GrooveBack Magazine 004

Noemi Manzoni, in qualità di editrice e di appassionata, ci introduce alla magia della musica che si stempera in letteratura, presentando e pubblicando sulla nostra rivista un racconto scritto dal lecchese Antonio Ghislanzoni, che visse l’esaltante avventura della Scapigliatura ottocentesca, tratto dal libro Allegro appassionato, pubblicato dalla Manzoni Editore nel 2021, e intitolato Il violino a corde umane, nel quale l’elemento narrativo è pervaso da storia, leggenda, occulto e orrore, con un violinista che è pronto a tutto pur di sfidare il diabolico Paganini… Consigli di lettura di Noemi Manzoni

Manzoni Editore, 2021). Il titolo di questo testo è Allegro appassionato e raccoglie dieci racconti musicali italiani scelti e introdotti da Fabrizio Dorsi, docente di direzione d’orchestra. Nell’edizione Manzoni ogni racconto è accompagnato da una tavola a colori che proporremo nel prossimo numero, nella ferma convinzione che sono sempre i dettagli a fare l’insieme. Introduzione Lo spunto del racconto deriva dal tema del confronto diretto, della competizione tra due musicisti, un topos che ha fondamento nella realtà storica: si pensi alla gara tra Händel e Domenico Scarlatti, epico duello musicale nella Roma dei papi, o alla sfida tra Mozart e Clementi, avvenuta alla corte di Vienna alla Vigilia di Natale del 1781 per iniziativa

dell’imperatore Giuseppe II. Paganini stesso fu coinvolto in almeno uno di questi confronti, quello con il violinista francese Charles Lafont, che ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano l’11 marzo 1816. Una realtà storica che si trasferisce poi nelle narrazioni, per giungere sino ai giorni nostri: nel 1994 Alessandro Baricco immagina una sfida tra Danny Boodman T.D. Lemon Novecento e Jelly Roll Morton (pianista jazz realmente esistito) nel monologo scritto per l’attore Eugenio Allegri e il regista Gabriele Vacis e intitolato appunto Novecento. Ghislanzoni innesta nella competizione l’elemento nazionalista, contrapponendo italiani e tedeschi secondo un tema caro anche a Giuseppe Verdi, che riteneva questi ultimi « d’uno smisurato orgoglio, duri, intolleranti, sprezzatori di tutto ciò che non è germanico… Uomini di testa, ma senza cuore: razza forte ma non civile » (lettera del 30 settembre 1870 a Clara Maffei).

Che la musica non sia solo un insieme di note è ormai chiarito e molti sono i testi nati per indagare il profondo legame tra i suoni e le parole, inteso, soprattutto, nel mondo della lirica, nel rapporto tra il libretto e la partitura. Ciò che spesso si ignora sono però i diversi piani su cui agiscono alcuni dei nomi più importanti della nostra letteratura. Mi spiego meglio. Chiunque di noi è indotto ad associare quello di Antonio Ghislanzoni ad alcuni libretti operistici (uno per tutti quello di Aida, 1872), dimenticando tuttavia che egli fu anche poeta e autore di racconti. Lo stesso vale, al contrario, per Pirandello, noto per i suoi più celebri lavori teatrali e per i romanzi, ma meno conosciuto per il suo interesse per la musica e per i soggetti musicali. Sono solo due esempi, eppure, avvicinandoci appena all’argomento, intravediamo un mondo da scoprire. Il

Altro topos è il collegamento fra il suono del violino e il mondo dell’occulto e del diabolico, anche questo un tema che risale almeno alla sonata di Giuseppe Tartini (1692-1770) intitolata Il trillo del diavolo, non a caso citata nel racconto, e proseguirà sino al diavolo che suona il violino nella stravinskijana Histoire du soldat e oltre. Ma alla base della vicenda narrata c’è anche una questione squisitamente tecnica, il particolare materiale di cui erano e in molti casi sono tutt’ora fatte le corde degli strumenti ad arco. Oggi la maggior parte dei musicisti che suonano strumenti ad arco montati «alla moderna» fa uso di corde di acciaio armonico, che hanno il vantaggio di durare più a lungo, di assestarsi più rapidamente dopo essere state montate, di tenere meglio l’accordatura e di risentire poco delle variazioni climatiche. Fino all’inizio del XX secolo, invece, si impiegavano (e si impiegano tuttora da parte degli strumentisti che seguono una prassi esecutiva storicamente informata) corde realizzate in budello, generalmente ovino,

Il poeta e librettista lecchese Antonio Ghislanzoni in una foto dell’epoca.

mio lavoro di editore mi porta spesso ad accostarmi a questo tema e ho pensato che potrebbe essere una buona idea veicolarlo con degli assaggi simili alle vecchie dispense: un appuntamento leggero, da rinnovare ad ogni pubblicazione di The Grooveback Magazine nel corso di quest’anno. Il primo dei racconti che ho deciso di proporvi, Il violino a corde umane , è proprio di Antonio Ghislanzoni (1824-1893) ed è tratto da un volume (ovviamente edito da

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