GrooveBack Magazine 004

Eugenio Finardi veste i panni di

fresca ventata di novità che la sua musica aveva portato nel panorama cantautorale nostrano. Ritornando al presente, questo nostalgico cappello introduttivo mi dà il destro per spiegare innanzitutto qual è l’oggetto della mia recensione. Parliamo della riedizione de Il cantante al microfono , produzione discografica che vede come protagonista per l’appunto Eugenio Finardi, in prima istanza pubblicata nel marzo 2008 e realizzata insieme con l’ensemble strumentale cameristico Sentieri selvaggi diretto da Carlo Boccadoro. Si tratta in realtà di un vinile originariamente singolo del quale oggi è stato fatto un pregevole remake , visto che si tratta di un progetto fortemente voluto da Marco Lincetto della Velut Luna, sulla base di un remastering

di Alfredo Di Pietro

Il cantautore milanese torna protagonista in un’incisione effettuata nel 2007, dal titolo Il cantante al microfono e oggi riproposta dalla Velut Luna con un accurato remastering e in un duplice vinile audiofilo, che vede la presenza anche dell’ensemble Sentieri selvaggi diretto da Carlo Boccadoro, in cui vengono proposte dieci canzoni del grande poeta e musicista moscovita, morto nel 1980 a soli quarantadue anni. Vladimir Vysotskij in una registrazione impeccabile

Il poeta e cantautore moscovita Vladimir Vysotskij.(© GettyImages).

mirato ad affinare quanto già all’epoca appariva valido in termini di qualità del suono. L’etichetta veneta oggi ce lo scodella in due LP 180 grammi a 45 giri, annunciato come una vera novità produttiva e ospitato in un elegante gatefold che ha al suo interno tutti i testi delle undici canzoni. È bene dire subito che quest’edizione si pone su livelli di qualità sonora di assoluta eccellenza, grazie agli interventi di perfezionamento operati sul master originale, il numero di giri incrementato a quarantacinque e la perfetta planarità offerta dal formato di stampa a 180 grammi. Particolari non ininfluenti sulla dinamica, per esempio, davvero molto elevata, nonché sull’assenza dei tipici rumoretti che si possono riscontrare nei vinili, ossia il fruscio e i tic toc , tanto per intenderci. D’altronde i collezionisti di LP certamente gioiranno nel sapere di poter entrare in possesso di un oggetto che si propone di riferimento, rilasciato in un’edizione limitata a trecento pezzi, ciascuno riportante la numerazione progressiva della stampa. Un album che però intende soddisfare non solo gli analogisti più impenitenti, ma anche chi ha sposato la causa del digitale. Infatti, insieme con il supporto fisico viene consegnato un codice per effettuare il download del file digitale (in PCM WAW 88,2 kHz/24 bit) frutto della copia del master originale. Questi due LP, che potrebbero apparire come una superfetazione a distanza dell’originale, essendo ormai passati diciassette anni, mirano a rinverdire il successo di pubblico e critica che riscosse ai tempi il singolo e può essere interessante riandare indietro con la memoria per rinfrescarne la scaturigine. Si ribadisce in primo luogo l’importanza della figura di Marco Lincetto, che si è fattivamente speso per questo progetto non solo in qualità di produttore esecutivo, ma anche d’ingegnere del suono, responsabile del missaggio e coordinatore della produzione. Inoltre, a Carlo Boccadoro

Il cantautore milanese Eugenio Finardi.

Quando Massimo Corvino, direttore editoriale di GRooVE back Magazine e patron di Reference Music Store, mi ha proposto di recensire questo doppio vinile, la prima immagine che mi è venuta in mente è quella che si colloca nella mia vita tra la metà e la fine degli anni Settanta. Un avvenimento vivido, del quale ancora oggi ricordo molti particolari. In quel periodo davo il mio contributo come conduttore in una radio privata del mio paese, Andria, la quale m’inviò allo stadio di Trani per registrare un concerto di Eugenio Finardi, munito di registratore portatile a bobine. Il concerto fu fantastico, grintoso, pieno di energia e nuovo nelle sonorità. Alla fine dell’esibizione proposi al cantautore un’intervista, che lui con molta gentilezza accettò. Parlammo per circa un quarto d’ora, se la memoria non mi fa difetto, incentrando il dialogo proprio sulla

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