La lacca Jiva della Sublima: per aspera ad astra
catalogo cavi di alimentazione, di segnale e di potenza, che rientrano nella serie Yasoda, e un particolarissimo fonorivelatore, il Sakura, presenta alcuni accessori che lo stesso Cereda ha definito, creando un neologismo, dei “necessori”, che contribuiscono a far affiorare la reale portata di riproduzione degli impianti nei quali tali componenti sono inseriti. Nel corso degli anni, ormai più di un decennio, ho avuto modo di provare quasi tutti questi suoi accessori, i quali, guarda caso, non sono esposti nel mio virtuale museo del quale ho accennato prima, ma rimangono tuttora “inchiodati” sul mio impianto di riferimento e lì ci resteranno fino a quando “morte non ci separi”. Ora, se avrete la pazienza e la curiosità di leggermi, vi voglio raccontare una favola, una favola moderna, che potrebbe avere quale titolo un famoso motto latino, ossia Per aspera ad astra, e che può essere tradotto in Attraverso le asperità si accede alle stelle. Un titolo che, come avrete già avuto modo di intuire, cela un’allegoria, in quanto chi si occupa di audiofilia, sa perfettamente che per arrivare alle “stelle” di un ascolto più che soddisfacente da ottenere dal proprio impianto audio, si deve attraversare il tortuoso e impervio sentiero delle “asperità”, fatto di tentativi, di acquisti sovente avventati e deludenti, di smadonnamenti vari, persino di notti trascorse insonni, nell’infruttuoso
di Andrea Bedetti
Ho avuto modo di applicare e testare una particolare vernice, ideata e prodotta dal ricercatore scientifico e progettista Alex Cereda, sul mio impianto di riferimento. Questa vernice, da applicare con il set di pennelli in dotazione al prodotto, modifica drasticamente in meglio la resa sonora della propria catena audio. Lo stesso progettista, in una lunga intervista, spiega dettagliatamente dove applicare la lacca sui punti strategici dei componenti e dei cavi. Chiunque si diletti nel campo dell’audiofilia (lo so, lo so, non gettatemi la croce addosso, se oso affermare che essere audiofili sia un diletto, quando invece per molti è una vera e propria missione esistenziale… ), sa perfettamente che per migliorare la qualità di resa del proprio impianto audio non bisogna intervenire solo acquisendo, con il passare del tempo (e dell’esperienza), nuovi componenti, andando così ad affinare la catena riproduttiva, con il conseguente prosciugamento del conto corrente in banca, ma affidandosi, invece, (e questo può essere un aiuto decisivo per le proprie finanze) a una serie di accessori, il cui scopo è quello non di migliorare, ma di permettere a quanto abbiamo già a disposizione, nella sfera dell’hardware, nella nostra sala d’ascolto, di esprimere meglio le proprie potenzialità. Chi vi scrive, con quello che ha avuto modo di provare, testare, comprare nel corso di almeno tre decenni in fatto di accessori Hi-Fi, potrebbe tranquillamente aprire un piccolo museo, con tanto di vetrinette e bacheche riempite di svariati oggetti che appartengono a questa categoria, ma se devo essere sincero (e chi ha maturato la dovuta competenza in tale campo, lo sa quanto me) molti degli accessori che si trovano sul mercato promettono molto, moltissimo, ma parallelamente mantengono altrettanto poco, pochissimo. Certo, è anche vero, per nostra fortuna, che in questo mare magnum di dulcamariana memoria (leggasi imbonitori), qualche eccezione esiste e sempre per restare nell’ambito dell’esperienza personale, devo ammettere (a prova di smentita) che tra coloro che operano in questo particolare e ristretto territorio produttivo vi è Alex Cereda, patron di una piccola azienda romana, la Sublima, che oltre a proporre nel suo
tentativo di ascoltare la musica riprodotta nel modo più “fedele” possibile. E come in ogni favola che si rispetti, ad un certo punto, arriva una fatina, la quale, mossa a compassione, come nel nostro caso, di fronte allo spettacolo miserevole di un audiofilo in ginocchio davanti al proprio impianto, vinto dalla rabbia e dall’impotenza nel constatare che dopo migliaia e migliaia di euro spesi il suono che esce dai diffusori se va bene non è granché, se va male fa letteralmente cagare, decide, dopo essersi sistemati i capelli rigorosamente azzurri, di agitare la sua bacchetta dorata, con il risultato di donare al malcapitato, sempre nel nostro caso, audiofilo un insperato “miracolo”.
Il ricercatore scientifico e progettista Alex Cereda.
La boccetta da 50 ml. di lacca Jiva, testata a lungo sul mio impianto di riferimento.
Ebbene, tornando al mondo dei “necessori” della Sublima, questo “miracolo” ha un nome e cognome, esattamente la lacca Jiva (tendo subito a precisare, visto che ho chiamato in causa la fatina in questione, che tale lacca non viene usata per fissare i suoi lunghi capelli azzurri… ). Sì, perché questa lacca, che viene messa in vendita in una boccetta di plastica, dotata di un tappo di sicurezza, dev’essere applicata su diversi punti strategici della catena audio con l’ausilio di un set di pennellini, che sono messi a disposizione da Alex Cereda con la stessa Jiva. Ora, se permettete, prima di continuare con la mia favola, mi levo dalle scatole la fatina che sta cominciando a protestare, visto che si è resa conto di non essere per nulla d’aiuto, e proseguo a parlare della “miracolosa” lacca Jiva della Sublima. Il prodotto Per spiegare nei dettagli come funziona e dove dev’essere applicata questa lacca, ho fatto la cosa più semplice e ovvia, quella di aver fatto delle precise domande ad Alex
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