GrooveBack Magazine 003

Scrive Davide Ielmini nelle note di copertina: «È una filosofia di vita, questa, che Gaeta esalta con raffinatezza e ferocia espressiva, reimmaginando un suono inestinguibile nel quale si vivacizzano tanto le tecniche del combo jazz (svettano i sax di Max Ionata, con soli ricchi di simmetrie e pienezza timbrica) quanto quelle di un ensemble cameristico - il Piemme Project - capace di incandescenze a volte lunari». Gaeta coglie appieno lo spirito e l’essenza del costrutto manciniano con un lavoro sognante, evocativo e divertente ma anche decisamente sottile e raffinato. L’aura misteriosa ma calorosa è mantenuta per tutto l’album, le melodie principali del materiale trattato sono di certo rispettate, ma notevolmente nobilitate dai vari passaggi

del carattere relativamente intimo, piuttosto che estroverso o ballabile della partitura. Basta ascoltare Arabesque , con la sua atmosfera esotica e il suo crescendo orchestrale, mentre Be Happy ammalia con la sua gioiosa luminosità, così come It Better Be Tonight , cantato da Monica Mancini, assume un carattere decisamente swing dai contrafforti latini. Loss In Love è una ballata intensa e romantica dall’atmosfera mite che rimanda immediatamente a un set cinematografico degli anni Sessanta. Lujon si sostanzia come un altro quadro struggente che esalta la potenza della melodia manciniana, a cui l’imponenza orchestrale consente di non indugiare troppo nel languore; per contro la celebre Moon River diventa un brivido lungo la schiena e una carezza avvolta in un arazzo disegnato dagli archi e fuso a caldo dalla splendida voce di Monica Mancini. Mr. Lucky è un viaggio appassionante in un “swingante” plot narrativo, dove l’ascoltatore potrebbe stabilire ed intessere la propria trama a piacere. Il cupo e misterioso incedere

della chitarra in Peter Gun con i suoi triangoli metallici è davvero trascinante. La scrittura vorticosa degli archi e le lancinanti e aggressive battute dei fiati in cui svetta il sassofono di Max Ionata, fa esplodere la versatilità e la modernità compositiva di Mancini in tutta la sua potenza, magnificata oltremodo dagli accordi dorati e scintillanti del pianoforte di Gaeta, il quale, per contro, ne esalta la vena poetica in Royal Blue , complice un sassofono da mille e una notte. Theme Song From The Molly Maguires , con i suoi

La cantante Monica Mancini, figlia del grande compositore italo- americano

improvvisativi e dagli interscambi orchestrali che diventano il tratto distintivo dell’opera. Il lavoro di Gaeta e soci è soddisfacente e, persino, leggermente più interessante rispetto agli assunti originari dei singoli brani, grazie ai ganci improvvisati che si muovono in territori lontani dalla melodia principale. Prosegue Ielmini: «Monica Mancini con le sue sfumature a tratti notturne dimostra quanto il lavoro di suo padre fosse, prima di tutto, quello di uscire dalla propria comfort zone . Soppesando con estrema cautela il muoversi delle parti, e ordinando le sequenze secondo la logica dei flussi e non dei blocchi, Gaeta compone un percorso senza addensamenti e in continua espansione. È l’estasi del movimento e dell’avanzare ostinato, ma senza cedere al citazionismo o alla tronfiaggine della modernità arruffata». Soprattutto non c’è ricalco manieristico o plagio “karaokeistico”, mentre la compagine guidata da Gaeta si muove agilmente attraverso il sistema dei vasi comunicanti, apportando nuovi valori e significati semantici e artistici alle partiture del compositore italo-americano. «È l’avanguardia di una narrazione interiore e sofisticata che radiografa il Mancini musicista e uomo», aggiunge Ielmini. «Sempre così attento all’ironia, al sorriso, se vogliamo anche a quella leggerezza colta che fa della musica un’icona per l’umanità. Quindi, sono quelle indagini sul tempo, quei contrappunti di sensi e quei canti - potrei dire «a la maniera italo-americana» - a stimolare il guizzo di questo giovane pianista abruzzese. Che modella il suo lavoro su armonie che sono esse stesse voci, così ben affilate da trasformare il loro incontro con il blues, lo swing, l’esotismo e un certo languore pop in pennellate di euforia e romanticismo». L’ ensemble diretto da Walter Gaeta aumenta il calore termico e la mistica della struttura armonica manciniana, il che permette agli strumenti di dispiegare la loro magia e di rinverdire il costrutto con intensità, apportando nuova linfa vitale ad alcuni motivi immortali del maestro, a prescindere dalla composizione in oggetto o

emozionanti passaggi ritmici e la «religiosa» riscrittura per gli archi, conserva una piacevole aura da colonna sonora, in osservanza ai dettami del maestro. The Day Of Wine And Roses , con il suo groove incalzante, che porta il sassofono ad alta quota, è sicuramente uno dei climax dell’album, in cui gli archi iniettano un sapore vagamente esotico-retrò. L’atto conclusivo, eufonicamente in linea con il mood di Mancini, è l’unico originale a firma Gaeta, in cui la struttura ondulata e setosa lascia che la voluminosità degli archi si alzi e si abbassi rendendo il pezzo superbamente avvolgente. Breakfast With Henry Mancini - Feat. Monica Mancini è un disco di pregio e coeso al limite concept , dove tutti gli undici brani sono imbastiti sulla medesima trama espressiva, con minime alterazioni strumentali e di mood , in cui la coesione assume un valore aggiunto quanto le composizioni trattate, perché non si può dire che il materiale non sia stato scelto con saggezza.

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