GrooveBack Magazine 003

Registrato a Parigi il 23 maggio 1963 e pubblicato nel dicembre dello stesso anno dalla Blue Note, questo album, scolpito dagli strumenti del grande saxofonista di Los Angeles, da Bud Powell, Kenny Clarke e Pierre Michelot, rappresenta una pietra miliare della semantica e della musica jazz. Dexter Gordon. Our man in Paris. di Igor Daniele Ebuli Poletti

Cicerone, che era nato alcuni secoli prima di Dexter. È possibile che lo ignorasse anche Cicerone ma questo è un discorso diverso.

C’è Stairway to the Stars , una rapinosa ballad che inizia con una esposizione al pianoforte di Bud Powell che è prodromica all’entrata dell’enorme, invadente panetto di burro che è il suono del sax tenore di Dexter Gordon, che salendo e scendendo tra cinque o sei note apre cosmogonie e le richiude con la leggerezza dei saggi, di chi sa già tutto e si trattiene mentre te lo spiega, c’è un Willow Weep for Me che parte con dei ribattimenti in un relaxed medium swing tempo che costringe in modo obliquo al movimento, prima appena accennato e poi forsennato, i legamenti mediali e laterali della caviglia, fino a raggrumare le note, là in alti, a gruppi dispari. Poi c’è anche tutto il resto, che puzza di eterno, un eterno che possiamo fare nostro quando vogliamo, e questo è un segno forte della nostra fortuna.

Cose come i mattoni della casa, che ti dimentichi di avere messo nelle fondamenta ma qualora non ci fossero, sottolineiamo il qualora, inevitabilmente la casa cadrebbe con grande fragore di tegole, stoviglie e divani verdi, e cesserebbe di esistere. La cosa

è un disco, un supporto fisico da toccare e da tenere tra le mani, sul quale sono state messe le note, i pensieri, non saprei se anche le omissioni, di quattro persone che hanno riempito la loro parte di mondo di sensazioni musicali che tratteniamo presso di noi con cura e attenzione. Un giorno di maggio, per l’esattezza il 23, di un anno, per l’esattezza il 1963, in una città, per l’esattezza Parigi, presumibilmente nel pomeriggio, Dexter Gordon, uno degli inventori del sax tenore, Bud Powell, uno degli inventori del pianoforte, Kenny Clarke, che non ha inventato la batteria ma ne ha aumentato la grammatica, e il contrabbassista Pierre Michelot, che forse era in zona, si sono trovati negli studi francesi della CBS per incidere una manciata di brani, cinque nel disco originario, più altri due nella riedizione in cd, oltre a qualche altra cosa che è rimasta sospesa nel vento di quel maggio parigino, che ormai rappresentano una parte del vocabolario espressivo e semantico della musica jazz. La semantica è sempre stata una delle caratteristiche principali di Dexter Gordon, la parola che entra nel suo sax tenore e da lì ne esce restituita migliore, più netta, più pulita, la parola che costruisce dei discorsi che diventano storie, la inventio che diventa subito dispositio perché, anche se non lo sapeva, Dexter Gordon quando suonava seguiva scrupolosamente le Partitiones oratoriae di

Dexter Gordon immortalato a Parigi, nei giorni in cui registrò Our Man in Paris (© Mosaic Images).

Scrapple From The Apple Written by Charlie Parker

A1

Willow Weep For Me Written by Ronell

A2

Broadway Written by Bird, Woode, McRae

B1

Stairway To The Stars Written by Signorelli, Malneck, Parish

B2

A Night In Tunisia Written by Gillespie, P aparelli

B3

Dexter Gordon.

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