Il cosiddetto suono perfetto, ossia quello che nasce dal matching totale fra file origine da riprodurre e lo stesso una volta riprodotto, non piace per niente. La voglia di essere a tutti i costi creativi, di personalizzare oltremodo la riproduzione, travalica ogni possibile opportunità di riprodurre ciò che in realtà andrebbe riprodotto. Il fatto che sistemi di riproduzione quali il giradischi, il lettore CD e i reel to reel siano tutt’altro che desueti la dice lunga in merito. Ma, a questo punto, il suono perfetto perché non piace? Bella domanda! I motivi possono essere tantissimi, uno, per esempio, potrebbe essere determinato dal fatto che la stereofonia non assolve bene il suo compito. Se riflettiamo un attimo, quando riproduciamo un brano, il più bello mai realizzato (anche da un punto di vista tecnico), sul miglior impianto a disposizione, al massimo si riesce a ricreare metà della stanza contenuta nel brano stesso. Ci si può facilmente accorgere di tutto ciò comparando,
Il pannello di controllo posto dietro la coppia di diffusori Kef Ls60.
per esempio, la riproduzione di un brano in stereofonia e la sua versione su Brd multicanale, con quest’ultima che apparirebbe completamente diversa, visto che per magia rispunterebbe anche l’altra mezza stanza. Il brano di cui sopra riprodotto in stereofonia, magari passato per il tramite di un’amplificazione a valvole e attraverso diffusori che privilegiano una certa porzione della gamma media, improvvisamente si accende di una certa magia ma, e qui sta il paradosso, un’alterazione palese del file/traccia origine ce lo fa godere ancor più della sua versione perfetta. Ragioniamoci un attimo: da quanti anni facciamo prove d’ascolto sul nostro e sugli impianti altrui? Quante fiere e quanti negozi abbiamo visitato? Tanti, ma proprio tanti e in ognuna di quelle case, di quei negozi e di quelle fiere abbiamo raccolto tante preziosissime indicazioni su cosa andare a cercare nella riproduzione di un brano imparando, per esempio, che le informazioni a basso livello (-50 dB e più) o quelle a bassissima frequenza sono fondamentali per comprendere realmente in che termini si sia voluto rappresentare il corpo vero degli strumenti e la “stanza” che si riproduce insieme con il brano che la contiene; ora immaginiamo di andare di nuovo a scuola ascoltando musica riprodotta da sistemi come le Kef di cui abbiamo parlato: che cosa si prospetta davanti alle nostre orecchie? Una realtà completamente diversa da quella a cui normalmente siamo abituati, ma che in realtà dal punto di vista della congruità è quella che più si avvicina all’ideale di una vera corrispondenza brano riprodotto/brano ascoltato. L’audiofilia si appoggia più sull’estetica dei suoni che sulla musica e il quadro è completo, ergo niente game over … almeno per ora.
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