GrooveBack Magazine 001

se necessario, con qualunque accorgimento ritenga utile, a valorizzare il messaggio musicale presente nel master. Attenzione ancora una volta: in questo caso il tecnico di remastering deve avere NECESSARIAMENTE competenze musicali professionali, perchè, di fatto, diventa il nuovo produttore musicale del progetto. Addirittura, spesso, al remastering si affianca il remix, partendo dai nastri multitraccia se disponibili… Un esempio eclatante di questa importante figura di “Tonmeister” è rappresentata oggi da Steven Wilson, notissimo artista neoprog inglese, leader del gruppo Porcupine Tree, che nel corso degli ultimi anni è diventato anche il sound engineer di riferimento per tutti i più importanti lavori di remastering dei titoli più leggendari del prog inglese anni ’70: dagli YES ai Jethro Tull, giusto per citarne un paio di clamorosi. E i suoi lavori sono GIUSTAMENTE osannati come riferimenti assoluti. Proprio ascoltando il lavoro di Wilson si capisce bene cosa io intendo per lavoro di eccellenza: i master originali non sono mai stravolti, ma il nuovo master è complessivamente differente in senso positivo. Appunto: valorizzazione della Musica, senza nè sentirsi schiavi del suono del master originale, ma neppure sentirsi improvvisamente dio, così da stravolgerne l’essenza. In questi giorni, ultimo in ordine di tempo, sto gustando con inusitato piacere il lavoro di remastering fatto da Steven Wilson su “Songs From The Wood” dei Jethro Tull: un capolavoro assoluto, un suono sublime, nel rispetto totale della Musica voluta da Ian Anderson e Martin Barre nel lontano 1977. Un lavoro certosino che appaga e soddisfa pienamente e, personalmente, mi autorizza ad archiviare definitivamente la mia amata copia in vinile, originale del 1977. I cattivi remastering Ma allora, è tutto bello, ogni volta che si legge “remastered” sulla copertina si può comprare a scatola chiusa? PURTROPPO NO! Esistono ancora troppi lavori di remastering fatti in modo che definire approssimativo è un semplice eufemismo. In tanti casi, temo la maggior parte, il remastering consiste nel prendere un supporto a caso, magari un vecchio riversamento digitale per far prima, e comprimere brutalmente il suono, con il solo scopo di far suonare “più forte” il nuovo CD o più spesso direttamente il file MP3 ad uso streaming. Rientriamo a buon diritto anche con questi lavori nella famigerata e cosiddetta “loudness war” che tanto male ha fatto, e fa, alla Musica. Come scegliere? Ancora una volta bisogna scegliere… il “manico”: ovvero è indispensabile andare a vedere, a scoprire chi ha realizzato il remastering, quale tecnico, almeno quale studio. Un piccolo percorso ad ostacoli, ma necessario se si vuole avere la certezza di cosa si sta acquistando.

Oppure vi fate un giro di roulette… Buoni ascolti!

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