Il pianista bavarese ha registrato, in un cofanetto di tre SACD per l’etichetta audiofila Divine Art, sette composizioni del compositore romantico di Zwickau, evidenziando come il suo pianismo sia il risultato di una lucidità intellettuale mutuata dall’ambito letterario e da quello musicale, sintesi perfetta di quell’ideale romantico tedesco esaltato da E.T.A. Hoffmann. Burkard Schliessmann e la “lucida follia” pianistica in Schumann di Andrea Bedetti
la musica di Schumann riconoscerà questo aspetto illogico, irrazionale, quasi folle. Tuttavia, rimaniamo nel regno delle banalità comuni se non specifichiamo esattamente come riesce a trasmetterci questa impressione. Possiamo sentire gli effetti dei metodi che usa, forse faranno risuonare in noi una sensazione profonda, ma non possiamo dire di “capirli”. Quindi, tutto nell’opera di Schumann è stato “pianificato” al massimo livello. Da qui la mia convinzione personale che Schumann non sia mai stato “malato”, ma sia sempre stato frainteso. […] Anche Bettina von Arnim considerava Schumann sano durante una visita a Endenich, ma il medico che lo curava era malato [come riportato da Ernst Burger: Robert Schumann . Schott, Mainz 1999, p. 329]). Certo, una testimonianza interessante, ma che va a cozzare contro le tesi di quegli esperti e di quegli psichiatri che invece hanno confermato, attraverso altrettanti documenti
e altre testimonianze, la presenza di turbe psichiche che deflagrarono definitivamente alla fine del 1853 e che portarono al tentativo di suicidio da parte di Schumann (tra i diversi contributi, cito solo quello particolarmente interessante del neuropsichiatra tedesco Uwe Henrik Peters, intitolato Robert Schumann. 13 Tage bis ENDEnich , nella traduzione italiana Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio , edito da Spirali, in cui fa presente come le cure, se vogliamo definirle tali, del tempo andarono a peggiorare ulteriormente la fragile psiche del compositore romantico). Ma ciò che importa, almeno in tale sede, è comprendere e analizzare la scelta fatta da Schliessmann per portare acqua al suo mulino, partendo dalla scelta delle pagine pianistiche spalmate nella playlist dei tre SACD. Nel primo disco troviamo la Kreisleriana , Op. 16, la Fantasia in do maggiore, Op. 17 e l’ Arabeske , Op. 18, mentre nel secondo SACD
Affrontando l’analisi di questo corposo ed elegante cofanetto della Divine Art, che presenta tre SACD con opere pianistiche di Robert Schumann nell’interpretazione del pianista tedesco Burkard Schliessmann, non posso che essere subito d’accordo con l’artista bavarese quando afferma che non sono tanto le opere pianistiche schumanniane, quanto le composizioni per voce e pianoforte che, nella loro combinazione di letteratura e musica, contribuiscono alla comprensione decisiva di questo compositore romantico e del suo potere di pensiero riguardo all’associazione tra poesia, illusione e realtà. D’altronde, Schumann sta alla musica come Gérard de Nerval, Friedrich Hölderlin e Novalis stanno alla letteratura e alla poesia, in quanto attraverso la loro opera, e anche tramite la loro vita, contrassegnata da risvolti drammatici e tragici, hanno tentato di
Il poeta, musicista e critico letterario Ernst Theodor Amadeus Hoffmann in un suo autoritratto. Questo artista rappresentò un preciso punto di riferimento per l’estetica e la creatività di Robert Schumann.
i Fantasiestücke , Op. 12, ancora l’ Arabeske , Op. 18 e Des Abends , che fa parte del primo libro dei Fantasiestücke , Op. 12, già eseguiti in precedenza; infine, nel terzo disco troviamo i Nachtstücke , Op. 23, i Drei Fantasiestücke , Op. 111 e i Gesänge der Frühe , Op. 133. Come a dire una scelta che unisce l’alfa con l’omega della produzione pianistica schumanniana, nel tentativo di fornire una chiave omogenea, nella sua linea progressiva, di tutto il percorso per questo strumento da parte del compositore di Zwickau. Una chiave indubbiamente omogenea, dettata dalla lucidità del pensiero e della creatività schumanniani, che Schliessmann porta avanti nel nome del fecondo rapporto tra letteratura e musica intrapreso dal geniale musicista romantico. Non solo, ma il pianista bavarese, sempre nelle sue note di accompagnamento, va a toccare e a individuare quei punti di contatto tra autori della letteratura romantica del tempo di Schumann, ossia Joseph von Eichendorff, E. T. A. Hoffmann e Friedrich
Robert Schumann in un dagherrotipo risalente al 1850, in cui si nota l’evidente gonfiore causato dall’abuso cronico di alcol.
sostituire il pensiero logico, il razionalismo, con una nuova forma di comprensione della realtà circostante. Ma c’è un’altra affermazione di Schliessmann, invece, che non mi trova particolarmente d’accordo, quando scrive nelle ricche e abbondanti note di accompagnamento al cofanetto della Divine Art, che «Chiunque ascolti attentamente
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