GrooveBack Magazine 006

Che cos’è il Master Clone? Ce lo spiega Marco Lincetto

che si coglie perfettamente la gioia di poter finalmente fare musica insieme , di poter comunicare con i suoni la necessità di porsi oltre se stessi. Ma, sia ben chiaro, questa registrazione non è un saggio di comportamento antropologico, ma l’appassionata emersione di una partitura che, oltre a evidenziare un’appropriata restituzione del linguaggio rachmaninoviano, intriso di difficoltà tecniche e di passaggi impervi, ne evidenzia anche la purezza stilistica, magari a volte anche ingenua, ma caratteristica di un humus , di una sensibilità che si ribellavano ai cambiamenti irreversibili in atto nel proprio tempo. Infine, un commento sulla presa del suono, effettuata da Michele Sartor, e dal risultato poi ottenuto, a livello di riversamento, da parte di Marco Lincetto. Un master racchiuso in un formato rigido digitale? Se non conoscessi il patron della Velut Luna da svariati anni e ciò che riesce a sfornare a livello di qualità eccelsa, avrei quantomeno inarcato un sopracciglio…, ma mi sono bastati cinque secondi di ascolto, non di più, per rendermi conto che mi trovavo di fronte a un flusso sonoro che assai raramente avevo ascoltato a livello di CD. Prima di tutto, la suprema pulizia emanata non solo dal timbro degli strumenti, ma anche dall’irradiazione dello spazio fisico nel quale si era svolto l’evento sonoro, una pulizia che implicitamente permetteva la presenza di una palpabilità quasi tattile della dimensione audio, tanto per intenderci quella pulizia che permette all’ascoltatore di sentirsi proiettato fisicamente in ciò che sta ascoltando. Questo perché la dinamica e la microdinamica, caricate da una velocità e da un’energia davvero impressionanti, permettevano, in sede di palcoscenico sonoro,

Le edizioni Velut Luna Master Clone nascono con l’intento di offrire a pochi appassionati il piacere di poter apprezzare il suono del master originale direttamente a casa propria. Ecco, quindi, che si è deciso, al momento di produrre il CD MASTER destinato alla duplicazione industriale dei CD, vale a dire la prima generazione generata direttamente dalla Workstation MAGIX, di realizzare non solo quella destinata alla stampa ma di produrne altre, identiche, numerate e firmate da Marco Lincetto, destinate alla vendita. Questi CD sono a tutti gli effetti dei MASTER, in tutto e per tutto identici a quello

destinato alla stampa, quindi non una copia di esso, in quanto sono realizzati direttamente e singolarmente dalla Workstation professionale con velocità 2x o 4x e non subiscono quindi alcun processo industriale cui vengono sottoposti normalmente i CD in commercio. Presentati in una confezione grafica nota come “digipack” in elegante cartoncino pesante molto essenziale, tali particolarissimi CD rappresentano il punto di eccellenza massima d’ascolto per quanto riguarda il formato CD Standard 16bit / 44.1KHz. Per non perdere alcun margine qualitativo vengono utilizzati come supporto gli straordinari supporti CD.r 24K GOLD, oppure MASTERBLACK.  Marco Lincetto

di avere un’altezza e un’ampiezza del suono davvero rimarchevoli, un fenomeno che si verifica quando l’impatto sonoro è tale da circondare colui che ascolta. Appare chiaro che pulizia generale significa pulizia anche nei particolari, come succede nei registri dei cinque strumenti chiamati in causa, in cui la gamma acuta e quella medio- grave non mostra sbavature di sorta, gamme che sembrano letteralmente scolpite nel loro procedere esecutivo,

La cover del Master Clone della Velut Luna con la trascrizione del Concerto n. 2 di Rachmaninov.

a dir poco ovvia e scontata in una trascrizione, ma l’ha debellata, e questo soprattutto nell’ultimo tempo, ossia l’Allegro scherzando, da quelle tipiche sovrastrutture e da quei appesantimenti che soventemente gravano sulle partiture di Rachmaninov (è questo uno dei principali appunti che, in sede critica, sono stati mossi nei suoi confronti), permettendo così di assaporare, attraverso uno scorcio diverso, più proficuo, più duttile, la compiutezza e la brillantezza della partitura, giungendo al punto, come accade proprio nell’ultimo tempo, di scorgerne barlumi di modernità, ossia di spostare la figura e l’arte musicale rachmaninoviane in una temperie creativa che appartiene maggiormente al tramontante tardoromanticismo e non a quello smaccatamente čajkovskijano al quale l’autore mirò come modello ideale. Il dolore, il senso di smarrimento, l’angoscia provocata da quel senso di ineluttabile precarietà causati dall’affrontare un periodo, buio, colmo di sofferenza e di disagio esistenziale, che ha contraddistinto i lunghi mesi della pandemia, hanno in questo caso dato vita a una mutazione, che oserei definire comportamentale, nell’impatto emotivo che ha coinvolto Eliana Grasso e gli altri interpreti di questa registrazione. Nel senso che la loro lettura è stata all’inseguimento di un qualcosa che li staccasse dal clima minaccioso e limaccioso che colava e sporcava la vita di coloro che erano costretti a provare una situazione totalmente diversa rispetto a quella promossa da quella normalità che esiste nel rapporto tra soggetto e oggetto. Con ciò intendo affermare

Sergej Rachmaninov con il suo strumento prediletto nello studio della sua abitazione, trasformata in dacia, a Beverly Hills.

permettendo di conseguenza di cogliere assai bene il loro articolarsi individualmente. Ho fatto cenno alla palpabilità derivata dal grado di pulizia e di riproposizione ideale della registrazione: ebbene, anche il dettaglio che si percepisce rimanda al colore nero del CD, nel senso che la quantità di nero che si infiltra tra gli strumenti e gli interpreti è tale che la sensazione di presenza fisica risulta davvero eccelsa. Un’ultima annotazione: ho ricevuto le tracce audio del CD anche in formato liquido (tenete conto che il timing è di soli 37.30 minuti, a fronte di un “peso” che supera un giga…): ebbene, la differenza nell’ascolto con il supporto fisico e in quello con le tracce liquide è praticamente inesistente, se non per delle inezie che riguardano la matericità e quella pulizia sulla quale ho insistito nella mia analisi.

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