GrooveBack Magazine 006

Fu una sorta di coup de théâtre , quasi un testamento artistico, visto che solo poche settimane dopo il 22 luglio se ne andò a sorpresa all’età di 76 anni nella sua casa del Buckinghamshire a causa di un infarto, lasciando una foltissima schiera di “figli d’arte” e discepoli in tutto il mondo. A questo punto, eccoci a tirare le somme. Senza voler fare sensazionalismi gratuiti, si può dire senza ombra di dubbio che il mondo del rock non sarebbe, e non sarebbe stato, lo stesso senza il “re delle Tenebre”. Perché? In fondo, come artista non aveva una preparazione particolare, né era un musicista vero e proprio. Ma aveva talento, un’energia quasi primordiale e la capacità di incanalarla verso una visionarietà del tutto particolare. Così come nella poesia, anche nel mondo del rock di “maledetti” è stato pieno il mondo, soprattutto fra i Sixties e i Seventies . Ma Ozzy ha saputo andare sicuramente oltre, incarnando quella ribellione ai luoghi comuni e quell’energia di cui sotto sotto prima, più in superficie poi il periodo degli anni Sessanta e Settanta è stato permeato. Nonostante a un primo sguardo la sua carriera musicale possa apparire poco coerente, a un esame più ponderato si nota un filo che unisce tutta la sua esperienza. E questa sua energia è stata compresa e apprezzata non solo dai suoi fan, ma anche a testimonianza del suo valore artistico da una lunghissima serie di musicisti di valore con i quali ha collaborato, molti dei quali anche grazie all’esperienza con lui sono poi diventate stelle di primo piano del panorama mondiale.

The last show… Da tempo giravano voci su una possibile, finale reunion dei Black Sabbath. E proprio all’inizio di quest’anno, dopo che le chiacchiere si erano fatte più insistenti, era giunta la conferma: il 5 febbraio 2025 fu annunciato un grande evento nella natia Birmingham, a Villa Park, nel corso del quale Ozzy Osbourne si sarebbe esibito un’ultima volta, dopo vent’anni di assenza dal palco, proprio con la formazione storica dei Black Sabbath: Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Bill Ward alla batteria. L’appuntamento, fissato per il 5 luglio, non era però dedicato solo ai Sabbath; l’evento di celebrazione avrebbe spaziato su tutta la sua carriera, sia con la band sia come solista. La serata fu intitolata Back to the beginning e vide sul palco una serie di mostri sacri chiamati a celebrare la leggenda Osbourne. La scaletta ha visto sul palco Mastodon, Rival Sons, Anthrax, Halestorm, Lamb of God, Tom Morello’s All Stars (supergroup A), Jack Black, Alice in Chains, Gojira, Tom Morello’s All Stars (supergroup B), Pantera, Tool, Slayer, Fred Durst, Guns N’Roses, Metallica e infine Ozzy Osbourne e i Black Sabbath. Per i suoi brani da solista, Osbourne è stato affiancato da una formazione composta da Zakk Wylde (chitarra), Adam Wakeman (tastiere), Mike Inez (basso) e Tommy Clufetos (batteria); per tutta la serata Ozzy ha cantato seduto su un trono. Il concerto ha avuto una durata di circa dieci ore. Non è stato certo il migliore per la voce di Ozzy Osbourne, ma sicuramente quello più “umano”, con il cantante a ripercorrere un’intera vita di successi e a incassare l’inchino dell’ hard’n’heavy di tutto il mondo. Tutti i proventi del concerto sono stati devoluti in beneficenza. S.R.

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(© Kevin Mazur for The Rock and Roll Hall of Fame)

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