unico e gutturale, non era adatta a tutti i generi. La svolta arrivò nel 1968, quando rispose a un annuncio su un giornale locale scritto da un batterista di nome Bill Ward. Bill e Ozzy si conobbero e si misero alla ricerca di altri membri. A loro si unirono ben presto il chitarrista Tony Iommi e il bassista Geezer Butler. Tutti quanti condividevano il medesimo background operaio.
Il secondo disco, Diary of a Madman (1981), confermò il successo del primo e mostrò un lato più maturo e riflessivo di Ozzy. Tuttavia, la tragedia colpì presto: nel 1982, Randy Rhoads morì in un incidente aereo. Fu un colpo devastante per Ozzy, che cadde in una spirale autodistruttiva da cui solo l’amore di Sharon sembrava poterlo salvare. Gli anni Ottanta: eccessi, successi e scandali Nonostante la tragedia, Ozzy continuò a pubblicare dischi. Bark at the Moon (1983) segnò il ritorno sulle scene, con Jake E. Lee alla chitarra. Con il suo paraphernalia horror , il trucco teatrale, i videoclip spinti, Ozzy divenne ben presto una figura centrale della nuova MTV generation. I
I Black Sabbath, quindi, nascono - come un migliaio di altre band inglesi del tempo, ispirati dal blues e dal beat. Ma quale fu - brevemente - il momento scatenante per la nascita del loro sound ? Secondo quanto riportato dal bassista Geezer Butler, tutto nacque dopo aver visto i King Crimson esibirsi al Mothers Club, mentre suonavano una loro straniante versione di
Ozzy Osbourne e Sharon Arden nel giorno del loro matrimonio, celebrato alle Hawaii il 4 luglio 1982 (© Kelly Osbourne).
Ancora Ozzy in una foto del 1975, ai tempi del suo sesto album con i Black Sabbath, Sabotage.
suoi tour - sempre più spettacolari - contribuirono a costruire il mito. In quegli anni, però, emersero anche i suoi lati più controversi. Ozzy divenne il bersaglio delle associazioni cristiane conservatrici americane. Fu accusato di istigare al suicidio con canzoni come Suicide Solution e di adorare Satana. In realtà, Osbourne affrontava spesso, seppur con ironia, i temi dell’alienazione, della depressione e dell’autodistruzione. Nel 1986 uscì The Ultimate Sin , disco controverso, troppo levigato per alcuni, ma contenente la hit Shot in the Dark , che ampliò il pubblico di Ozzy. Un anno dopo, pubblicò Tribute , album live dedicato a Randy Rhoads, che servì da celebrazione e da catarsi personale. Con No Rest for the Wicked (1988), Ozzy introdusse un nuovo prodigio alla chitarra: Zakk Wylde, che divenne una colonna portante della sua band nei decenni a venire. L’album segna un ritorno a un sound più aggressivo e heavy , pur mantenendo le melodie tipiche dello stile sabbathiano. Lo stile grezzo, imbevuto di southern rock, infatti, faceva di Wylde un comprimario perfetto per la voce di Osbourne. Più rock, più intenso e più immediato. Un sound che alle soglie degli anni Novanta, ben si sposava con i rinnovati gusti del pubblico, che stava prendendo le distanze dalle produzioni plastificate degli anni Ottanta. Gli anni Novanta Negli anni Novanta, Ozzy pubblicò alcuni dei suoi album più solidi: No More Tears (1991), probabilmente il suo capolavoro solista, contiene brani che oggi sono classici assoluti, come la t itle track, Mama, I’m Coming Home e Road to Nowhere . La ballata Mama, I’m Coming Home è particolarmente significativa: scritta per Sharon, rappresenta una delle prime dichiarazioni d’amore sincere nella discografia di Ozzy. Il brano segnò anche un riavvicinamento a un pubblico mainstream , lontano dall’immaginario metal classico. I testi, si facevano via via più introspettivi e meno teatrali. Nel 1992 Ozzy annunciò il suo ritiro con un tour intitolato No More Tours . Durò poco. Il bisogno del palco era troppo forte.
Mars, the Bringer of War dalla suite The Planets del compositore Gustav Holst. Un ascolto catartico dato che, il giorno dopo, la band si mise al lavoro su un suono che ne seguisse la falsariga: potente, trionfale, super distorto e lentissimo. Gli ingredienti principali del suono doom che hanno affascinato, in seguito, band diversissime. Un salto in avanti nel tempo: l’uscita dai Sabbath e la rinascita solista Nel 1979, i Black Sabbath diedero il ben servito ad Ozzy Osbourne. Droghe pesanti, alcol e un caratteraccio ai limiti dell’inaffidabilità i motivi principali. Fu la fine della sua carriera? Ovviamente no. Come nelle migliori favole - in questo caso nere, anzi nerissime – c’è sempre un deus ex machina . In questo caso, fu sua moglie Sharon Arden, figlia del potentissimo manager Don Arden, che decise di credere in lui. Da lì, la sua totale rinascita: non solo una nuova carriera musicale, ma anche un matrimonio destinato a durare tutta la vita. Nel 1980 esce Blizzard of Ozz , il primo album solista di Ozzy. Un debutto folgorante, contenente brani come Crazy Train, Mr. Crowley (leggendaria la sua intro di synth ) e Suicide Solution . L’album miscelava tematiche oscure ed esoteriche con riff trascinanti e una produzione moderna. Al suo fianco, un giovane chitarrista destinato a diventare leggenda: Randy Rhoads. Il sodalizio tra Ozzy e Rhoads avrebbe definito il suono dei primi anni Ottanta. Il virtuosismo classico di Rhoads e la teatralità vocale di Osbourne erano un connubio perfetto. Con i suoi riff incisivi e i suoi assoli virtuosistici, Rhoads non è un semplice chitarrista di supporto, ma un vero e proprio co-protagonista. La sua tecnica, influenzata sia dal metal che dalla musica classica, dà vita a brani complessi, ma al contempo orecchiabili, perfetti per il mainstream .
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