GrooveBack Magazine 001

Cereda, il quale si è messo gentilmente a mia disposizione, rispondendo ad ogni quesito. Quindi, adesso riporto le mie domande, con le sue risposte, come se si trattasse di una vera e propria intervista, che ha per protagonista la Jiva, la quale, come recita la succinta presentazione nel sito web della Sublima è una «vernice ad interazione/assorbimento elettromagnetica non conduttiva e composta da vari elementi minerali e vegetali “attivati” da un processo proprietario che ne assicura l’efficacia permanente». Un’ultima avvertenza: se volete ottenere i migliori risultati, seguite alla lettera le indicazioni e i consigli che il patron della Sublima ha riportato attraverso le sue risposte. Io l’ho fatto e vi posso garantire che il mio impianto di riferimento, come poi spiegherò alla fine dell’articolo, adesso, come recita la chiusa dell’ultimo canto dell’Inferno di Dante, è tornato «a riveder le stelle». Alex Cereda, quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a creare questa particolare lacca? «La creazione della Jiva è fondamentalmente uno dei risultati, a livello di ricerca audiofila, che ho ottenuto negli anni. Una ricerca che affonda le sue radici nel periodo in cui lavorai nel mondo della televisione, quando mi accorsi di particolari fenomeni in ambito elettromagnetico che andavano a influenzare terribilmente sia la qualità video, sia quella audio. Purtroppo, quando ne parlai con i miei colleghi, nel tentativo di porre anche un rimedio a tali problematiche, compresi ben presto che andavo a sbattere contro un muro di gomma, in quanto nessuno si prendeva la briga di analizzare questi aspetti così deleteri. Ho continuato ad occuparmi e a studiare questi fenomeni nel corso degli anni, soprattutto quando, all’inizio del nuovo millennio, ho dato vita alla mia azienda, senza dimenticare che fin da piccolo, anche per questioni familiari, avevo sempre nutrito un grande interesse per i minerali (in famiglia c’erano ingegneri minerari ed eravamo proprietari anche di una cava). «Così, quando sono approdato definitivamente al mondo dell’audio, forte di alcuni esperimenti condotti nel frattempo, oltre a vantare amicizie e conoscenze con tecnici e specialisti di istituti di ricerca, che mi hanno permesso di fare anche determinati test, mi sono reso conto, e lo sono sempre di più, che noi ascoltiamo solo una parte di quello che viene inciso e in ciò che viene inciso non c’è solo la musica, proprio per via dell’azione deleteria data dai fenomeni elettromagnetici. È così che è nata la prima vernice che ho creato, dopo varie sperimentazioni e tentativi, per essere applicata nel campo della liuteria, ancor prima che sugli apparecchi elettronici. In fondo, la lacca Jiva non è altro che un’evoluzione di quella prima vernice, che è stata affinata, modificata, migliorata nel corso degli anni per essere utilizzata nel campo della riproduzione audio, andando a intervenire su quei fenomeni elettromagnetici dei quali ho accennato». Su quali principi funziona questa lacca? Da quali “ingredienti” è composta? «Prima di tutto devo spiegare un concetto assai importante. Un determinato fenomeno, anche in campo audio, è dato dall’incontro/scontro di due elementi la cui esistenza dipende l’uno dall’altro. Questo significa che un elemento “positivo”, come l’informazione data dalla traccia audio, viene a coincidere e a coesistere con l’elemento “negativo”, ossia il disturbo che modifica inesorabilmente la fedeltà e la qualità del suono stesso. Molti, per ovviare a questo problema, hanno pensato di creare delle schermature, in modo da isolare l’elemento “positivo” da quello “negativo”, ma lo schermare se può

essere efficace verso l’esterno, non può esserlo altrettanto all’interno dell’apparecchio o del cavo, poiché l’elemento disturbante coesiste già con quello “positivo”. Infatti, se la schermatura protegge da ciò che si trova all’esterno, allo stesso tempo peggiora ciò che si trova all’interno: è come se io, per evitare che lei giochi a tennis in un salone, decida di chiuderla in uno sgabuzzino, dove lei continuerà a palleggiare, ma con il risultato che, non avendo spazio a sufficienza, si troverà spesso la pallina addosso, con il rischio di farsi male. Questo per fare capire che se la schermatura può limitare l’azione di un elemento che si trova all’esterno, causa allo stesso tempo un altro tipo di problemi, in quanto gli elementi che si trovano all’interno della schermatura stessa continueranno ad interagire tra loro. Purtroppo, il segnale audio non viaggia indisturbato perché ha uno spettro di disturbi elevatissimo, disturbi che sono presenti sia in ambito elettrico, sia in quello magnetico e anche meccanico, causando di conseguenza quei fenomeni di interazione così perniciosi per una corretta riproduzione dell’informazione sonora. Il problema, però, non finisce qui, poiché, come ho appena spiegato, il rimedio può essere peggiore della malattia. Questo significa che io per risolvere il problema generato da queste interazioni, devo a mia volta interagire senza sopprimere il disturbo, perché altrimenti andrei a creare un altro problema. «La creazione di particolari pigmenti, composti da materiali di origine minerale e anche vegetale (la lacca Jiva è formata da circa trenta differenti componenti), mi ha permesso di poter limitare enormemente quei fenomeni elettromagnetici che vanno ad ostacolare la corretta informazione audio. Per entrare nello specifico della lacca, si tratta di una miscela che ho elaborato in anni di studi, ricerche, tentativi, prove, esperimenti, test, misurazioni. Per produrla mi appoggio a un laboratorio che, tramite particolari macchinari, riesce a polverizzare questi componenti che prima vengono accuratamente lavati e decontaminati da tutto ciò che potrebbe rendere inefficace la loro azione. La

loro miscelazione avviene grazie a due particolari collanti, uno dei quali è di origine naturale e che viene utilizzato anche per restauri particolari. A questo punto, però, la lacca non è ancora pronta, in quanto prima dev’essere necessariamente “attivata”. Che cosa significa? Che dev’essere “caricata”, poiché alcuni componenti di cui è composta la Jiva se non vengono attivati attraverso un determinato processo restano passivi. Ciò vuol dire che lavorerebbero con un’efficienza molto bassa e non a pieno regime, senza contare poi, che l’efficacia della lacca potrebbe decadere con il trascorrere del tempo. Il processo di attivazione,

La boccetta di Jiva, con uno dei pennelli messi a disposizione nel kit, pronta per essere applicata su alcune valvole.

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