La coppia di mastodontici diffusori Bartolomeo Aloia Apocalipse Now.
Una delle ultime realizzazioni dell’“Archimede” dell’Hi-Fi italiano, il finale di potenza Bartolomeo Aloia ST-2001 Millenium.
nello stesso telaio due ST-2001, oggetti ancora oggi di tutto rispetto. In realtà, nel Millenium i telai erano tre, se contiamo anche quello di pilotaggio in tensione e quello di alimentazione. Parlando del finale monofonico ST-2001, questo si presentava come un blocco unico, imponente nelle dimensioni e nel peso, inglobante sia la parte di amplificazione in tensione sia quella di alimentazione e di potenza, al punto da impegnare non meno di tre persone per manovrarlo e posizionarlo negli ambienti di ascolto. Infine, l’ST 2001 Renaissance, un vero colosso, finale monofonico top di gamma di Bartolomeo Aloia. Circuitalmente configurato come un ibrido, con stadio d’ingresso a valvole (tre 6072 e una 6SN7) e stadio d’uscita a stato solido, si tratta di una monumentale torre di quasi novanta chili di peso! Attualmente, Bartolomeo Aloia non s’impegna più in produzioni di serie, ma costruisce un apparecchio alla volta solo su ordinazione, potendo contare sulla collaborazione di un solo aiutante. È il caso dello Jepun, un preamplificatore dalle caratteristiche molto particolari, che ho avuto il piacere e l’onore di ricevere per una recensione. E poi l’amplificatore finale di potenza Antu-2000, presente nel suo laboratorio e non ordinato da nessuno, protagonista di un memorabile ascolto con i diffusori Mini Apocalipse Now in fase di prototipo. Bartolomeo mi confessa di ricevere quel minimo di ordini necessari per tenere in piedi quella che lui chiama “baracca”, con i suoi relativi costi. Lo Jepun, dice orgogliosamente, è un colpo di genio, mentre il diffusore prototipo che ho appena citato lo ritiene un colpo di “culo”. Anche il preamplificatore a valvole ha una sua storia. Aloia non aveva mai progettato oggetti valvolari e non voleva farli perché riteneva ormai obsoleto questo dispositivo, finché un suo grande amico, Giorgio Converso, purtroppo scomparso, gli confessò che si era messo a fare amplificatori a tubi, una scelta che al tempo il progettista bolognese trovò alquanto balzana, in quanto le valvole nel
1974 erano ormai considerate ampiamente superate. Ma, incuriosito dai risultati di Converso, a un certo punto anche il nostro “Archimede” iniziò a prendere in mano i tubi termoionici e, alla fine, concepì un finale da 50 Watt con otto valvole che riscosse un notevole successo di vendite, in proporzione alla dimensione microscopica della ditta. E, a proposito di successo, basterà qualche esempio per capirne la portata, a cominciare da un appassionato di Siracusa che è partito dalla sua città per andare fino in Alto Adige per comprare questo finale valvolare e che recentemente ha acquistato due ST-2001 che Aloia aveva venduto a un audiofilo nei primi anni del 2000. E poi un chirurgo di Milano che ha addirittura atteso tre anni per averlo, tanto per far comprendere come intorno a questi apparecchi si sia ormai creata un’aura quasi di mito. Non esiste una sola filosofia circuitale alla quale Aloia sia più devoto, in quanto ce ne sono diverse a seconda della tipologia di elettronica; personalmente, il progettista bolognese è convinto che la qualità del suono ami la semplicità e che di conseguenza negli apparecchi giapponesi con una moltitudine di transistor questa sia a rischio. Per far capire ciò, Aloia porta come esempio proprio lo Jepun, un preamplificatore basato su un FET che non lavora in tensione ma in corrente. Nella sua esperienza, l’“Archimede” dell’Hi-Fi italiano ha constatato che le elettroniche così concepite suonano meglio di quelle che amplificano in tensione. Il suo secondo principio è quello di evitare ogni forma di controreazione, senza dimenticare ciò che hanno appurato dei recenti studi condotti sull’orecchio, i quali hanno dimostrato che quest’organo presenta delle distorsioni intrinseche. Ne consegue che se la nostra elettronica ha una forma di distorsione simile a quella dell’orecchio, il suo suono sarà ben accetto. Come lo sono gli straordinari apparecchi che Bartolomeo Aloia ha saputo creare nel corso del tempo e che i pochi, fortunati proprietari si tengono gelosamente ben stretti. Beati loro!
125 | GRooVEback004
Made with FlippingBook flipbook maker