GrooveBack Magazine 003

indiscriminatamente le grandi città del centro nord, da Roma a Firenze, da Padova a Milano a Torino, a Cagliari… Nell’ultima parte del disco, il cantautore milanese si dedica a temi ancora più intimistici, fra cui svetta innanzitutto quel capolavoro che è Cattiva compagnia . Ricordate il vecchio adagio popolare che ci raccontavano da bambini, ovvero “meglio solo che in cattiva compagnia”? Ebbene, qui Ruggeri mescola le carte e ribalta il punto di vista, affermando nel finale come in realtà: Se soffri di solitudine probabilmente sei in cattiva compagnia./Se vivi

dall’alto, da chi ha subito la scure del potere per la propria dissidenza, da chi rivendica il diritto inalienabile e intrattabile alla libertà personale e, in seconda consequenziale battuta, alla libertà dei popoli, quelli veri, quelli ancorati alla proprie radici affondate in una tradizione millenaria, molto differente dai minestroni, dai melting pot farlocchi che vorrebbe imporre chi ancora, purtroppo, guida il vapore. La registrazione, il mix e il mastering di questo disco sono semplicemente perfetti, il disco, nella versione in CD, che ho utilizzato per questo ascolto, suona in modo spettacolare e appagante. Fra quelli che bazzicano il mainstream , come si usa dire, Enrico Ruggeri è l’unico artista italiano in attività, insieme con Edoardo Bennato, con il quale oggi mi sento affine e in piena sintonia. E, mannaggia, quanto mi sarebbe piaciuto poter produrre io questo disco! Ultima nota a margine, che mi porta a una lacrima di commozione, è di leggere nei credits , chiaramente sottolineato, come la voce di Enrico non abbia subito lo strazio dell’ autotune (NO AUTOTUNE). Altro tratto distintivo di chi la musica ancora la suona e la canta veramente.

La scuola elementare di Via Gorla a Milano, distrutta dalle bombe americane il 10 ottobre 1944.

nell’abitudine - sei solo . Un verso finale, questo, che arriva dopo una lunga confessione in poesia di molti tratti, probabilmente, della sua esistenza, sempre ai margini di una benedetta “cattiva compagnia” fatta di scelte, di errori e di tanta unica umanità possibile. Ruggeri gira ancora attorno a questo tema anche in due bellissime ballate; nella prima, intitolata Le notti di pioggia , in cui esplicitamente cita le parole “rimorsi e rimpianti”, con la consapevolezza del valore dei medesimi, differentemente dal vincitore di turno che normalmente si vanta di aver vissuto una vita senza rimorsi e senza rimpianti… E poi, arrivando all’ultimo brano che chiude il disco, in Arrivederci addio , dedicato a una morte tanto inevitabile quanto onesta nella sua essenza: Arrivederci addio/Abbracciami e respira la mia pelle/La notte è illuminata dalle stelle/Abbiamo riso insieme e insieme abbiamo pianto/Il fuoco non è ancora spento/Anche il paradiso può aspettare/Eppure prima o poi bisogna andare/Arrivederci addio/È stata un’emozione volta nello spazio/ Nell’ultima canzone c’ero io/Arrivederci addio . … E sull’ultimo Arrivederci addio , la musica sparisce e il disco finisce. Dunque, tredici brani che disegnano un affresco di un’umanità tanto possibile, quanto ormai oggi minoritaria, ma… forse in controtendenza… in fase di risveglio. Risveglio di cui Ruggeri si elegge cantore e mentore, e lo fa a buon diritto. Non ho parlato del brano che dà il titolo al disco, ovvero La caverna di Platone : ebbene… se non sapete di cosa si tratta, andatevi a studiare un po’ di filosofia, che male non vi farà, e ne capirete al meglio il significato! E la musica? È rock ad ampio spettro, con tante citazioni e concessioni ad altri mondi della cultura popolare, come appunto in Das ist mir würst . La cifra interpretativa di Ruggeri si caratterizza attraverso un piacevole, diffuso, recitar cantando, con poche ma significative scalate verso un lirismo emozionante, che gli è tipico e peculiare. Non vorrei dirlo, ma la musica, comunque solida, a tratti geniale, suonata in modo impeccabile da una schiera di musicisti fantastici, fa in questo disco da cornice nobile ai testi che credo mai come in questo caso sono tutti tanto fondamentali, quanto imprescindibili, nel tratteggiare la realtà di oggi, vista dalla parte di chi non si è mai piegato alle narrazioni imposte

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