spontaneo, fatto di ritmo e di ribellione, di swing e di catene spezzate, un fenomeno chiamato jazz e al quale dedicò anche una poesia, intitolata A solo di saxofono .
Come spiega ancora Virone, la band che si esibisce dal vivo, accompagnando lo spettacolo sulla figura di Cesare Pavese, è formata da nove elementi, che rappresenta l’attuale corpo docenti della sezione jazz presso la Fondazione Fossano Musica , anche se in sede di registrazione del CD, tutti i brani, otto per la precisione, sono stati riorchestrati per essere eseguiti da una formazione più ampia. La prima osservazione da fare, dopo che ho ascoltato questo disco, è che a mio avviso questi brani hanno un loro perché e un risultato più plausibile nel momento stesso che vengono eseguiti in sede di concerto e di spettacolo. Questo perché si avverte, di fondo, che la loro funzione, e il coinvolgimento che ne può derivare, è squisitamente legata a una narrazione scenica, con l’elemento e la struttura sonori che fanno da accompagnamento, da
Il sassofonista e compositore Gianni Virone (© Enzo Fornione).
corollario fomentatore di sensazioni, di emozioni, di immagini e, inevitabilmente, di ricordi che scaturiscono dall’impatto esistenziale vissuto da Pavese nella sua terra contadina e tra le piazze e le vie torinesi. D’altronde, nello stesso disco, la funzione musicale o, per meglio dire, strumentale, diviene collante con l’apporto dato dal canto di Sonia Schiavone e dalla voce narrante dello stesso Pinuccio Bellone, con la conseguente impressione che qui la musica non è certo il cuore nevralgico del tutto, un primus inter pares , ma resta, per così dire, connotato marginale rispetto alla forza, all’energia sprigionate dal “racconto” fatto dal canto e dalla narrazione. Quanto alla musica in sé, rappresenta il frutto di un lavoro che affonda le sue radici sul tipo di jazz composto e suonato all’epoca di Pavese, nella Torino degli anni Trenta, quando gli appassionati di questo genere musicale, stimolati dalla passione del collezionista Alfredo Antonino, si riunivano quasi clandestinamente al Caffè Crimea per ascoltare registrazioni a 78 giri e musica dal vivo. Ergo , un jazz facilmente orecchiabile, in cui la sezione dei fiati e degli ottoni la faceva da padrone, sulla scia di quello proposto dalle orchestre di Louis Armstrong e Duke Ellington, insomma, quello stesso tipo di jazz che sarebbe piaciuto così tanto, venti anni dopo, a un Fred Buscaglione. Nulla da eccepire sulla resa sonora da parte di tutti gli artisti chiamati al progetto, a cominciare da Gianni Virone che si cimenta con suoi vari sax, punta di diamante della
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