« [Da Riva] mi ha spremuto in modo tale che mi sono rassegnato momentaneamente a istruire per carità nel canto al massimo quattro membri del coro per qualche mese ». Il momentaneamente, però, si trasformò in un periodo di diciassette mesi, durante i quali, Porpora, che all’epoca era considerato tra i più grandi insegnanti di canto al mondo, lavorò gratuitamente, formando un numero sempre crescente di allieve. Ad un certo momento, però, l’esasperazione ebbe la meglio sulla buona dose di carità cristiana, visto che Porpora, il quale, non dimentichiamolo, era impegnato anche nell’attività di operista, reclamò con successo che venisse stipulato un contratto con i membri del comitato dell’ente benefico, un contratto che, in un certo senso, pagò a caro prezzo, visto che nel 1744 il comitato direttivo dei Derelitti giunse al punto di diffamarlo, mettendo in dubbio l’originalità delle sue composizioni. Eppure, pur dovendo affrontare amarezze, incomprensioni e accuse ingiuste, Porpora non rinunciò al suo lavoro, chiedendo e ottenendo che i membri del coro fossero sottoposti preventivamente ad un’accurata selezione e facendo in modo che le voci seguissero un preciso metodo pedagogico per migliorare la qualità del loro canto. Non solo, ma il compositore partenopeo insistette affinché venisse potenziato il numero degli strumenti a tastiera sempre per motivi pedagogici, mentre Martinelli, insegnante di violino dell’istituto, obbligò la sezione degli archi dell’orchestra ad assimilare una maggiore tecnica esecutiva, in modo da far fronte alle crescenti difficoltà proposte dalle composizioni porporiane, basate sul tipico stile napoletano/galante che aveva già raccolto così tanti successi sui palcoscenici operistici di tutta Europa. Ma la musica di Porpora non avrebbe mai potuto essere esaltata se non ci fossero state le voci capaci di riprodurla nel modo più acconcio; così, tra le Figlie del Coro dei Derelitti ci fu una cantante, il contralto Angiola Moro, chiamata con il diminutivo di “Anzoletta”, per la quale il compositore napoletano scrisse alcune delle pagine solistiche più impegnative composte durante la sua permanenza all’ente benefico. La storia di questa cantante sembra riecheggiare quella che esattamente cento anno dopo George Sand descrisse nel romanzo, apparso a puntate, dal titolo Consuelo , che vede al centro una cantante veneziana, la cui meravigliosa voce sopranile aveva incantato lo stesso Porpora, al punto da volerla esaltare componendo appositamente per lei alcuni brani. Nella realtà dei fatti, però, che cosa sappiamo di “Anzoletta”? Ben poco, a dire il vero. Un’annotazione del 6 dicembre 1734 in un documento amministrativo dei Derelitti la annovera tra le bambine che imparavano la musica. Le sue qualità artistiche le permisero così, quattro anni più tardi, di entrare a far parte del coro, dove si distinse come “soprano”. Inoltre, il 4 maggio 1744 Porpora propose al consiglio dell’ente benefico di consentire ad “Anzoletta” di dedicarsi esclusivamente alla musica, liberandola da ogni altro incarico, con il permesso di potersi esercitare anche con l’aiuto di una spinetta. Le ultimissime notizie riguardanti la cantante risalgono dapprima alla seconda metà del 1746, quando la giovane si ammalò gravemente e poi, dopo la partenza di Porpora da Venezia, avvenuta l’anno successivo, troviamo il nome di Angiola Moro legato alle partiture di due mottetti (datati 1747 e 1748) scritti dal musicista modenese Antonio Gaetano Pampani.
Stefano Aresi fa notare come, tra il 1744 e il 1746, Porpora compose due impegnativi mottetti solisti per contralto, quelli appunto registrati in questo disco, oltre ad una Lamentazione seconda del Venerdì Santo per voce sola e basso continuo (S403, senza data), una Salve regina (anch’essa presente nella registrazione), un’ Ave regina (1744, perduta) e sette assoli e tre duetti in salmi e cantici corali per più voci, coro e orchestra. Analizzando queste partiture, si può comprendere che furono destinate per la voce di un contralto dotato di grandissime qualità canore, quelle che appartenevano indubbiamente proprio ad “Anzoletta”. Il destino, però, volle che all’inizio di marzo del 1747 Porpora lasciasse per sempre la Serenissima, in quanto il
Maria Antonia Walpurga Symphorosa di Baviera, nel ritratto fatto da Anton Raphael Mengs nel 1752.
comitato accolse la richiesta del musicista di tornare subito nella sua città natale, in quanto, come motivò egli stesso, « imminenti catastrofi e spargimenti di sangue gravano sulla mia famiglia in Napoli ». Forse fu solo una scusa, poiché pochi mesi dopo il compositore partenopeo fu accolto dalla corte di Dresda, dove dapprima divenne insegnante di canto di Maria Antonia Walpurga Symphorosa di Baviera, figlia dell’imperatore ed elettore di Baviera Carlo VII e di Maria Amalia d’Asburgo, destinata a diventare un’apprezzata musicista, e poi in qualità di Kapellmeister dell’orchestra di corte. Come poter valutare la lettura effettuata da José Maria Lo Monaco e dall’ensemble Stile Galante? Con un solo termine: strepitosa! Le peculiarità canore dell’artista catanese le permettono di padroneggiare magnificamente la tessitura del registro medio-grave, mediata dall’agilità e dalle sfumature tipiche di un mezzosoprano, quindi muovendosi a proprio agio in quella acuta. Il risultato? La perfetta quadratura del cerchio, all’interno del quale la cantante presenta la sua favolosa tavolozza di colori, in un continuo alternarsi di luci ed ombre, sorrette da un’intonazione che è semplicemente un esercizio di stile. Quando poi si deve destreggiare nel registro medio, sul quale vengono imbastite le coloriture dalle quali dipartono ascensioni sull’acuto e digressioni con cui esplorare il registro grave, la paletta espressiva raggiunge vertici assoluti. Non sapremo mai se “Anzoletta” ottenne lo stesso esito canoro, ma non possiamo meravigliarci se, ascoltando José Maria Lo Monaco, coloro che ascoltarono al tempo il contralto veneziano si commossero fino alle lacrime (si ascolti come il mezzosoprano catanese riesce a rendere l’emozionante Salve Regina sotto il tappeto timbrico dato dagli archi che portano il canto fino alle sfere empiree). Raramente, ho potuto ascoltare una cantante capace di
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