utilizzato una chitarra costruita da Leonardo Manni, modello “Trevi”, mentre il catanese Claudio Quartarone ha usato una chitarra elettrica e una chitarra classica di Domenico Spada. Jazz caldo, rotondo, ricco di sfumature evocate dalle chitarre, atmosfere soffuse che si sprigionano da linee melodiche sempre ricche di inventiva e di soluzioni tecniche, da apprezzare con luci soffuse e un sorso di raffinato distillato.
Uno dei dischi più rappresentativi inseriti in questo sampler è sicuramente Happy Run , il nuovo e primo album italiano di Sasha Mashin, che vede la partecipazione di due artisti di primissimo ordine, il sassofonista Rosario Giuliani e il contrabbassista Makar Novikov. La storia di questo batterista russo è particolare e merita di essere raccontata. Mashin ha scelto l’Italia e Roma come luogo di residenza negli ultimi due anni dopo l’inizio del conflitto che ha coinvolto il suo Paese. In precedenza, Mashin ha vissuto a Mosca, dove ha svolto un ruolo di primo piano nella scena culturale e musicale della capitale russa, in cui era impegnato in
particolare da due attività, ossia il cosiddetto Sasha Mashin Happy Lab , che si svolgeva una volta alla settimana nel principale jazz club di Mosca, e il Sasha Mashin Happy Run , dove si incontrava con gli amici per correre dieci chilometri e chiacchierare una volta alla settimana. L’idea di base del laboratorio musicale era quella di abbattere la barriera che inevitabilmente separa il pubblico dal palcoscenico, in modo da promuovere una comunicazione più informale nel corso dei concerti tramite un proficuo scambio di idee. In breve tempo, il laboratorio era diventato un appuntamento fisso per ascoltare ottima musica e un luogo di incontro per creativi che volevano condividere idee e avviare nuovi progetti. Allo stesso modo, anche il Sasha Mashin Happy Run era diventato un popolare evento sportivo amatoriale, che vedeva coinvolti molti degli
stessi partecipanti del Sasha Mashin Happy Lab . Le regole erano semplici: si correva per imparare tutto ciò che si voleva, non solo dal creatore dell’evento, ossia Mashin stesso, ma anche da tutti i musicisti o le persone impegnate nella corsa, i quali provenivano da diversi contesti professionali. Ma lo scoppio della guerra ha stravolto tutto ciò, non solo per ciò che riguardava le due manifestazioni ma anche, e soprattutto, nella vita dei singoli. Così, Sasha Mashin ha deciso di lasciare la Russia ed è arrivato in Italia come rifugiato politico, trovando nuovi amici, nuovi musicisti eccezionali che lo hanno accolto sia come persona sia come
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