- osserva Knud Jeppesen - al punto da renderne agevole se non facile l’apprendimento e la comprensione del materiale musicale fin nel più piccolo dettaglio». Ciò che rende inconfondibile il suo stile è la perfetta unione di musica e parola, senza che l’una rinunzi alle ragioni della sua grammatica e della sua sintassi e l’altra venga meno alla funzione semantica che le è propria. E ciò non tanto nel senso che se ne possa intendere il valore letterale, ma per quello che vi si trova in essa di forza espressiva, di valenza comunicativa. Di qui il potere incontrastato della poesia, della oratoria, dell’eloquenza, della retorica nell’arte del muovere gli affetti che, proprio sul finire del secolo e per merito precipuo di Claudio Monteverdi (1567-1643) avrebbe favorito il sorgere e l’affermarsi di quella nuova poetica della musica (la «seconda prattica»), la vera novità della quale non risiedeva tanto nella disobbedienza alle regole della grammatica e della sintassi del contrappunto tradizionale, ma piuttosto andava ricercata in un diverso modo di approccio del musicista al testo letterario, al modo di leggerlo e d’interpretarlo. Un modo ora proteso alla piena esaltazione della dimensione declamatoria della parola che si fa canto e che rappresenta la vera linfa vitale di questo delicato quanto prezioso momento di metabolismo estetico-musicale fra la fine Cinquecento e i primi decenni del Seicento.
dei contenuti, mai considerati in maniera autonoma ma come veicolo di fede, come strumento di dialogo con Dio. Questa concezione rappresenta un’esigenza artistica di Palestrina, prima ancora che piena adesione ai precetti controriformistici sanciti dal Concilio di Trento: la bellezza artistica altro non deve essere se non un mezzo di elevazione spirituale verso la divinità. Per queste ragioni, l’esecuzione della polifonia palestriniana non può e non deve essere soggetta, come purtroppo ancor oggi accade, all’estro, alla sensibilità epidermica, all’arbitrio incoerente dell’interprete, ma deve scaturire da un’attenta analisi del testo e di tutte le sue componenti metriche, accentuative, dinamiche, espressive. Senza una prassi esecutiva che tenga conto di ciò, l’intimo significato che si cela dietro questa musica non potrà essere trovato; rimarrà nascosto, come una gemma preziosa, fra le pieghe di una roccia, e ogni sforzo per restituire ad esso la vita risulterà vano se compiuto al di fuori di questo percorso.
Palestrina è profondo conoscitore della lingua parlata e cantata. Per lui l’intonazione della parola non può prescindere dalle componenti accentuative, metriche, retoriche che la compongono. La sua scrittura polivoca è tesa di continuo a esaltare le funzioni espressive della parola, a evidenziarne le valenze semantiche attraverso l’intima aderenza del suono verbale al suono musicale e la poesia della sua musica è la poesia del linguaggio parlato condotto a vertici di inarrivabile intensità mediante procedimenti compositivi che non appartengono soltanto all’arte del contrappunto ma anche e soprattutto a quella dell’oratoria. Quanto più osserviamo come Palestrina affronta il rapporto che la parola deve assumere al contatto con il suono, tanto più ci confermiamo nella convinzione che la sua arte è recitazione pura, è declamazione
Un altro ritratto di Palestrina inserito nelle Memorie storico critiche di Giuseppe Baini, pubblicate nel 1828.
oratoriale perfetta. Il suo è un comporre - lo s’è già detto - che scava nei recessi profondi del suono e della parola e ne trae echi emozionali di grande suggestione. Nella sua arte si cela il concetto tutto umanistico della bellezza incontaminata della parola che è già canto prima ancora d’esser intonata. Ciò che maggiormente preme a Palestrina non è tanto l’imitazione delle parole per mezzo delle note (prassi, questa, molto spesso abusata sul versante madrigalistico) quanto piuttosto l’allestimento di un tessuto polifonico unitario e comune a tutta la sua sconfinata produzione. Questa esigenza di uniformità costruttiva oltre che sul piano della realizzazione contrappuntistica, trova puntuale riscontro nella scelta
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