GrooveBack Magazine 003

Il genere del progressive rock più che una consuetudine nelle mie sedute d’ascolto è un rito cui non intendo in alcun modo rinunciare. L’album Passpartù della Premiata Forneria Marconi sprizza energia e un’incontenibile verve ritmica. Pur essendo stato pubblicato nel 1978 ha ancora oggi un’incredibile freschezza. La sesta traccia, il brano I cavalieri del tavolo cubico , vede il suono assumere dei contorni morbidi, non è mai aguzzo o tagliente come mi è capitato di constatare in altre occasioni. L’album Barrett ,

pur sempre la bellezza di 50 Vpp. Ottimo il feeling che trasmette invece il selettore dei quattro ingressi, dagli scatti dolci e precisi. All’interno di un MicroSound Technology non potevamo che trovare una componentistica al di fuori di ogni sospetto. Parliamo degli ottimi condensatori in film di polipropilene Standard Z-cap della Jantzen Audio, per uso audio, ad alto Q e dalla tensione nominale di 400 VDC, il citato potenziometro Alps, resistori Vishay Dale, i quattro relè Panasonic TQ2-L-12V relativi agli ingressi. Il circuito di preamplificazione e quello di alimentazione sono assemblati su due schede marchiate µST. Il diverso colore della superficie è dovuto all’utilizzo di una particolare vernice, assente nella scheda di alimentazione, detta Solder Resist , che serve nella saldatura a onda a non creare cortocircuiti. Ad alimentare adeguatamente l’Arhat 1 ci pensano non uno ma due trasformatori toroidali, uno di maggiori dimensioni imbullonato sulla grata metallica posta al fondo del telaio e un altro più piccolo messo direttamente sulla scheda. I due condensatori elettrolitici di filtro sono CDE SLPX 100 SV da 2200 µF/80 V della Cornell Dubilier. La fase di ascolto Il suono che esprime questo preamplificatore, anche se frutto di precise e consapevoli scelte progettuali mirate a colpire un risultato che era ben in mente al suo artefice sin dall’inizio, va tuttavia valutato contando principalmente sulle nostre capacità discriminative all’ascolto. Da vari anni ormai mi sforzo di collegare in qualche modo le misure con le sensazioni ricevute dall’orecchio, a volte riuscendovi a volte meno, ma certe evidenze parlano chiaro. La personalità del suo “canto” si può intuire già dalla distribuzione spettrale degli armonici, progressiva e regolare, mai disarmonica. La prima registrazione vagliata sono state The Piano Sonatas di Mozart, con la grande Mitsuko Uchida al pianoforte. Scopro uno strumento dotato di particolare levigatezza, di piacevole ascolto, ben presente sulla scena e florido negli armonici. Questo presupposto mi seguirà durante tutto il corso degli ascolti, una costante, una sorta di leitmotiv . Dal pianoforte passo agli archi con l’album The String Quartets di Beethoven nell’esecuzione dell’Emerson String Quartet, registrazione di eccellente fattura e particolarmente equilibrata nella quale sfolgora innanzitutto il genio beethoveniano, in seconda istanza (in realtà dovrebbe essere la prima nella valutazione del suono di un oggetto audio) rimane sempre ben intelligibile l’articolata struttura compositiva, i repentini guizzi nel dialogo tra i quattro strumenti, il ritmo vivace e la mutevole armonia. La dinamica, e qui ce n’è a iosa, è un altro ammirevole elemento di questo MicroSound, che non è mai in difficoltà nel restituire degli ampi sbalzi di livello. Si apprezza in questa registrazione ma ancor più in altre che incontreremo strada facendo. Per me la prima dote che deve avere una registrazione è la pregnanza musicale, evito i dischi artisticamente opachi o scialbi, anche se registrati magnificamente, perché non fanno scattare in me la scintilla della partecipazione emotiva. Schubert for Two con Gil Shaham al violino e Göran Söllscher alla chitarra è uno di questi, anche originale poiché in queste gemme schubertiane rilucono il violino e la chitarra, forieri d’interessanti trame timbriche, delicate ed eleganti. La facondia armonica che dispensa l’Arhat 1 risalta con tutta evidenza in un violino che riconosco molto melodioso, incantevole adescatore.

partorito dalla geniale visionarietà di Syd Barrett, fu pubblicato nel dicembre 1970 come secondo e ultimo album in studio di questo ex componente dei Pink Floyd. Il vecchio sound anni ‘70 è preservato dalla registrazione e restituito con grande efficacia dall’Arhat 1. Prima di entrare nella musica antica mi concedo l’ascolto di un album che ho molto amato, Close to the Edge degli Yes, puntualmente in grado di trasportarmi in una dimensione quasi fatata. La struttura complessa degli arrangiamenti e il tocco fairytale di queste stupende canzoni portarono a celebrare il lavoro come uno dei migliori, se non il migliore, del gruppo britannico e l’espressione più alta del rock progressivo sinfonico. Il salto con l’album Ballades di Guillaume De Machaut, eseguito dall’Ensemble Musica Nova, può essere grande o meno a seconda di come la nostra sensibilità ce lo pone. Il brano iniziale De Fortune Me Doi Plaindre è una sorta di macchina del tempo guidata da uno dei più grandi poeti e compositori del XIV secolo, campione dell’Ars nova. Se questa musica v’intriga, vi suggerisco di proseguire con un altro suo capolavoro, la Messe de Notre-Dame . In questa troviamo un’ampia cattedrale sonora, una musica magniloquente e di

L’assemblaggio e la componentistica del pre Arhat 1.

I due alimentatori toroidali presenti nell’apparecchio.

eccelsa levatura spirituale, scritta da una delle maggiori intelligenze creatrici musicali della storia. I Carmina Burana e la Sesta sinfonia di Anton Bruckner (sublime il suo Adagio!) mi danno il destro per esaminare, setup permettendo, le capacità dinamiche e l’abilità a creare un ampio palcoscenico sonoro del nostro Arhat 1, che ho già presagito egregie in altre registrazioni. Una conferma quindi, più che una sorpresa, proviene da queste maestose opere, dove le masse vocali e strumentali assumono proporzioni colossali, riempiendo la mia sala di suono.

100 | GRooVEback002

101 | GRooVEback002

Made with FlippingBook flipbook maker