GrooveBack Magazine 001

Editoriale

di Enrico Merlin

Ed eccoci pronti per un nuovo viaggio nel mondo dei suoni. Perché in un momento storico come questo abbiamo sentito il bisogno e la voglia di avviare una nuova rivista che si occupi di musica e della sua riproduzione? In fondo, il mercato della musica riprodotta è cambiato drasticamente contraendosi, in quantità, in proporzioni inimmaginabili, se paragonate solo a una ventina di anni fa; il solo scriverlo sembrerebbe un’inutile ovvietà, ma al tempo stesso non si può sempre e solo puerilmente sentenziare «Una volta era meglio… La musica degli anni ’70 non esiste più… Oggi nessuno ha più il senso del gusto, ecc.». Tutte frasi che, almeno da un certo punto di vista, sono però effettivamente corrispondenti a una possibile percezione della realtà, ma che al contempo sposano un’idea che da sempre si manifesta, quando ci si confronta con l’arte. Ricordo che Mozart e Beethoven erano considerati dei folli da gran parte degli appassionati e musicisti, nelle rispettive epoche. E molto di quelli che erano arrivati, anche tardivamente, ad amare Mozart, spesso non riuscivano a comprendere ciò che Beethoven stava sperimentando qualche anno dopo. Ciò non significa però nemmeno che ogni novità sia necessariamente meglio del passato, ma ineluttabilmente la storia ci insegna che senza un passo fuori dal sentiero staremmo ancor ascoltando canto gregoriano. E allora dove si colloca il punto corretto di attenzione e osservazione, ammesso che esista? Lo stesso si può dire della riproduzione della musica registrata. Ma davvero, dopo oltre un secolo di evoluzione e ricerca tecnologica nel mondo dell’audio, c’è ancora qualcuno che crede che possa esistere un reference assoluto? Quindi davvero c’è qualcuno che può coerentemente pensare che se davvero esistesse la possibilità di “un’alta fedeltà” che riproducesse un evento sonoro in modo indistinguibile dall’originale, nessuna azienda sul pianeta sia mai riuscita a realizzarla malgrado la tecnologia a disposizione? Per quale ragione quindi migliaia di progettisti e costruttori continuerebbero a cercare nuove soluzioni? Perché esisterebbero diverse filosofie sonore? Eppure moltissimi appassionati pensano (alcuni ne sono proprio certi) di sapere come dovrebbero essere fatte le cose. Da molti anni si parla spesso di effetto Dunning-Kruger. Ecco, credo che nel campo dell’arte, e in particolare dell’audiofilia, ci si trovi di fronte a una delle sue massime manifestazioni. Ed è anche facile spiegare perché, ma non è questo il momento… ma ci torneremo sopra sicuramente, statene certi. Perché quindi in una situazione come questa dare vita al progetto GRooVE back . Per quanto possa apparire assurdo, proprio per questo.

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