza dubbio la consegna del premio Elite nello showroom di Milano. Ora non vediamo l’ora di provare il nostro letto matrimoniale per una buona notte di sonno», dichiarano all’unisono.

ELITE DESIGN AWARDS 2025

Dal sogno alla realtà: Milano 2025

Le britanniche Ella Doran (a sinistra) e Rachel Forster (a destra) vincono il terzo premio (qui con il Console svizzero, Stefano Lazzarotto, e François Pugliese)

In occasione della Milano Design Week e del Salone del Mobile 2025, la nostra Elite Gallery – situata nel cuore pulsante del quartiere Brera, epicentro creativo della città – ha avuto il privilegio di accogliere i due progetti vincitori degli Elite Design Awards 2025. I laboratori di Aubonne hanno lavorato con maestria e dedizione per dare forma concreta a questi due letti premiati: ANDE, un letto contemporaneo ed essenziale, che valorizza materiali nobili come il legno di noce e un tessuto in lana bouclé, e MAY, un modello floreale che sembra racchiudere una promessa di primavera. Le quattro finaliste sono giunte a Milano per ricevere personalmente i loro riconoscimenti – e per scoprire i propri progetti trasformati in oggetti reali, fatti di legno e tessuto. È stata una serata toccante, segnata dall’emozione e dalla consapevolezza della forza di Elite nel trasformare anche i sogni più audaci in realtà tangibili, grazie all’eccellenza artigianale che la contraddistingue.

130 ANNI DI MAESTRIA ARTIGIANALE

Nascita di un letto: dialogo tra design e maestria artigiana

Per celebrare i 130 anni della nostra Maison, i nostri tappezzieri decoratori hanno creato un letto che incarna l’eccellenza artigianale che ci guida dal 1895.

N el cuore dei nostri nostri artigiani, che godono di una libertà creativa tale da dar forma a pezzi unici, pensati per rispecchiare i gusti e lo stile di vita di ciascuno. Per celebrare questo anniversario, il letto Square, uno dei nostri best- seller, è stato la scelta più naturale. La testata, composta da 15 quadrati trapuntati, è un supporto ideale per valorizzare i tessuti più pregiati. atelier, ogni letto prende vita dalle mani dei Per l’occasione abbiamo scelto il tessuto decorato con il motivo Dot, disegnato da Ray Eames. Un incontro tra due patrimoni: quello del design modernista e quello dell’artigianato svizzero. Questo letto si legge come una partitura musicale dinamica, in cui il movimento e il ritmo del motivo vengono esaltati dalla geometria ripetitiva della composizione Square. Un tocco al tempo stesso giocoso e moderno per un letto festivo.

Una sinfonia intorno a un punto

Della coppia di designer americani Ray e Charles Eames, conosciamo la Lounge Chair del 1956 e la sedia con guscio in fibra di vetro stampata degli anni Cinquanta. Nel 1947 Ray Eames aveva 35 anni. Il marito Charles si occupava principalmente di progettare forme e materiali dei mobili, mentre Ray concentrava le energie nel disegno dei tessuti utilizzati per le loro creazioni. Il Dot Pattern, ispirato a forme al tempo stesso organiche e matematiche, si legge come una partitura musicale. Tuttavia, non venne mai realizzato mentre Charles e Ray erano ancora in vita. Nel 1999 furono Lucia Eames, la figlia avuta da Charles Eames in una precedente relazione, e Mary Murphy, vicepresidente dell’azienda americana di tessuti Maharam, a recuperare il motivo dai disegni originali di Ray e trasformarlo in un tessuto nel 1999.

22

130 ANNI DI MAESTRIA ARTIGIANALE

Misura Tutto parte dalla misura: ogni testata richiede un metraggio preciso.

Taglio Poi arriva il momento del taglio, che richiede una mano ferma.

Cucitura L’assemblaggio di un tessuto a motivo richiede la maestria di una sarta esperta.

Assemblaggio Trapuntati uno a uno, i quadrati della testata vengono assemblati con meticolosità.

