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CARENZA DI SONNO E DEMENZA
Un sonno di breve durata nella fase centrale della vita è associato a un aumento del 30% del rischio di demenza. È la conclusione a cui è giunta una squadra di ricercatori dell’Università di Parigi CRESS analizzando i dati relativi ai settemilanovecentocinquantanove partecipanti allo studio Whitehall II. La fase seguente consiste nel comprendere
come le caratteristiche del sonno, tra le altre la sua durata, i suoi disturbi, le eventuali apnee, sono collegate a questo rischio. Ciò permetterebbe di individuare i momenti chiave in cui intervenire per ridurre o ritardare l’avanzamento della demenza.
DIGIUNARE PER DORMIRE MEGLIO
Il digiuno intermittente, praticato per otto, dieci o dodici ore soltanto, sta guadagnando sempre più consensi. Oltre a mettere il corpo a riposo e ad aiutarci a stabilizzare il nostro peso, contribuirebbe anche a rinforzare il nostro ritmo circadiano, che gestisce una miriade di funzioni biologiche, tra cui l’alternanza sonno-veglia. Ciò è principalmente dovuto al fatto che le persone che praticano questo tipo di digiuno assumono i propri pasti ad orari fissi. Fate però attenzione a non andare a dormire a stomaco vuoto, perché in tal caso non prendere sonno sarebbe garantito!
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