Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare. Parole in musica di Ginevra Corvino
per poter comunicare ed esprimersi. Ecco perché la cultura e le relazioni sociali che si intrattengono quotidianamente, esercitano un forte impatto sull’acquisizione linguistica e musicale. D’altra parte, come esistono migliaia di lingue diverse, altrettanto vasta è la gamma di espressioni artistiche e sonore in tutto il mondo. Il teorico musicale e musicista statunitense Edwin E. Gordon, autore del fondamentale studio Music Learning Theory , sottolinea come i meccanismi che sottostanno all’apprendimento musicale sono gli stessi che valgono per l’apprendimento linguistico, vale a dire: ascolto, imitazione e produzione autonoma. Proprio nel suo saggio più celebre, lo studioso americano ipotizza, per l’appunto, come l’apprendimento musicale si assimili in molti aspetti a quello linguistico. Egli afferma come sia importante, per l’apprendimento musicale, una giusta esposizione e un’interazione con una comunità musicalmente viva e ricca che possa stimolare al meglio le conoscenze del singolo, conoscenze che vengono sviluppate già nel grembo materno, dove il feto impara a comprendere e riconoscere non solo la voce della madre, ma anche i diversi ritmi dei suoi organi, dal battito del cuore fino alla respirazione.
Da sempre, l’uomo si è confrontato con il dualismo comunicativo fornito da una parte dalla parola, dall’altra dalla musica, il che ha portato l’essere umano a stabilire la presenza di una possibile complementarità tra questi due concetti. E se il poeta romantico tedesco Heinrich Heine, grande appassionato di musica, affermò che «Laddove le parole finiscono, lì inizia la musica», da parte sua il musicologo e filosofo francese contemporaneo Vladimir Jankélévitch ha avuto modo di aggiungere «Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare», con la precisa intenzione di mettere in evidenza come l’essere complementare tra parola e suono sia tale che dove non arriva l’uno può subentrare l’altro. Proprio questo essere complementare, fa sì che questi due elementi presentino più aspetti in comune di quanto possa sembrare. Nel suo studio intitolato Lingua e musicalità Egidio Freddi sottolinea come il linguaggio verbale, insieme con quello musicale, venga considerato un linguaggio “specie-specifico”, ossia appartenente a una particolare specie animale, in questo caso a quella umana. Questo significa che l’espressione musicale si inserisce in quella classe di linguaggi definiti estetico-comunicativi ed espressivi di cui fanno parte la danza, il canto, il cinema, la mimica e molto altro. Tali linguaggi vengono appresi tramite l’esposizione diretta al suono, attraverso cui l’essere umano fin dalla nascita apprende le abilità necessarie
Vladimir Jankélévitch, oltre che filosofo, è stato un esperto di musica e pianista.
Inoltre, è interessante notare come entrambi i sistemi linguistici siano dotati di una gerarchia di elementi (fonemi, morfemi, parole e frasi per il linguaggio verbale; note, intervalli, accordi e temi per quello musicale), i quali, poi, possono combinarsi a loro volta in enunciati verbali o in melodie sonore. Alla base di entrambe le tipologie di linguaggio, come ha giustamente affermato il linguista Mario Cardona nel suo studio Musica e apprendimento linguistico , vi è la ritmicità, la cui comprensione avviene già durante le prime fasi di vita grazie all’ascolto del cosiddetto baby talk parlato, per
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