GrooveBack Magazine 004

L’Ensemble C@n’t tell it protagonista della registrazione della Sinfonia n. 4 di Mahler nella trascrizione di Erwin Stein.

manca dell’elemento fondamentale, ossia il pathos , mentre nel secondo tempo riesce a dipanare abbastanza bene il materiale sonoro, come nel fondamentale e lunghissimo Finale, anche se non riesce a far esprimere alla compagine dell’Aia quell’indispensabile “elettricità” che deve pulsare dalla prima all’ultima nota. Certo, in ciò non aiuta la presa del suono (questa registrazione, originariamente, fu effettuata su vinile come incisione “privata” dell’orchestra), in quanto la dinamica è spaventosamente piatta, senza energia, e in più la ricostruzione della compagine olandese, per ciò che riguarda il palcoscenico sonoro, è fatta con una profondità a dir poco esagerata, che la confina in fondo con un dettaglio drammaticamente approssimativo. Se dobbiamo dare credito a quanto scrisse Bruno Walter allo stesso Mahler, schematizzando l’intera produzione sinfonica del compositore boemo, allora la Sinfonia n. 4 va a chiudere idealmente la prima fase del corpus sinfonico in questione, quello in cui vengono cantati «i problemi eterni, ricorrendo in parte alla parola espressa, in parte influenzato dalla parola inespressa (ma diventata musica pura)». In effetti, questa sinfonia occupa un posto particolare nella produzione sinfonica mahleriana in quanto se da una parte scrive la parola fine sul cosiddetto ciclo delle Wunderhorn-Symphonien , chiudendo, in definitiva, la prima fase del suo sinfonismo, dall’altra indubbiamente inaugura un nuovo stile, votato essenzialmente al rigore contrappuntistico e meno esposto a dimensioni monumentali (almeno fino alla Settima sinfonia compresa). Composta nelle estati del 1899 e 1900, la Quarta sinfonia in realtà vanta un periodo di gestazione assai più lungo, visto che il celebre finale, incentrato sul Lied Das himmlische Leben , è del 1892, mentre il piano iniziale dell’opera risale al tempo della Sinfonia n. 3. Inoltre, dobbiamo ricordare quanto sia importante in questa Quarta la componente umoristica, come ebbe modo di sottolineare lo stesso Mahler in una lettera indirizzata all’amica Natalie Bauer-Lechner, sebbene vada a toccare temi e argomenti così squisitamente spirituali esposti nel Lied dalla voce pura di un bambino morto prematuramente di fame e che descrive con la sua innocenza e la sua ingenuità le bellezze della vita celestiale. Quello della Quarta sinfonia, quindi, è un meccanismo che coniuga un sapore umoristico sul quale si dipana una dimensione ultraterrena, ma il cui risultato non può essere definito di certo come un’“eresia” etica e sonora, poiché la struggente leggerezza melodica che attinge da uno straordinario rigore armonico fa sì che l’ humour non

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