Eliteness #05 - IT

INCONTRO CON IRIA DEGEN

Tres Hermanas è il sogno di Iria Degen: si tratta di un’opera d’arte completa, perché ne ha definito ogni aspetto. È una « living experience » , una vetrina abitativa disponibile da affittare, letti Elite compresi, ovviamente.

Una carriera straordinaria Dopo gli studi in legge, Iria Degen è diventata interior designer e creatrice di ambienti e mobili. Un percorso professionale insolito, coronato da un successo internazionale. Ecco un ritratto in cinque domande.

Ci parli delle sue radici, della camera da letto della sua infanzia. Provengo da una famiglia di accademici in cui il design non era una preoccupazione centrale. Nella camera da letto della mia infanzia, a Zurigo, ho sempre spostato i mobili, cambiando posizione alle cose per giocare con lo spazio. Più tardi, invece delle boutique di moda frequentavo i mercatini delle pulci, e poiché la finestra della mia stanza di studentessa si affacciava su un laboratorio di falegnameria, un giorno ordinai una scrivania su misura. È così che tutto ebbe inizio. Ovviamente, era nel mio DNA. Come è iniziata la sua carriera? Ho sposato un fotografo e ci siamo trasferiti a Parigi, dove la mia laurea in legge svizzera non serviva a molto. Ho iniziato a sistemare il suo studio e ho capito che mi piaceva. All’improvviso, mi sono confrontata con me stessa e ho trovato il coraggio di dedicarmi all’interior design. Prima

Lei ha un figlio e una figlia. Come riesce a conciliare la vita familiare con una carriera internazionale? Sì, ho un figlio di 18 anni e una figlia di 13. Conciliare lavoro e famiglia non è mai stato un problema. Ho preso esempio da mia madre, medico, che ha cresciuto quattro figli lavorando ogni giorno nel suo studio. È una questione di organizzazione. Inoltre, ho la fortuna di vivere e lavorare sotto lo stesso tetto. E la mia famiglia vive a 100 metri di distanza: siamo un vero e proprio clan. C’è qualcosa che le piacerebbe fare? Mi piacerebbe allestire una barca o un aereo, perché i vincoli sono molto stimolanti. L’ho capito costruendo una roulotte, in cui ogni centimetro e ogni grammo contano. Il mondo dei viaggi mi interessa, è eccitante. Come lo è, all’opposto, un cantiere gigantesco, ad esempio l’ospedale cantonale di Aarau o l’hotel di 145 stanze in Lussemburgo che stiamo costruendo.

di intraprendere quattro anni di studi, però, volevo capire in prima persona come funzionasse il lavoro: un amico architetto-designer mi ha consigliato di puntare in alto e di contattare Andrée Putman. Ho chiamato e mi hanno fissato un appuntamento. Quando sono arrivata in agenzia, prima ancora di aver visto qualcuno, ho capito che quello sarebbe stato il mio mondo, la mia strada. Dopo Parigi nel 2000, Zurigo nel 2003. Perché la Svizzera? Dopo aver lavorato per Andrée Putman e aver studiato presso L’École Camondo, abbiamo deciso di mettere su famiglia e di tornare in Svizzera. È casa nostra. Grazie alla mia esperienza a Parigi ho sviluppato un approccio aperto, un vantaggio quando si tratta di parlare con clienti di tutto il mondo: è essenziale per evitare incomprensioni culturali e per capire gli altri senza giudicarli. È una vera risorsa nel mio lavoro.

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