130 ANNI DI MAESTRIA ARTIGIANALE

«Ho sempre visto mia madre lavorare»

Edith Caillet ci accoglie nel piccolo salone al piano terra della casa di famiglia, in Rue du Lignolat ad Aubonne. Proprio di fronte, sull’altro lato della strada, si trovavano i laboratori Caillet, dove si producevano i materassi Elite. Edith Caillet è una donna attenta, elegante e dalla memoria eccezionale. In occasione del 130° anniversario ripercorre la storia recente di Elite, che in parte coincide con la sua.

S iamo nel 1946: l’aeroporto di Ginevra-Cointrin inaugurava una pista intercontinentale e Robert Caillet si recava a Zurigo in treno per affari. Aveva appena acquisito l’azienda Elite di Caslano, in Ticino, che produceva sommier e materassi a molle. Durante il viaggio ebbe un ictus a cui sopravvisse restando, però, parzialmente paralizzato. Edith Caillet aveva sette anni, il fratello Maurice 14 e Marianne, la maggiore, 17. Nonostante l’azienda si trovasse di fronte alla casa di famiglia, in Rue du Lignolat ad Aubonne, Robert non era più in grado di gestirla da solo. Intervenne allora la moglie Yvonne, che fece venire la madre per occuparsi dei bambini e con l’aiuto del marito, dimostratosi generoso e di vedute aperte, prese gradualmente in mano l’attività. Ricorda Edith Caillet: «Mio padre era tutt’altro che un becero fallocrate». In un’epoca in cui le donne in Svizzera erano sottomesse ai mariti, Yvonne Caillet si dimostrò un’abile imprenditrice. Una donna sposata doveva chiedere il permesso al marito

per firmare un contratto di lavoro o di locazione, o per aprire un conto in banca. La necessità spinse Yvonne Caillet a emanciparsi dal ruolo tradizionale di casalinga. Era ovunque: dai laboratori all’ufficio vendite, passando per l’amministrazione. Edith Caillet ammette, non senza una certa ammirazione: «Ho sempre visto mia madre lavorare». Robert si spense nel 1948. Edith aveva nove anni. L’anno successivo, Yvonne trasferì il laboratorio di produzione dei materassi e dei letti dal Ticino ad Aubonne. Nel laboratorio di Rue du Lignolat si parlava italiano. Gli artigiani ticinesi andavano a lavorare ad Aubonne. I materassi Elite, dotati di molle e imbottiti di crine e lana, erano conosciuti in tutto il mondo per la qualità e l’indeformabilità, garantita soprattutto dalla finitura con cuscinetto brevetta, che ne mantiene il perimetro. Ben presto Marianne iniziò ad aiutare la madre, mentre Maurice frequentava l’apprendistato come tappezziere nella Svizzera tedesca. Nel frattempo, Edith si recò in Germania e poi in Inghilterra per perfezionare la sua

istruzione. «Ero una ragazza come tutte le altre. L’azienda non mi interessava assolutamente».

Nel 1953, all’età di 21 anni, il signor Maurice Caillet rilevò

ufficialmente lo stabilimento. Era il terzo di una dinastia di sellai- tappezzieri del Cantone di Vaud. Oltre alla tappezzeria, Maurice amava la velocità: disputava corse automobilistiche ed era membro della Scuderia de la Côte. Nel 1956 la Maserati di Maurice e la Tojeiro- Bristol del britannico Chris Threlfall si scontrarono durante il Grand Prix des Frontières. Maurice rimase gravemente ferito e Edith Caillet dovette impegnarsi ancor di più in azienda, mentre Marianne si trasferì a Milano con il marito. «Il mio ingresso in azienda fu una cosa naturale», racconta Edith Caillet, la quale non perseguiva particolari sogni di carriera. Gli anni Sessanta segnarono una svolta. Il laboratorio di Rue du Lignolat non soddisfaceva più le normative. Occorreva trovare una nova soluzione. Ancora una volta, Yvonne Caillet dimostrò senso per

24

La piccola Edith Caillet in braccio al padre.

Quando il padre muore in seguito a un ictus, Edith Caillet ha 9 anni.

«Ero una ragazza come tutte le altre. L’azienda non mi interessava assolutamente».

