GrooveBack Magazine 004

Billy Higgins e il cornettista Don Cherry, oltre al bassista Carl Brown. Ispirato al jazz futurista e free form , nel disco non è presente un pianoforte o una chitarra, quindi nessun discernibile cambiamento di accordi, rendendo la relazione tra le melodie e le linee di basso più ambigua e asimmetrica. Nonostante il tentativo di fare un album trasversale, i brani di Monk mantengono tutti gli aspetti logici e formali e la componente melodica che, anche in questo contesto vagamente dissonante e «anti- armonia», risulta assai fruibile. Ad esempio, Let’s Cool One è semplice e lineare senza salti a intervalli o eccessi ritmici, forse un pianoforte avrebbe determinato un andamento differente. L’inventiva di Don Cherry rimette tutto in carreggiata con una serie di innesti obliqui e fantasiosi. Le altre tre composizioni a firma Monk sono tutte in classe A, anche se meno note. Evidence in particolare, gioca molto sull’attimo fuggente e sull’improvvisazione, come se le note da suonare venissero scelte al momento o suggerite dal sodale di turno, soprattutto gli assoli di Don Cherry e Steve Lacy sembrerebbero sfuggire alla regolarità, quasi che l’uno volesse liberarsi dal controllo dell’altro. Who Knows è una tempesta perfetta di suoni con grandi linee di basso, mentre in San Francisco Holiday le fughe solitarie di Cherry e Lacy sono da accademia. Ben riuscito il lavoro anche sulle composizioni di Ellington, Something To Live For rimane nella media dello standard, ma The Mystery Song si eleva una spanna al di sopra della media. Il sax soprano di Lacy e la tromba di Cherry sono in perfetta simbiosi mutualistica, mentre Higgins lavora sul ritmo come uno stregone. Nell’album si respira un’atmosfera vagamente sotterranea e oscura, che conferisce originalità all’insieme, nonostante l’effetto dissonanza sia alquanto contenuto. Non facile al primo impatto, ma dopo ripetuti ascolti, Evidence è uno disco che potrebbe indurre a dipendenza.

62 | GRooVEback004

63 | GRooVEback004

Made with FlippingBook flipbook maker