GrooveBack Magazine 003

compositore austriaco. Fra le circa cinquecento partiture arrivate, la giuria selezionò come vincitrice la Sinfonia n. 6 in do maggiore Op. 31 di Atterberg, che si aggiudicò così il premio di 10.000 dollari (da cui il soprannome di Dollar Symphony ). L’opera fu poi diretta da importanti bacchette dell’epoca, compresi Thomas Beecham e Arturo Toscanini, aumentando notevolmente la fama internazionale del compositore. È il caso di guardare un po’ più da vicino questo particolare concorso, soprattutto su come era formato e quali erano le altre opere in concorso, in quanto i giornali non furono teneri nel giudicare l’opera vincitrice come troppo effettistica e - a torto - come troppo legata alla tradizione: i brani finalisti furono trenta, selezionati a Vienna da dieci Paesi, con ogni nazione rappresentata da un compositore che costituiva la giuria. La stessa fu costituita da figure quali, tra gli altri, Aleksandr Glazunov, Franco Alfano, Carl Nielsen, Donald Tovey e Guido Adler. Delle partiture non vincitrici, ma che andarono piuttosto vicino al premio, ci furono la Terza Sinfonia di Franz Schmidt, la Sinfonia di Czesław Marek, la Gothic Symphony di Brian Havergal e le Variazioni sinfoniche di Charles Haubiel. Secondo voci di corridoio, tutte queste composizioni vennero scartate per il loro spiccato modernismo, in particolare quella di Havergal. Così, alla fine, la Sesta di Atterberg si impose, grazie al voto decisivo dello stesso Glazunov. Atterberg era da sempre legato al mondo tedesco e austriaco, nonché alle sue istituzioni e questo lo portò purtroppo durante la pagina più buia della storia del Novecento a intrattenere e a mantenere rapporti con la Germania nazista, visto che promosse scambi fra il suo Paese e la Germania, dirigendo personalmente le proprie opere presso orchestre e istituzioni tedesche. Inoltre, dal 1935 al 1938, fu segretario generale del Permanent Council for the International Co-operation of Composers ( Ständiger Rat für die internationale Zusammenarbeit der Komponisten ), fondato da Richard Strauss. Per quanto non siano mai stati provati una vera simpatia o sostegno al regime hitleriano, alcune lettere abbastanza compromettenti ne illustravano quanto meno posizioni tacciabili come antisemite e questo gettò un’ombra che non riuscì mai più a togliersi e che alla fine della guerra lo misero in una posizione progressivamente minoritaria rispetto alle nuove generazioni che guardavano con sospetto sia la sua figura di compositore - troppo legato alla tradizione passata - sia le sue ideologie politiche. Atterberg rimase impiegato all’Ufficio Brevetti fino al 1968, come scritto, l’anno del suo pensionamento e si spense a Stoccolma nel 1974, ormai ottantaseienne e musicalmente quasi dimenticato, inumato nel Cimitero Settentrionale della capitale svedese. Ma com’è esattamente la sua musica, al di là della sua tutto sommato normale e mai rocambolesca vita? Atterberg assimilò in primo luogo i modelli del Romanticismo tedesco e scandinavo, guardando in particolare a Brahms, Alfvén, Reger, Grieg, Sibelius e, sul versante russo, a Čajkovskij e Rimskij-Korsakov. Sul piano formale, le sue nove sinfonie (alle quali si deve aggiungere la Sinfonia per archi op. 53) si distinguono per un’accurata costruzione architettonica e tematica, con frequenti melodie di impronta popolare e l’inserimento di elementi politonali. Questo metodo compositivo appare già evidente in un primo lavoro di ampio respiro come il Concerto per violino in minore Op. 7 del 1913, e si sviluppa progressivamente nelle opere sinfoniche, culminando in alcuni dei suoi assoluti capolavori: la Sinfonia n. 3 op. 10, la Sinfonia n. 7 op. 45 del

1942 (nota come Romantica ) e, ancor di più, la Sinfonia n. 8 op. 48 del 1944. Quest’ultima merita un’attenzione particolare per l’intensa forza espressiva e la bellezza che, personalmente, mi portano alla mente alcuni momenti della Terza Sinfonia di Mahler o della Terza di Sibelius, in particolare il secondo tempo. Concepita dal desiderio di fondere in modo originale l’ampio patrimonio folklorico svedese - aspetto che emerge in forma particolarmente evidente nel secondo movimento - l’ Ottava colpisce per la sua vena visionaria e per l’intensità con cui i temi tradizionali vengono trattati. Atterberg lavora il materiale folklorico con uno spiccato senso del colore orchestrale e con un occhio alla grandiosità del gesto sinfonico, andando a creare un vero e proprio dipinto musicale della propria terra.

Il grande compositore finlandese Jean Sibelius, ammiratore della Sinfonia n. 8 di Atterberg.

È significativo notare l’apprezzamento espresso proprio da Sibelius per questa sinfonia e, allo stesso tempo, è interessante notare le differenze con quest’ultimo. Sibelius aveva immaginato il genere sinfonico come un percorso di continua evoluzione del proprio linguaggio (basti pensare al profondo scarto stilistico tra la sua Terza e la Quarta ), al contrario Atterberg si mantenne sostanzialmente coerente con il proprio orientamento tradizionale, pur rendendo via via più complesso il suo linguaggio. Tale fedeltà a un impianto classico, unita al dichiarato disinteresse per le nuove avanguardie musicali, riflette in parte il pragmatismo derivatogli probabilmente dalla sua professione di ingegnere e dal lavoro impiegatizio; tuttavia, episodi di grande slancio creativo dimostrano che la sua vena visionaria non fu mai soffocata e in nessuna opera rimase in uno stato “dormiente”, anzi. Basti pensare, ad esempio, al terzo tempo, Furioso , del Concerto per pianoforte in si bemolle minore op. 37 (1927-1935), dove si percepisce chiaramente la fusione fra la solidità costruttiva e armonica e la geniale libertà immaginativa che contraddistinguono la personalità artistica di Atterberg. Oggi le sue sinfonie stanno per fortuna conoscendo una nuova fortuna discografica grazie ad alcune etichette, in particolare per merito della CPO che le ha registrate, insieme con la Chandos e la Sterling che, pubblicazione dopo pubblicazione, stanno facendo emergere l’impressionante bellezza della musica di questo autore.

Discografia selezionata:

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