130 ANNI DI MAESTRIA ARTIGIANALE

gli affari. Acquistò un terreno vicino alla stazione di Allaman e... anche se ancora non lo sapeva, vicino alla prima autostrada svizzera, i cui lavori avrebbero preso il via nel 1959. L’attuale ubicazione di Elite è il risultato di una riorganizzazione dei terreni. «En Roveray fa parte del comune di Aubonne. All’epoca c’erano solo pecore e un tram, che collegava la stazione di Allaman ad Aubonne e Gimel», spiega Edith Caillet. Su incarico della società R. Caillet, il giovane e talentuoso architetto Gilles Barbey, con il fondamentale aiuto di Maurice Caillet, costruì una fabbrica, una carrozzeria e delle abitazioni. Il 1964 fu l’anno dell’Esposizione Nazionale e dell’apertura dell’autostrada A1, ma fu anche l’anno in cui Edith Caillet incontrò il marito, Horst Wagner, di dieci anni più anziano. L’uomo, di origine tedesca, era a capo di un’azienda. Lei, vodese, non poteva immaginare di abbandonare tutto per seguire il marito. «Abbiamo vissuto separati per trent’anni. Lavoravo tutta la settimana e il venerdì sera prendevo l’aereo per la Germania». Madre e figlia continuarono a vivere e lavorare insieme. Alla fine degli anni Settanta, Edith Caillet prese le redini dell’azienda, che contava allora circa quaranta dipendenti. Nonostante avesse ormai raggiunto l’età della pensione, Yvonne continuò a lavorare per molti anni ancora. Il mercato dei mobili stava cambiando e l’irrompere di un gigante svedese, nel 1973, segnò l’inizio di un’era difficile per i produttori di mobili. Il mercato si polarizzò: da un lato i produttori industriali vendevano reti a doghe e materassi in schiuma; dall’altro i produttori artigianali, come l’Etablissement R. Caillet SA, producevano letti e materassi di alta gamma destinati a un mercato di nicchia. All’età di 67 anni, Edith Caillet si mise in cerca di un acquirente che rilevasse l’azienda di famiglia. Il compito si rivelò arduo. Grazie all’intermediazione del socio anziano del suo fiduciario, Raymond Ducrey, conobbe il quarantenne François Pugliese, con un

per soddisfare una clientela fedele ed esigente. François Pugliese puntò sull’innovazione, conservando però un know-how secolare. Il ritorno dell’emblematico sommier imbottito con sospensione a molle, svecchiato e ridenominato «boxspring», segnò il rilancio dell’attività. François Pugliese lanciò anche una nuova strategia di vendita: l’apertura di una serie di punti vendita Elite. Il mercato era cambiato: tappezzieri e arredatori stavano gradualmente perdendo terreno e scomparendo. Nel

Nel 2006 Edith Caillet e il fratello Maurice cedono l’azienda di famiglia a François Pugliese.

passato nell’industria automobilistica e la voglia di affrontare una nuova sfida. Ne riconobbe immediatamente lo spirito imprenditoriale, le idee e la capacità di lavorare duramente. L’affare si concluse nel 2006. Non passò molto tempo prima che l’attuale capo dell’azienda, ora denominata Elite SA, si rendesse conto di dover continuare a capitalizzare sui prodotti fatti a mano e sull’artigianato,

2009 venne aperto il primo negozio Elite ad Aubonne, al posto della carrozzeria. «Era l’unica strategia possibile», conferma Edith Caillet. Le donne Caillet hanno sempre avuto ragione: Yvonne puntando sui materassi, Edith trovando il giusto acquirente. Oggi Marie Pugliese rappresenta una nuova generazione di donne.

26

Page 1 Page 2 Page 3 Page 4 Page 5 Page 6 Page 7 Page 8 Page 9 Page 10 Page 11 Page 12 Page 13 Page 14 Page 15 Page 16 Page 17 Page 18 Page 19 Page 20 Page 21 Page 22 Page 23 Page 24 Page 25 Page 26 Page 27 Page 28 Page 29 Page 30 Page 31 Page 32 Page 33 Page 34 Page 35 Page 36 Page 37 Page 38 Page 39 Page 40 Page 41 Page 42 Page 43 Page 44 Page 45 Page 46 Page 47 Page 48 Page 49 Page 50 Page 51 Page 52

elitebeds.ch

Made with FlippingBook Digital Publishing Software