Il Mahler della Seconda e della Quarta Sinfonia
moderato , che sarebbe stato il secondo della sinfonia. In seguito, dalla famosa antologia di poesia popolare Des Knaben Wunderhorn (“Il corno magico del fanciullo”), stilata e raccolta da Achim von Arnim e Clemens Brentano, trasse il Lied alla base dello Scherzo, così come anche il testo per il Lied Urlicht (“Luce primordiale”), che divenne il quarto tempo. A quel punto, rimase da risolvere il problema del finale. Lo spunto avvenne proprio nel 1894, quando morì Hans von Bülow, una scomparsa che colpì profondamente Mahler e che, allo stesso tempo, lo spronò a compiere un passo che sarebbe stato a dir poco audace, vale a dire confrontarsi con la Sinfonia Corale di
di Andrea Bedetti
Due recenti pubblicazioni della Brilliant Classics e della Dynamic hanno arricchito la già nutrita discografia di questi due capolavori del musicista boemo, la prima con l’incisione risalente al 1985 fatta da Hans Vonk alla testa della Residentie Orkest The Hague e la seconda, assai interessante, con l’Ensemble C@n’t tell it diretto da Andrea Cappelleri, che hanno proposto la trascrizione per orchestra da camera effettuata da Erwin Stein nel 1921. Due recenti dischi vanno ad arricchire il nutritissimo catalogo delle incisioni dedicate alle sinfonie di Gustav Mahler. Si tratta di un CD della Brilliant Classics che presenta una registrazione effettuata nel 1985 con Hans Vonk che dirige la Sinfonia n. 2 Resurrezione , alla testa della Residentie Orkest The Hague e de The Dutch Theatre Chor e con la partecipazione del soprano Maria Orán Cury e del contralto Jard van Nes, e di un altro CD della Dynamic con la versione per orchestra da camera, effettuata da Erwin Stein nel 1921, della Sinfonia n. 4 con la direzione di Andrea Cappelleri e dell’Ensemble C@n’t tell it. Il direttore d’orchestra olandese Hans Vonk, autore della registrazione della Seconda Sinfonia di Mahler nel 1985, alla testa della Residentie Orkest The Hague. Partiamo da quel capolavoro assoluto che è la Sinfonia n. 2, composta dal sommo compositore boemo tra il 1888 e il 1894. Il primo tempo che Mahler scrisse fu proprio l’Allegro moderato iniziale, denominato Totenfeier , ossia “Esequie”. Quando il compositore boemo sottopose la partitura al grande pianista e direttore Hans von Bülow, tenuto in somma considerazione da Mahler, il suo giudizio fu nettamente negativo, al punto che il compositore decise di accantonare la stesura della sinfonia per riprenderla solo nel 1893, con l’aggiunta dei tre tempi successivi. Dapprima, l’autore si basò su un suo Lied di qualche anno prima, Des Antonius von Padua Fischpredigt , “La predica ai pesci di Sant’Antonio da Padova”, per elaborare un vasto Scherzo. Poi, si concentrò sugli abbozzi risalenti al 1888 per comporre un tempo lento, Andante
Il musicologo, compositore e direttore d’orchestra Erwin Stein, che nel 1921 effettuò la trascrizione per orchestra da camera della Sinfonia n. 4 del sommo compositore boemo.
Beethoven, aggiungendo all’ultimo tempo la presenza del coro, una scelta che, prima del compositore boemo, solo Mendelssohn aveva osato replicare con la Sinfonia Lobgesang . Fu lo stesso Mahler a raccontare qualche anno più tardi che cosa accadde: «In quel periodo Bülow morì e io fui presente ad Amburgo alle sue esequie. Lo stato d’animo che dominava in me mentre me ne stavo là seduto pensando allo scomparso, corrispondeva proprio allo spirito dell’opera che era allora in gestazione. Ecco, il coro intona dall’organo il Corale di Klopstock: «Aufersteh’n!» (“Risorgere!”). Ne fui colpito come un lampo, e tutto appariva al mio spirito in assoluta chiarezza e limpidità!». Fu dunque chiaro a Mahler che la sua seconda sinfonia avrebbe dovuto essere il simbolo di un sentiero che dalle “esequie”, rappresentate dal primo tempo Totenfeier , avrebbe portato fino alla “Resurrezione”, espressa dal testo corale del testo di Klopstock; il tutto sviluppato attraverso la dilatazione temporale data dai tre tempi intermedi, che includeva il bisogno di “ritornare a Dio” manifestato dal Lied contenuto ne Des Knaben Wunderhorn di Arnim & Brentano. Ovviamente, un simile capolavoro che arriva a superare gli ottanta minuti di durata vanta nella sua discografia registrazioni che rappresentano punti di riferimento ineludibili, a cominciare dalla versione di Bruno Walter con la New York Philharmonic (Sony), proseguendo con quella visionaria di Otto Klemperer alla testa della Philharmonia Orchestra (EMI) e con quella di John Barbirolli con la Stuttgart Radio Symphony Orchestra (IMG). Per ciò che riguarda la registrazione effettuata all’epoca da Hans Vonk, scomparso nel 2004, e ripresentata ora dalla Brilliant Classics, bisogna ricordare che c’è sempre stata una forte empatia da parte della tradizione direttoriale e di quella orchestrale olandesi nei confronti del corpus sinfonico mahleriano. Una tradizione che è iniziata con il leggendario Mengelberg con le sue esecuzioni alla testa della favolosa Concertgebouw di Amsterdam, e proseguita poi anche dalle compagini orchestrali di Rotterdam e dell’Aia. Per ciò che riguarda quest’ultima, Hans Vonk, nato ad Amsterdam, è stato il direttore principale tra il 1980 e il 1991. Però, in questo caso, la lettura fatta dal direttore olandese nella registrazione in questione è alquanto controversa, nel senso che il primo tempo è carente di fantasia, così come nel terzo, che
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