L’inno di Enrico Ruggeri alla libertà e alla vecchia, cara Europa di Marco Lincetto Marco Lincetto ha ascoltato l’ultimo CD registrato dal cantautore milanese, intitolato La caverna di Platone, e ne è rimasto entusiasmato. In questo articolo ce ne spiega i motivi, con la sua solita verve passionale, soffermandosi anche sulla qualità della presa del suono.
scrivono la storia, e gli uomini veri, quelli che vivono veramente la Storia, che è sempre caratterizzata da una varietà infinita di toni di grigio, molto diversa da quella narrata dai vincitori, tutta o in bianco o in nero. La storia siamo noi cantava uno dei migliori De Gregori di sempre, e gli risponde Ruggeri con il brano che apre il disco Gli Eroi del cinema muto , che poi siamo noi - sì mi ci metto anch’io dentro - che da sempre, ma in particolare dal 2020 in poi, ci siamo schierati dalla parte di coloro che pensano, che si rifiutano di adagiarsi sulla narrazione del potere di turno, qualunque sia la narrazione e qualunque sia il potere. Con questa dichiarazione di intenti, il disco procede per i quarantacinque minuti e rotti in cui con dodici più una canzone, il milanese DOC Enrico Ruggeri affronta i temi più differenti, con l’occhio critico del moderno Platone, ma anche con l’ansia della ricerca di un moderno Diogene. Ne Il Poeta affronta il tema, lancinante, dell’analfabetismo funzionale delle nuove starlette della cosiddetta musica popolare moderna e a ruota, quindi, della cosiddetta cancel culture , partita da un luogo non luogo che è poi una certa intellighenzia di area statunitense, che probabilmente neppure conosce il significato della parola cultura. E fa il paio con questo tema, qualche traccia dopo, con il brano Das ist mir würst dove senza se e senza ma, su una musica assonante con alcuni temi popolari bavaresi, dichiara senza mezzi termini il suo - e il nostro - amore per la cara vecchia Europa, quella appunto della millenaria Cultura europea che non a caso descrive, cito letteralmente il verso: Tra le cattedrali e i castelli del nord/Tra Vienna e la Scala, tra Londra e il Bolscioi [che sta a Mosca, aggiungo io, perché anche Mosca è Europa] … per poi, abbandonando il recitar-cantando che è il tratto interpretativo di tutto il disco e passando a uno scultoreo recitato (cito ancora letteralmente la strofa): “L’Europa delle banche, delle multinazionali/Dei centri di potere,/Della manipolazione del pensiero/Non è la mia Europa/Non è l’Europa che voglio . Insieme e non disgiunta dalla sua autentica presa di posizione politica, Ruggeri non dimentica di regalarci canzoni struggenti, legate a un lirismo minimalista dedicato per lo più agli ultimi della Terra (le Anime Salve di De Andréeiana buona memoria… ) in brani come Zona di guerra o La bambina di Gorla , in cui - in quest’ultima - ricorda le tragedie assurde e inutili arrecate dai portatori di libertà, ricordando qui l’episodio del bombardamento di Milano da parte dell’aviazione americana che il 10 ottobre 1944 colpì una scuola elementare nel quartiere Gorla, uccidendo 184 bambini - nell’ambito del disegno alleato di colpire esplicitamente la popolazione civile italiana, per fiaccare il sostegno degli italiani al regime fascista: una serie di bombardamenti che colpirono
Era da molto tempo che non mi entusiasmavo così per un disco nuovo. Sì, intendo dire proprio nuovo, pieno di canzoni nuove, inedite, tutte scritte apposta. È successo questa mattina, ascoltando il nuovo disco di Enrico Ruggeri, La caverna di Platone . E ho fatto bene ad acquistarlo in pre vendita tre settimane fa, perché appena uscito è andato esaurito praticamente ovunque, sia nei pochi negozi di dischi fisici rimasti, sia in quelli virtuali. E questo è un fatto non irrilevante che fa ben sperare per il futuro. Perché dentro questo disco c’è il meglio della creatività di uno degli ultimi artisti della musica, quella vera.
Una recentissima immagine di Enrico Ruggeri (© Angelo Trani).
Enrico Ruggeri, il cantautore rock, quello che all’inizio faceva il punk, ma che facendolo mostrava anche di saper suonare (quasi un ossimoro, per il genere… ), ma che poi subito marcò il suo percorso con i tratti caratteristici del miglior cantautorato italiano. Un artista sempre coerente con le sue idee e quindi con le sue scelte, che sempre hanno raccontato la realtà, quella vera, venandola di poesia segnata dai tratti della malinconia, e a volte, perché no, del rimorso e del rimpianto - perché le persone vere hanno sempre un po’ di rimorsi e di rimpianti, perché non esistono gli eroi senza macchia e senza paura, se non nella narrazione dei “vincitori”. Già, i vincitori… Ruggeri da sempre, ma in particolare in questo disco, riflette e ci racconta il suo punto di vista sui presunti vincitori, quelli che purtroppo, soli e sempre,
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