Dieci anni senza Giorgio Gaslini
di Andrea Bedetti
È indubbio che il nome di Gaslini viene quasi sempre ricondotto alla musica jazz e ai suoi sforzi per farla accettare e apprezzare in un Paese come l’Italia che, ancora sul finire degli anni Quaranta, conosceva poco o punto questo genere musicale. Quali furono principalmente gli scogli, le incomprensioni, le chiusure che Gaslini dovette affrontare per far sì che anche qui il jazz potesse ottenere quello status artistico e culturale che gli era già stato ampiamente riconosciuto altrove? D’altronde, fa ancora impressione ricordare che la prima cattedra di jazz in un conservatorio italiano, affidata proprio a Gaslini all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, fu istituita solo nel 1972… Una domanda bellissima e centratissima. Egli mi raccontò degli ostacoli quotidiani per allargare gli orizzonti molti ristretti e miopi degli addetti ai lavori. Lottò con coraggio contro attacchi sotterranei e con avversari quasi invisibili, ma presenti, per danneggiare la sua idea della musica senza steccati. Per rispondere alla domanda, mi tornano alla mente le sue frasi sempre comprensive, sottolineando più volte che le idee nella musica potessero essere diverse, ma che il percorso musicale “in toto” non si poteva fermare. Le critiche al suo operato non mancarono, ma lui non ebbe mai delle reazioni “scomposte”. Fu sempre sereno e spesse volte mi disse che questo tipo di reazione, del mondo musicale, faceva parte della normalità. Non tutti potevano o non volevano accettare le sue idee o le sue scelte musicali. Il suo desiderio si basava sulla fusione della musica senza ghettizzazioni o paletti di sorta. Fu una battaglia difficile e ardua, ma risultò vincitore, provando, a volte, molta amarezza e delusione. Affrontiamo adesso dei punti fondamentali per comprendere meglio l’estetica musicale di Giorgio Gaslini, in modo particolare il suo progressivo processo di avvicinamento tra mondo sonoro e filosofia, che prese avvio quando il compositore milanese frequentò le lezioni universitarie di Enzo Paci nel capoluogo milanese, per comprendere meglio il pensiero fenomenologico di Edmund Husserl. Ma, al di là di tale proficua e feconda esperienza, quanto ha contato nella musica di Gaslini l’apporto speculativo, il concetto del pensiero in sé? Non per nulla, una delle pagine che il compositore dedicò al filone classico con influssi jazz, la suite per ottetto Tempo e relazione op. 12, risalente al 1957, porta proprio il medesimo titolo di un famoso saggio filosofico di Paci, pubblicato tre anni prima. Gaslini l’ho sempre definito “un curioso culturale”. Glielo dissi molte volte durante i nostri incontri e trovava la definizione esatta. Per rimanere in tema e per completare ciò che ho sottolineato come una sua curiosità culturale, mi sembra importante sottolineare un aspetto del Maestro, da me scoperto durante la stesura del secondo volume che scrissi dopo la sua scomparsa. Nel suo studio, che mi fu messo a disposizione da sua moglie Simona Caucia, scoprii numerosissimi appunti nei quali il Maestro annotava argomenti di varia natura quali filosofia, psicoanalisi, medicina ed altro ancora, scrivendo riflessioni molto profonde, trovando sempre analogie con la musica. Una miniera preziosissima che è stata, da sempre, il nutrimento musicale del Maestro. Ciò fa capire che Gaslini allargò la propria ricerca a trecentosessanta gradi. Nel mio primo libro analizzai nei dettagli Tempo e Relazione e la soddisfazione che ebbi da Gaslini fu determinata dal fatto che si congratulò con me per aver elaborato un’analisi precisa e in perfetta sintonia con il suo pensiero musicale. Gaslini fu sempre
Il 29 luglio 2014, a Borgo Val di Taro, moriva il grande compositore, pianista e didatta milanese, colui che riuscì a far accettare la musica jazz nei conservatori del nostro Paese, con la prima cattedra, istituita al Santa Cecilia di Roma solo nel 1972! Noi di Grooveback Magazine abbiamo voluto ricordare questo decennale intervistando tre personaggi legati, a livello professionale e umano, a colui che teorizzò il concetto di Musica Totale, vale a dire il suo biografo Adriano Bassi, la vedova Simona Caucia e Marco Lincetto della Velut Luna, che ha sempre considerato l’artista meneghino il suo “secondo padre”.
Giorgio Gaslini sul podio direttoriale durante una prova orchestrale.
Maestro Bassi, sono trascorsi esattamente dieci anni dalla morte di Giorgio Gaslini. Prima di affrontare alcune tematiche della sua opera, vorrei chiederle prima di tutto che cosa resta oggi della lezione musicale, didattica, umana del compositore e pianista milanese. Il Maestro ci ha lasciato in eredità la passione profonda, il sacrificio, la tenacia, la lungimiranza e la grande, immensa preparazione musicale. Dico ciò perché Gaslini, nei nostri numerosissimi incontri anche notturni (d’obbligo perché era sempre in giro per il mondo per concerti), mi raccontò dei suoi studi severissimi in Conservatorio, ottenendo ben sei diplomi! Questo aspetto denota la personalità del Maestro e la lotta costante che fece principalmente con sé stesso.
46 | GRooVEback001
47 | GRooVEback001
Made with FlippingBook flipbook maker