Il reel to reel: le meraviglie di una riproduzione
L’esperienza Il lettore che non ha ancora incontrato lungo la sua strada una di queste scatole musicali si sarà già chiesto, a questo punto, quale sarebbe la ragione speciale per cui il loro acquisto regalerebbe un’esperienza altrettanto speciale. Un dubbio lecito, trattandosi di oggetti che hanno sul groppone anche fino a mezzo secolo di servizio (e in molti casi con lunghi, devastanti periodi di forzato riposo in cantine umide e/o polverose), tecnologicamente antiquati, per i quali peraltro si pone un problema di reperibilità del materiale registrato da dargli in pasto. Bene, la risposta che daremo sarà secca e perentoria: la ragione speciale è semplicemente che la musica ascoltata mediante una bobina che gira in un registratore, quando il registratore è di almeno buon livello e la bobina è registrata rispettando alcuni criteri fondamentali (che poi diremo), consegna un’esperienza a dir poco entusiasmante, ineguagliabile. Lo diremo in una maniera ancora più netta: il reel to reel è il sistema di registrazione/riproduzione più musicale, più fisico, più realistico che esista! Andando dentro Ovviamente non tutti i registratori a bobine e non tutte le bobine suonano allo stesso modo. La macchina dovrà essere di un livello tale da garantire il rispetto di alcuni fattori irrinunciabili: dovrà avere delle testine in buone condizioni, dovrà avere una meccanica di trascinamento (in lettura e veloce) a prova di strappo, dovrà soprattutto funzionare almeno alla velocità di 19 centimetri al secondo, che sia a quattro o a due piste, dovrà infine possedere delle buone uscite audio per il collegamento all’amplificatore. Non sarà certo fondamentale la presenza di uno stadio interno di amplificazione per cuffie: tali macchine non nascono certo per garantire il massimo nell’uso headphone . Se le piste sono due piuttosto che quattro e la velocità di lettura di 38 cms, piuttosto che di 19 cms, il risultato farà fare a chi ascolta un triplo salto carpiato: l’incremento di spazio magnetizzabile unito all’accuratezza della lettura portata dalla maggiore velocità produrrà un miglioramento della qualità di riproduzione a dir poco entusiasmante. Ascoltando da fuori E così, dopo aver acquistato la bestiolina (sono in genere macchine pesantucce) e averla fatta ripulire, ricappare, riequilibrare da uno che se ne intende (e ce ne sono ormai tanti), cominciamo a smanettare con i nastri. Una bobina, specie le prime volte che ci si cimenta, non è facilmente inseribile come un LP o come un CD: occorre avere pazienza, avere il gusto del differimento temporale del piacere, una discreta manualità e tanto, tanto amore per la musica. Caricato il nastro e settato a dovere il volume di ascolto, la velocità di riproduzione, il formato (può trattarsi di una bobina da 18 o da 26 cm.), ci sediamo e attendiamo. Quando arriva, è un colpo! Lo stage è ampio, fra gli strumenti c’è tanta aria, l’equilibrio tonale e timbrico è miracolosamente perfetto. Ma soprattutto: il suono è fisico, reale, presente. Musicale! Nessun accenno di iper-dettaglio, di iper-analiticità. Niente sarà iper: tutto sarà normale, giusto, corretto. Nessuna deriva stressogena, mai si sarà raggiunti da
di Sandro Vero
Sandro Vero introduce i lettori, soprattutto i neofiti, al meraviglioso mondo dei registratori e delle bobine a nastro, che rappresentano il vertice assoluto dell’ascolto analogico. Seguendo i suoi preziosi consigli, si potrà acquistare un apparecchio affidabile e fare riferimento su alcuni produttori che mettono in vendita nastri di indubbia qualità.
Naturalmente, prima ancora di raccontare le meraviglie di un sistema di riproduzione, occorrerebbe partire dalle meraviglie di un sistema di registrazione, che dominò la scena musicale fino agli anni Ottanta, quando fu soppiantato dal digitale. Chi, fra i cosiddetti boomers , non coltivò il sogno di possedere una di quelle stupende, inarrivabili macchine che - specie negli anni Settanta - facevano spesso capolino nelle foto di divi del cinema oltre che, ovviamente, dei musicisti più à la page ? Perché in realtà inarrivabili erano spesso davvero: un Revox B77, un dispositivo all’epoca classificato come semi- professionale, nel 1984 (dunque quasi alla fine dell’era analogica) aveva un prezzo di listino di poco meno di due milioni! Delle vecchie lire dell’epoca… All’inizio del nuovo millennio, quando il digitale aveva già rubato totalmente la scena, le macchine dismesse - dai privati e dagli studi di registrazione ma anche dalle radio - si trovavano nella rete a prezzi risibili e chi fu baciato dalla giusta intuizione ebbe modo di fare affari d’oro, ritrovandosi spesso in mano apparecchi in buone, in alcuni casi in ottime, condizioni con costi inimmaginabili fino a pochi anni prima. Le mode, si sa, hanno il difetto - fra l’altro - di far lievitare i prezzi degli oggetti, anche se si tratta di oggetti usati, in troppi casi conservati male. E così acquistare un registratore a bobine ricominciò, lentamente, a diventare di nuovo oneroso.
114 | GRooVEback004
115 | GRooVEback004
Made with FlippingBook flipbook maker