GrooveBack Magazine 006

Sicuramente mi interfaccio con loro ed esprimo anche le mie opinioni se necessario, ma normalmente lascio che siano loro a gestire questo importante quanto impegnativo aspetto della registrazione. Quando devo realizzare una nuova produzione discografica, la scelta del luogo dove fare la registrazione è fondamentale. Normalmente faccio un sopralluogo con il musicista, vado a “sentire” come suona l’ambiente e verifico tutto ciò che, agli occhi (e soprattutto alle orecchie) di una persona normale, sebbene preparata musicalmente, può sfuggire o apparire non determinante per la buona riuscita del progetto. Rumori di fondo, tempo di riverberazione e risonanze anomale dell’ambiente possono rovinare completamente e irreparabilmente una registrazione. La buona acustica di una chiesa piuttosto che di una sala, tra l’altro, oltre a far sentire a proprio agio i musicisti che vi devono suonare e dare il meglio di sé, offre la possibilità di utilizzare in fase di missaggio la riverberazione naturale senza doverne aggiungere in modo artificiale. Moltissime mie registrazione sono fatte solo ed esclusivamente utilizzando l’ambientazione naturale del luogo dove sono state registrate. Non sempre ma, a volte, ci sono degli ambienti “magici” dove l’acustica è talmente perfetta per la musica che devo registrare che basta posizionare pochi microfoni ed è già tutto fatto. Non serve correggere o aggiungere nulla. È bellissimo. Quali sono le sue preferenze personali in fatto di musica? Inoltre, si ritiene un audiofilo a tutti gli effetti, ossia abituato ad ascoltare la musica con un impianto audio confacente a soddisfare i requisiti della cosiddetta “alta fedeltà”? Ascolto di tutto. Mi lascio incuriosire per il piacere di ascoltare, conoscere, imparare dal lavoro degli altri, cogliere degli aspetti che poi potrebbero tornarmi utili e, più in generale, per potermi fare una mia opinione e un mio pensiero in merito. La mia discografia?

Una postazione di registrazione organizzata all’interno di una chiesa.

certi che le informazioni provenienti dalla catena analogica arrivino praticamente inalterate fino al supporto finale, CD, DVD o Bluray che sia. Personalmente, quasi tutte le registrazioni che seguo nell’ambito della musica classica vengono effettuate in esterna, teatri, chiese, auditorium ecc. In queste situazioni, per evitare il più possibile interferenze, disturbi e degrado nel trasporto del segnale, dispongo il rack dei preamplificatori microfonici e dei convertitori molto vicino ai microfoni in modo da preservare l’informazione analogica con cavi microfonici di qualità (solitamente uso cavi Mogami), ma molto corti. In questo modo, il trasporto del segnale fino alla postazione di regia (che normalmente posiziono in una stanza adiacente alla sala o nelle sacrestie delle chiese ma a volte anche molto distante dalla postazione di ripresa) viaggia in modo sicuro in formato digitale e arriva direttamente alla workstation . Il materiale così registrato non subisce più alcuna manipolazione se non quella necessaria in fase di editing e di missaggio in studio. Nella mia catena analogica per la presa del suono come preamplificatori microfonici uso la serie a rack derivata dalla famosa consolle Amek 9098 progettata da Rupert Neve a cui collego i convertitori Apogee AD16X. Le registrazioni normalmente sono effettuate a 192KHz. Quanto è necessaria, per un ingegnere del suono, la conoscenza e la competenza nel campo del linguaggio musicale? Glielo chiedo poiché molti potrebbero pensare che per intraprendere questa professione ci sia bisogno solo di una specializzazione tecnica in sé, ossia “ingegneristica”… Direi fondamentale. Non è pensabile andare a registrare un’orchestra di musica barocca, un quintetto per archi o un organo storico, senza conoscere le caratteristiche timbriche degli strumenti impiegati e senza aver fatto degli ascolti a priori della registrazione per conoscere ciò che si va a registrare e per sapere esattamente quello che si vuole ottenere o, al contrario, ciò che invece si vuole assolutamente evitare. Così come altrettanto indispensabile è avere una conoscenza delle composizioni musicali e del linguaggio musicale espresso nelle varie epoche senza per questo invadere il territorio dell’espressività e dell’interpretazione propria del musicista. Durante una registrazione, io non faccio mai la direzione artistica. Lascio questo complesso lavoro solitamente a una persona di fiducia degli interpreti.

La microfonatura adottata da Paolo Carrer per il suo sistema Auro3D.

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