si può apportare al sistema consiste solo nella sostituzione dei cavi d’alimentazione originali più o meno assimilabili a quelli tipicamente utilizzati nell’informatica, con altri ipoteticamente migliori. Non farò una recensione del sistema, perché lo scopo di questo inciso sulla coppia di diffusori in questione non è quello di parlare di queste Kef, però mi sembra corretto affermare che dopo un ascolto di un paio d’ore la mia impressione è stata di avere di fronte un sistema con diffusori virtualmente più grandi, dall’impatto sonoro notevole ma, al tempo stesso, molto corretti timbricamente e con una focalizzazione del posizionamento degli strumenti di assoluta eccellenza; insomma, se si dovesse giudicare il tutto utilizzando una metodologia identica a quella utilizzata per valutare un sistema tradizionale, direi che ci troviamo di fronte veramente a un bell’impianto. Ho citato questo sistema perché è quello con cui ho avuto un contatto diretto, ma per onor del vero c’è da dire che prodotti simili, sia dal costo inferiore sia superiore ne esistono un bel po’, visto che si spazia da Dynaudio per giungere a Triangle passando da Yamaha. Ma Torniamo ora al titolo di quest’articolo: quindi, Game over ? Decisamente no! Il motivo? Potrebbe essercene più di uno, alcuni che fanno riferimento ad aspetti tecnici e altri di diversa natura. Dal punto di vista tecnico, benché l’oggetto sia pensato e ingegnerizzato in modo eccellente, il fatto che ci si trovi di fronte a un sistema chiuso (non si può toccare o modificare nulla) può impaurire i più, soprattutto pensando alle continue e repentine evoluzioni dei sistemi di streaming e di fruizione della musica liquida. Paradossalmente tali imprevedibili mutazioni tecniche potrebbero determinare una precoce obsolescenza del sistema e per assurdo, nel tempo, l’unico aspetto che salverebbe questi diffusori dal diventare dei semplici mobili sarebbe offerto dagli ingressi analogici a bordo, ma qui si andrebbe ovviamente a stravolgere la natura stessa del diffusore pensato invece proprio come oggetto stand alone nel completo dominio digitale. L’altro elemento che a mio avviso ne ha frenato la diffusione è proprio l’impossibilità di giocare con la macedonia di componenti che è alla base di un sistema Hi-Fi tradizionale, perché l’audiofilo vuole essere il protagonista nel plasmare e gestire il suo impianto, visto che per lui non esiste il suono assoluto, ma solo il suo suono, con il risultato, avvilente, che il più delle volte fare il gioco del “cambio componenti” si trasforma nell’aspetto primario, proprio ciò su cui ovviamente fanno leva i produttori e i venditori di apparecchi Hi-Fi. Insomma, il sistema di cui abbiamo parlato (non l’unico per tipologia) che avrebbe dovuto fornire la risposta definitiva a chi punta sulla riproduzione perfetta (almeno nelle intenzioni e nel tentativo di un approccio ragionato) si è rivelato quasi un flop o quanto meno è riuscito a suscitare soltanto curiosità, ma nulla di più. La dimostrazione è data dal fatto che al momento della presentazione le Ls60 costavano sostanzialmente 7.000 euro e non si riusciva a scucire nemmeno un euro di sconto, mentre oggi, in ambito di street price , si trovano anche a 4.200 euro (40 per cento in meno!), segno che l’invenduto dev’essere ben cospicuo, ma probabilmente segno anche del fatto che quasi certamente si sta già pensando a un nuovo prodotto. Eppure, se ci pensiamo bene, rimanendo nell’esclusivo ambito della musica liquida, non avrebbe nessun senso cercare di mettere su impianti creativi, visto che parliamo di una traccia audio tel quel .
poter consentire l’ascolto, ma che alla fine si imbarca in mille complicazioni. C’è da dire a sua scusante che il tutto ha un’origine, come già accennato, e si chiama mercato dell’Hi-Fi, dove le sirene del venditore di turno hanno richiami per alcuni irresistibili al punto tale che questo gioco delle parti diventa l’essenza stessa della passione per qualcosa che pian piano con l’Hi-Fi e con la musica va distaccandosi sempre di più. Nel giugno del 2022 il noto costruttore britannico Kef ha immesso nel mercato un prodotto che è stato presentato come più che rivoluzionario, ossia la coppia di diffusori Kef Ls60. Si tratta formalmente di una coppia di diffusori che non ha bisogno di nient’altro per poter riprodurre musica, visto che il sistema ingloba uno streamer , un’amplificazione e un sistema DSP ( Digital Sound Processing ) che consentirebbe al segnale origine di giungere all’ascoltatore esattamente com’è, cui si aggiunge anche la possibilità di una forma particolare di DRC ( Digital Room Correction ) per consentire il miglior interfacciamento possibile con l’ambiente d’ascolto. Non entrerò nelle ultra specifiche tecniche, anche perché basta collegarsi al sito web della Kef per sapere tutto ciò che c’è da conoscere su questo sistema; aggiungo solo che oltre allo streaming le Ls60 supportano un ingresso analogico e alcuni ingressi digitali per consentire a chi ha un giradischi o un lettore CD/SACD di poterli tranquillamente utilizzare. La risposta in frequenza in ambiente si attesta su un 26 - 35.000 Hz e il suo Spl max a un metro è di 111 dB, quindi nessun problema in ambienti di circa trenta metri quadri; se si volesse essere pignoli, ma proprio pignoli, per essere un sistema virtualmente perfetto la rf dovrebbe partire dai 20 Hz e anche in questo caso non avremmo nessun problema in quanto sarebbe possibile abbinare in modo assolutamente automatico dei subwoofer dedicati che andrebbero a colmare questo possibile gap. Ora, però, facciamo una piccolissima chiosa, sulla base di tutto ciò che abbiamo premesso, ossia che il giradischi e il lettore CD (ma anche un reel to reel ) non dovrebbero essere presi in considerazione, in quanto la loro resa è prepotentemente condizionata sia dal supporto fisico sia dai sistemi di lettura, per cui se si volesse mantenere il famoso perfect matching file origine/file riprodotto l’unica reale possibilità sarebbe quella di rivolgersi alla musica liquida. Quindi in un’ottica in cui le Ls60 venissero intese come un sistema completo capace di abbattere tutte le limitazioni degli impianti compositi, l’inserimento di un qualunque lettore di supporti non dovrebbe essere nemmeno considerato! Dirò di più, l’audiofilo perfezionista, cioè quello che punta al sistema perfetto, dovrebbe esclusivamente utilizzare un file origine virtualmente incorruttibile da tutto ciò che viene utilizzato per riprodurlo. Dunque, le Ls60 abbattono in un sol colpo il concetto stesso di impianto Hi-Fi tradizionale, in quanto questo sistema annulla qualsiasi diatriba sull’abbinamento amplificatore/diffusori, così come annulla qualsiasi disquisizione su quale cavo/i utilizzare; inoltre, il Dsp on board regola un’infinità di parametri che fanno in modo che il tutto funzioni in un regime di totale assenza virtuale di errori. Ovviamente bisogna dare per scontato, direi accettato per fede, che le scelte dei progettisti della Kef siano state assolutamente congrue all’ottenimento del risultato finale. L’unica variante che
106 | GRooVEback004
107 | GRooVEback004
Made with FlippingBook flipbook maker