GrooveBack Magazine 001

ci divertimmo, sempre a casa sua nella zona Via Torino, ad armonizzare al pianoforte il medesimo brano ma con le nostre idee personali. Ero già amante del jazz e mi ero avvicinato a questo mondo affascinante e misterioso, poiché in Conservatorio, ai miei tempi, non esisteva la cattedra di jazz. Gaslini rimase stupito dalle mie variazioni jazz su una Sonata di Beethoven. Da quel momento lavorammo insieme, suonai alcuni suoi brani, lo invitai a tenere dei concerti nelle manifestazioni che organizzavo. L’idea di scrivere il primo testo, un libro-intervista fu una naturale conseguenza. Si tratta di un documento prezioso, poiché Gaslini trovò il volume preciso e non romanzato. Non dimentichiamo che riportai le sue esatte parole, diventate nel tempo pietre miliari della sua produzione e del suo pensiero musicale. A dimostrazione dei vastissimi interessi, non possiamo dimenticare i suoi splendidi acquarelli apparsi in vari mostre non solo in Italia. Passavamo i giorni e le notti a lavorare al libro, fumando la pipa come momento di pausa (apparente). La sua lucidità, la sua memoria prodigiosa fu un prezioso aiuto nella ricostruzione della sua vita. Si ricordava perfettamente di avvenimenti e di spaccati di storia culturale e di aneddoti avvenuti trent’anni prima. La musica per lui, non fu solo spettacolo, ma ricoprì il ruolo di una missione sociale. Non a caso in ogni lotta sociale fu sempre presente. Per quanto riguarda il secondo libro, personalmente lo ricordo con dolore e tristezza. In una delle nostre numerosissime telefonate gli proposi di stendere un nuovo libro aggiornandolo con tutti gli avvenimenti e i cambiamenti musicali avvenuti negli anni. Fu felicissimo della mia idea e mi disse esattamente “che avrebbe iniziato a riunire il materiale”. Ciò non fu possibile, poiché il Maestro dopo poco ci lasciò! Il mio primo pensiero fu di abbandonare il progetto. Mi sembrava una mancanza di rispetto nei confronti del grande musicista se avessi continuato nella stesura del libro. Inoltre, non volevo che si pensasse che personalmente volevo approfittare della sua dipartita per scrivere il libro. Non ho mai avuto questa “abitudine”. Ne parlai con la dolcissima Simona, grande compagna del Maestro, informandola sulla mia decisione, ma mi rispose che se avessi rinunciato a questo progetto, avrei dato un dolore a Giorgio, perché parlava in continuazione del nostro progetto e aveva già iniziato a riunire gli appunti. Decisi di iniziare il lavoro, trascorrendo numerose giornate nello studio del Maestro, che occupava un intero piano della sua villa, dove facevano bella mostra un pianoforte a coda bianco e uno piano verticale in un’altra stanza. Entrai in questo luogo sacro e iniziai a “mettere le mani” (una cosa che mi provocò un terribile disagio psicologico) nei suoi appunti e nelle sue composizioni. Sono stati mesi e mesi di lavoro, di sofferenze, di domande, di riflessioni, sempre sostenuto dalla vedova Simona che mi confortava, portandomi il caffè e l’acqua, e rimanendo discretamente in disparte per lasciarmi concentrato in questo difficile percorso. Il titolo del secondo volume, Giorgio Gaslini: non solo jazz, è emblematico perché riunisce tutti gli elementi della personalità gasliniana, il quale riuscì sempre a sintetizzare gli avvenimenti della storia attraverso la materia sonora. A tale proposito, come non ricordare Schumann Reflections del 1984, del quale ebbi l’onore di ascoltare in anteprima i brani? Indubbiamente un capolavoro di grande lucidità e anticipatore di un mondo musicale che avrebbe iniziato ad essere ispirato dalla musica romantica, arricchendola con le innovazioni sonore di quegli anni post- Darmstadt. Ho avuto il privilegio di conoscere un protagonista non solo della musica italiana, ma anche una personalità ricca di una vasta cultura. Io giovane musicista fresco di vari

aderente alla realtà, ai cambiamenti sociali, culturali e stilistici e la sua grande dote fu quella di anticipare i tempi e le mode. Una sensibilità spiccata, anche frutto di un’analisi profonda della società nella quale viveva e operava. Proprio l’op. 12 di Gaslini è il punto di partenza di quell’evoluzione musicale, riflessiva, concettuale che sfocerà diciotto anni dopo nella pubblicazione di un testo da lui scritto e destinato ad essere ben presto un classico, Musica totale. Intuizioni, vita ed esperienze musicali nello spirito del ’68. Che cosa volle intendere Gaslini per “Musica totale”, tenendo conto che tale concezione avrebbe dovuto rappresentare un prezioso strumento per la realizzazione di quello che l’artista milanese ebbe modo di definire l’Uomo totale? Da come si può notare, per l’ennesima volta egli anticipò i tempi e scrivendo il famoso volume proiettò il suo pensiero verso mete che ancor oggi rimangono valide e centrali, gettando le basi di un nuovo Umanesimo e prendendo in considerazione il passato, il presente e il futuro, con lo scopo di identificare un equilibrio fra questi elementi fondamentali per il genere umano. Gaslini suonò per i giovani nelle Università. Lo fece in momenti difficili, “bollenti”, ma riuscì ad affascinare i giovani con la sua dialettica, con la sua semplicità dotta e con il desiderio di entrare in contatto, in sintonia con il suo pubblico. A proposito del Sessantotto, un’esperienza politica ed esistenziale che Gaslini visse a quasi trent’anni d’età: in seguito, magari conversando insieme, le disse che aveva mutato parere e posizione rispetto a questo fenomeno storico e culturale? No. Non parlammo mai di questo aspetto personale. Il Sessantotto fu da noi sviluppato esclusivamente sotto l’aspetto musicale. Gaslini non pose mai limite alla sua indagine compositiva, andando a creare non solo in ambito jazz e classico, ma scrivendo anche musica per il cinema e per il teatro. In tal senso, in lui non si manifestarono mai conflittualità, dubbi, perplessità nell’esporre la propria arte sonora sotto forma di varie sfaccettature, di varie entità decodificabili in altrettanti generi. L’ho sottolineato precedentemente. La curiosità culturale che contraddistingueva lo seguì costantemente e quindi collaborare con tutte le altre forme di spettacolo per lui fu una normalità. I suoi studi conservatoriali gli avevano offerto aperture mentali infinite che espresse nella produzione che tutti conosciamo. Maestro Bassi, lei ha dedicato due libri al grande compositore e pianista, Giorgio Gaslini. Vita, lotte, opere di un protagonista della musica contemporanea e Giorgio Gaslini. Non solo jazz. Come sono nati questi due volumi e, soprattutto, ci vuole raccontare come si svolsero quelle nottate milanesi che lei trascorse parlando e raccogliendo le confidenze e i ricordi di Gaslini? Il primo volume nacque dopo una profonda amicizia che scaturì da una mia visita che gli feci in veste di intervistatore a Milano. Arrivai al mattino alle dieci e alla sera ero ancora in casa sua a parlare di musica. Aveva scoperto che personalmente ero un musicista e non solo giornalista; quindi, si trovò a proprio agio parlando di musica a trecentosessanta gradi, coinvolgendomi in discussioni molto profonde. Per esempio,

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