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LA ROBOTICA NEL VIGNETO
mente classificare in due tipi di intervento, passivo e attivo. In altre parole, alcuni robot si limitano a rilevare i più vari parametri, di natura meteorolo- gica, ambientale, e dello stato della coltura e, se del caso, del terreno, mentre altri, più evoluti, oltre a ciò eseguono in totale autonomia una o più la- vorazioni, sostituendo quindi la macchina tradizio- nale e il suo conducente. Nel vigneto, senza dubbio le operazioni sulle quali al momento si osserva la maggior attenzione sono il diserbo meccanico sottofila e, in misura mino- re, lo sfalcio del cotico erboso nell’interfilare, ma ci sono modelli che effettuano anche trattamenti fitosanitari specifici, la semina (per esempio di un sovescio), la concimazione minerale, ecc. Sembra esclusa, almeno al momento, la lavorazione del suolo, per l’elevata richiesta energetica e di trazio- ne che comporta, che non è compatibile con l’au- tonomia operativa degli attuali robot, e la raccolta dell’uva, anche se qualche tentativo in tal senso si sta rivelando promettente. SENSORISTICA DI VARIO TIPO Anche se in un’ottica futura orientati sistemati- camente al machine learning e dotati di funzioni sempre più sofisticate di Intelligenza Artificiale, i robot agricoli sono comunque macchine, e devo- no pertanto essere equipaggiati da una numero- sa serie di sensori, interni ed esterni, finalizzati alla miglior efficienza ed efficacia lavorativa e soprat- tutto al massimo livello di sicurezza operativa. In generale, i sensori installati sui robot possono essere di natura meccanica, chimica o elettrica, e consentono alla macchina di rispondere all’am- biente circostante in modo flessibile, monitoran- do il loro stato di funzionamento e quello dell’am- biente circostante, inviando segnali elettronici ai controller. Di fatto, i robot hanno bisogno di cono- scere la posizione e il movimento della loro strut- tura, per monitorarne il comportamento. Da que- sto punto di vista, sono disponibili sensori interni, che si definiscono «ProprioCettivi» (PC) perché for- niscono al robot valori interni al sistema robotico, come ad esempio l’angolo dei giunti di sterzo, la posizione della ruota, il livello di carica della bat- teria, ecc., e sensori esterni, ovvero «EsteroCettivi» (EC), poiché si occupano della conoscenza dello stato esterno, come le osservazioni dell’ambien- te e dei suoi oggetti. Una diversa classificazione dei medesimi sensori prevede elementi attivi (A), che funzionano emettendo radiazioni, come un ad esempio radar, oppure passivi (P), cioè che ot- tengono passivamente energia, come una video- camera.
Tra le varie filiere produttive agricole di pieno campo, quella delle coltivazioni specializzate, e segnatamente la viticoltura, sta riscontrando una sempre più frequente diffusione di robot, o comunque di veicoli robotizzati ad elevato livello di autonomia operativa. All’inizio del secolo scorso, ovvero nei primi anni del ‘900, ben il 33% circa della popolazione era im- pegnata nelle attività agricole; nel 1950, all’epoca della cosiddetta “rivoluzione verde”, grazie al deci- so sviluppo della meccanizzazione tale percentua- le era scesa notevolmente, per arrivare ai giorni no- stri, dove solamente l’1,5% della forza lavoro opera stabilmente nel settore agricolo.
Oltre al già ricordato tumultuoso progresso del- la meccanizzazione, questa drastica diminuzione è anche dovuta al progressivo abbandono delle campagne; sono sempre meno i soggetti disposti a fare l’agricoltore, con un ricambio generazionale sempre più problematico, anche perché il lavoro agricolo è sostanzialmente stagionale, e in molti casi non può assicurare una soddisfacente stabilità economica. In un quadro simile, occorre per i prossimi decenni un aiuto sempre più importante dalla tecnologia: da questo punto di vista, la cosiddetta “robotica agricola” si sta rivelando da qualche tempo estre- mamente promettente, soprattutto in quelle coltu- re, come il vigneto per la produzione di uva da vino, dove il valore aggiunto del prodotto è significativo, consentendo investimenti di una certa entità.
L’attuale “agricoltura 4.0” si evolverà quindi in 5.0, con una presenza sempre più assidua di robot, che costituiranno ancora, come peraltro già si in- travedendo, un elemento fondamentale dell’atti- vità lavorativa. Si tratterà però di mezzi ancora più sofisticati e con mansioni circoscritte, e soprattutto non andranno a sostituire il lavoro umano. I nuo- vi robot saranno infatti macchine collaborative, programmate per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi. Ai robot spetterebbero quindi le attività maggiormente sgradevoli, quelle identificabili in inglese con le «3D»: dull, dirty and dangerous, cioè ripetitivo, sporco e pericoloso. MOLTEPLICI FUNZIONI Il contributo che i robot possono offrire in agricol- tura, e in particolare in viticoltura, si può sostanzial-
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