e non certo per particolari meriti musicali che non poteva vantare - evidentemente giudicato da Desmarest tra i meno se non per nulla musicisti talentuosi, di diventare per lui quello che oggi definiremmo un ghost writer, iniziando una collaborazione piuttosto fruttuosa che si interromperà bruscamente solo dieci anni dopo, nel 1693, ma su questo ci torneremo a breve. Da questa collaborazione nacquero alcuni dei migliori grand motets mai scritti in quel periodo, oggi giustamente riportati alla giusta paternità, tra cui un eccezionale De Profundis. Dopo un altro successo ancora a corte con la sua prima effettiva opera, Endymion (anche questa perduta) nel 1686 - e definito ormai da tutti come “il piccolo Marais” e un possibile successore di Lully a tutti gli effetti - finalmente avvenne quello che molti autori dell’epoca stavano aspettando, la morte di Lully nel 1687. Quello che era stato de facto un monopolio sull’Académie Royale de Musique di Parigi svanì definitivamente, permettendo così a Desmarest e a una vasta generazione di nuovi compositori di scrivere finalmente per un palco più ampio. Il problema era però rappresentato ancora da Lully, sebbene fosse ormai morto, visto che il pubblico era ormai abituato a quello stile e veniva in qualche modo cercato in altri autori che potessero prendere il suo posto. Desmarest non rimase con le mani in mano, raccolte le forze e intuita la situazione, dal 1693 al 1697 pose in essere alcuni tra i suoi migliori lavori operistici, dando prova di sapersi distaccare a poco a poco dallo stile di Lully in favore di uno totalmente proprio, giustificando perfettamente la nomea che aveva acquisito a corte. Didon (1693), Circé (1694), Théagène (1695), il balletto Les amours de Momus (1695) e Vénus et Adonis (1697), Les festes galantes (1698). Inizierei a parlare di Didon, un’opera in tutto e per tutto figlia dello stile lulliano, fatto che non sfuggì anche alla critica dell’epoca e che gli permise infatti di ottenere il successo, di fatto il primo vero successo operistico - dopo vari tentativi da parte di altri autori - dalla morte di Lully. Fatto ancor più interessante è che il libretto fu affidato a una delle prime donne librettiste della storia francese, wGillot de Saintonge che, dopo aver ottenuto un certo successo a corte grazie a un testo celebrativo per Luigi XIV, riuscì a vedersi riconosciuto uno status come a nessun’altra femme de lettres era capitato prima, lavorando per le rappresentazioni teatrali dell’Académie. Dopo altri tentativi non andati esattamente a segno. come la splendida Céphale et Procris dell’allora giovanissima Élisabeth Jacquet de La Guerre (29 anni), la direzione dell’Académie decise di puntare per la successiva produzione nuovamente sul duo Desmarest-Saintonge, commissionando la Circé, anche se qualcosa nella collaborazione tra i due era cambiato. Le prove non andarono proprio benissimo e ci furono varie turbolenze, anche se all’opera sappiamo arrise comunque un notevole successo di pubblico, con almeno due mesi di permanenza nel cartellone. Ma che cosa era successo? Innanzitutto, da un punto di vista musicale Desmarest aveva iniziato ad allontanarsi dal modello lulliano per una strada più personale, e questo è ancora più evidente nei suoi lavori successivi che si distaccheranno sempre di più, con una conseguente e costante diminuzione del successo di pubblico. Ma a minare in parte la sua reputazione contribuì anche uno scandalo a corte avvenuto l’anno della Didon (1693). Ricordate che per oltre dieci anni era stato ghost writer del “compositore” di corte Nicolas Goupillet? Bene, proprio in quell’anno Desmarest fece quello che oggi definiremmo un coming out, denunciando direttamente al re che Goupillet non remunerava adeguatamente i suoi servizi, ammettendo di conseguenza la
tresca orchestrata dieci anni prima. Risultato: il 13 settembre 1693 Goupillet fu licenziato (anche se il re gli garantì una nomina come canonico della chiesa collegiata reale di Saint Quentin, con la concessione di una pensione), mentre Desmarest fu allontanato definitivamente dalla corte. Quale che fosse il risultato che Desmarest sperava di ottenere da questa denuncia - ottenere il posto di Goupillet che sentiva spettargli di diritto o altro - ancora una volta aveva dato prova di non accettare passivamente gli eventi attorno a lui e di essere parte molto attiva nelle vicende che in qualche modo erano destinate poi a travolgerlo. Ma eccoci al 1696, un altro anno cruciale di questa vita, ma prima un po’ di contesto. Desmarest, nel frattempo, si era sposato e aveva una figlia già da alcuni anni, e sia lui sia la famiglia avevano l’abitudine di soggiornare presso Senlis, alla casa di un amico di lunga data. Proprio in questa piccola cittadina a nord di Parigi, nel 1689 venne avvicinato dal president de l’élection - potremmo definirlo un amministratore delle tasse - Jacques de Saint-Gobert, che lusingato dalla presenza di un così importante visitatore, gli propose di diventare insegnante di musica di sua figlia, Marie-Marguerite, allora undicenne. Saltiamo ora nuovamente al 1696, anno in cui si verifica la morte improvvisa della moglie, Élisabeth e un Desmarest rimasto solo con la figlia di sei anni. In quell’anno divenne un frequentatore assiduo dei Saint-Gobert, che si erano offerti di aiutarlo a prendersi cura della piccola Élisabeth-Madeleine, mentre lui continuava ad impartire lezioni alla loro figlia. Non tardò moltissimo che lui, trentacinquenne e Marie- Marguerite, ora diciottenne, si presentarono al padre di lei annunciando l’intenzione di sposarsi e con Marie-Marguerite già incinta alla fine del 1697. Se all’inizio Saint- Gobert sembrò lusingato ed ogni cosa pareva volgere per il meglio, all’improvviso i due non ancora novelli coniugi citano a giudizio il padre di lei e lui in tutta risposta cita Desmarest per seduzione e poi anche per rapimento! La situazione si fa grottesca, con il processo celebrato nel 1699, con la richiesta di arresto per Desmarest e la fuga
di entrambi al di fuori dei confini francesi per evitare quella che era poi divenuta, nel 1700, una condanna a morte in contumacia per impiccagione per lui. Evidentemente a poco valsero le testimonianze di Marie-Marguerite, che rimase del resto fino all’ultimo a fianco dell’uomo che effettivamente amava. Lasciato tutto in fretta e furia, compresa un’opera, Iphigénie en Tauride, successivamente finita dall’amico André Campra, iniziò per entrambi un lungo esilio. La coppia viaggiò per un periodo in Europa e a Düsseldorf Desmarest scoprì finalmente la musica italiana che gli era rimasta quasi completamente sconosciuta durante la sua permanenza a Parigi. Il suo amico di lunga data sin dal periodo in cui era
Un possibile ritratto della poetessa e librettista Louise- Geneviève Gillot de Saintonge, che collaborò con Henri Desmarets.
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