GrooveBack Magazine 003

Il nostro esperto si è recato al negozio Care Orchestra - Sartoria Acustica Italiana a Bollate, nei pressi di Milano, per parlare con il progettista Mario Garavaglia e per ascoltare questa sua “creatura”, una particolarissima coppia di diffusori dalle qualità stratosferiche, ma con un prezzo non certo alla portata di tutti. Brianza Audio Lab Blaze Monitor: la sintesi di un percorso di Alfredo Di Pietro

e, pur apprezzando il suono di una cassa. non sono disposti a integrarla nell’arredamento domestico, senza contare il temibile fattore WAF (il “famigerato” Wife Acceptance Factor ). Ma parliamo ora del filtro crossover (elemento cruciale di ogni sistema) implementato in questi monitor, che Garavaglia mi dice essere complesso anziché elementare. In questo non si è lesinato sulla qualità della componentistica, optando per condensatori Clarity Cap, induttori avvolti in aria e resistori antinduttivi. La ragione di tale complessità sta innanzitutto nell’essere funzionale ai progetti Brianza Audio Lab, i quali utilizzano dei woofer e midrange con membrana in carta, seta per il tweeter e, come unica membrana particolare, quella a nastro del supertweeter. La carta è un materiale più efficiente di altri, poiché più sensibile e leggero, ma come effetti collaterali ha l’insidioso fenomeno del break-up di membrana, qualche fenomeno distorsivo, cose che in qualche modo vanno tenute a bada. Il modo per farlo, secondo la filosofia del marchio, sta proprio in un’opportuna progettazione del filtro crossover, un ambito nel quale Mario Garavaglia si sente molto ferrato. Può alzare l’emissione del trasduttore, anticiparla, in base alle varie larghezze del baffle e decidere, a seconda delle posizioni e delle lunghezze d’onda, quali rifrazioni tenere e quali eliminare. C’è in buona sostanza tutto un lavorio dietro che è finalizzato a risolvere eventuali problemi a monte.

Per ciò che riguarda questa coppia di diffusori, in casa Brianza Audio Lab non si è badato ai cosiddetti fronzoli. Già, perché questo è un dato che emerge con evidenza, a beneficio di un diffusore dalla personalità rigorosa e dai tratti ben definiti che si è rivelato appieno nella prova d’ascolto. Insomma, per dirla tutta, non sarà probabilmente una produzione gradita ai “radical chic” dell’Hi- End più sofisticata, che puntano a oggetti dalla livrea ricercatamente elegante e “á la page”. Ma questo non interessa a chi bada alla sostanza sonora, e qui ce n’è davvero tanta, come ci conferma il progettista Mario Garavaglia. «C’era l’intento di realizzare un woofer che fosse effettivamente un woofer, mentre oggi si vedono degli altoparlanti che sembrano dei bei piatti, delle padelle dorate, semisferici, pensando che vanno meglio degli altri. Io andavo a vedermi gli altoparlanti delle giostre, alle autopiste, i megasistemi della JBL, RCF, con i loro “wooferoni” da 15” e 18” e ho desiderato nei miei sistemi quel tipo d’impatto. Voglio vedere una cassa, non una torretta esile ed elegante». Così, quando questo trasduttore è stato realizzato, Mario non immaginava che sarebbe andato contro tutta questa fetta di pubblico, segandosi un po’ le gambe. Non illudiamoci, molti cedono davanti all’estetica

Quindi, Garavaglia ha adottato delle pendenze non ripidissime ma comunque elevate, non certamente del primo ordine (6 dB ottava), così da avvantaggiare la tenuta in potenza. A lui piace la cassa che dev’essere in grado sia di coccolarti con un pizzicato d’arpa, sia essere devastante quando ascolti l’ Heavy Metal . E la cosiddetta bordata non è solo il basso che senti allo stomaco, ma anche il piatto splash di una batteria percosso con violenza, occasione in cui se il filtro non è ben fatto il tweeter può facilmente passare a miglior vita. Il Blaze Monitor è un sistema metà attivo e metà passivo dal progetto molto complicato, realizzato sulla base della precedente esperienza acquisita con

I woofer da 12” sono stati fatti costruire secondo strette specifiche del progettista Mario Garavaglia.

la Classic Monitor e le Piccole Monitor. Nel periodo di confinamento da COVID 19 (2019), quando era chiuso in casa, Mario ha partorito il Pico Monitor, non presente nemmeno sul sito ufficiale (https://www.brianzaudiolab.it/), di cui diversi esemplari sono stati venduti a studi di registrazione. Si tratta di una sua versione della classica Auratone, dove ha impiegato un buon larga banda, un diffusorino dal mobile praticamente cubico che ha incontrato un inaspettato successo, visto che dove lo ho ha portato glielo hanno subito comprato. Lo ha fatto quasi per gioco, una sorta di divertissement . Anche quando si è recato in posti dove trattano monitor da cinquantamila euro la coppia, gli hanno chiesto di lasciarli lì, come uno studio a Genova e due a Milano. Ci sono stati alcuni clienti che, quando le hanno sentite, le hanno subito volute come diffusori satelliti da far suonare insieme con un subwoofer.

Il diffusore Brianza Audio Lab Blaze Monitor.

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