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Nicola Porpora, un napoletano alla conquista di Venezia

di Andrea Bedetti

Una produzione discografica dell’etichetta spagnola Glossa vede il mezzosoprano José Maria Lo Monaco, con Stefano Aresi e l’ensemble Stile Galante, eseguire pagine sacre del grande compositore partenopeo, il quale ebbe modo di collaborare con tre dei quattro Grandi Ospedali della Serenissima tra il 1729 e il 1747, formando musicalmente gruppi corali e componendo brani che fecero conoscere e apprezzare il suo impareggiabile stile.

La facciata della Chiesa di Santa Maria dei Derelitti a Venezia.

dunque esclusivamente da interpreti femminili, che si specializzarono e si fecero apprezzare per la loro qualità artistica e per la capacità di eseguire un ricco repertorio musicale. Ciò portò diversi e affermati compositori del tempo, soprattutto nel corso del XVIII secolo, a lavorare e a scrivere musica per questi gruppi femminili, come nel caso

del musicista napoletano Nicola Porpora, che trascorse una parte consistente della sua carriera lavorando presso tre dei quattro Ospedali Grandi, vale a dire agli Incurabili tra il 1729 e il 1738, alla Pietà tra il 1742 e il 1743 e ai Derelitti tra il 1742 e il 1747. Una recentissima novità dell’etichetta discografica Glossa, che vede protagonisti il mezzosoprano José Maria Lo Monaco, accompagnata dagli elementi dell’ensemble Stile Galante diretto da Stefano Aresi, prende in esame proprio tre brani che Porpora compose appositamente durante il periodo di lavoro trascorso ai Derelitti. A questi brani, due mottetti solisti per contralto, il Placida surge, Aurora S232, risalente al 1744, e Qualis avis cui perempta S234, scritto l’anno successivo, e una Salve Regina , sempre del 1744, il CD vede anche la registrazione di uno dei due concerti per violoncello e orchestra che gli sono attribuiti, quello in sol maggiore. Prima di fornire qualche dettaglio più preciso su queste composizioni, è il caso di far comprendere

Per dirla in termini cinici, ma reali, ciò che fecero i quattro enti di beneficenza durante la storia della Repubblica di Venezia, può essere racchiusa nell’espressione “unire l’utile con il dilettevole”. Questo perché per cercare di ovviare alla grave piaga sociale causata dalla presenza di migliaia di orfani, mendicanti, malati di peste e di coloro che non avevano un tetto sulla testa, si diede vita nel corso del tempo ai cosiddetti Ospedali Grandi, che fecero della Serenissima un caso unico nella storia occidentale grazie al suo capillare sistema di welfare che per secoli riuscì a garantire alla città una certa sicurezza sociale, un soddisfacente controllo igienico-sanitario e un contenimento della povertà. Questi quattro enti di beneficenza furono la Pietà (che ha mantenuto l’antica denominazione), dove vennero accolti gli orfani, gli Incurabili (attuale sede dell’Accademia di Belle Arti), nel quale trovarono rifugio i malati di sifilide e di peste, i Derelitti ai Santi Giovanni e Paolo, in cui ebbero ospitalità i senzatetto e i Mendicanti (che ora fa parte del complesso dell’Ospedale Civile di Venezia), che si prese cura appunto dei questuanti.

Il mezzosoprano catanese José Maria Lo Monaco (© Mood photostudio).

meglio, grazie anche alle interessanti note di accompagnamento redatte dallo stesso Stefano Aresi, come si svolse l’attività del musicista napoletano all’interno dei Derelitti e la sua permanenza veneziana in quel preciso lasso di tempo. Nel luglio del 1742 Porpora venne invitato dal governatore dell’Istituto, Vincenzo da Riva, ad entrare a far parte del personale dei Derelitti in qualità di insegnante volontario di canto, incarico che il compositore napoletano accettò, nonostante che il compenso fosse assai basso. Non per nulla, lo stesso musicista ebbe modo di annotare:

Ritratto di anonimo di Nicola Porpora.

La preziosa utilità di questo servizio si diluì nel dilettevole allorquando, con il preciso scopo di arricchire il servizio liturgico delle chiese che facevano parte degli Ospedali Grandi, fu progressivamente sviluppata una formazione musicale capace non solo di educare le ospiti femminili, ma anche di fornire loro un’attività retribuita con modestissime spettanze. Si vennero così a creare gruppi vocali e strumentali, composti

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