GrooveBack Magazine 004

Esemplare, sotto questo punto di vista, è proprio l’ultimo concerto proposto nella registrazione, ossia quello in cui il clavicembalo assume una posizione nettamente predominante nei confronti degli altri due strumenti solisti, i quali, in un certo senso, hanno il compito di appoggiare e di agevolare il compito espressivo e melodico di quello a tastiera. La lettura fatta da tutti gli interpreti, al di là del rigore musicologico e filologico, ha un merito grandissimo, quello di restituire la fruizione di una piacevolezza d’ascolto, la stessa che probabilmente ebbero gli avventori e gli spettatori di quei giardini e di quei caffè che videro la musica invadere i loro spazi, una musica che, grazie all’incommensurabile arte traspositiva del sommo Kantor , riusciva a emanare una potenza, un’energia timbrica a dir poco eccezionale a fronte di una presenza limitata dei mezzi esecutivi chiamati in causa. Inoltre, non sfuggirà un altro particolare all’ascoltatore attento, quello che riguarda il coinvolgimento di tutti i nostri interpreti, i quali sono riusciti a esprimere un aspetto fondamentale quando si fa musica d’insieme, ossia la felicità, l’appagamento, il senso di reciproca riconoscenza di ogni esecutore che si mette a disposizione sapendo che potrà fare pieno affidamento sulla disponibilità altrui per poter restituire fin nei minimi dettagli e nelle pur sottili sfumature un miracolo artistico, vale a dire questi tre sontuosi e commoventi concerti di un genio del quale non possiamo e non dobbiamo fare a meno. La preziosità artistica di questa interpretazione è stata ulteriormente arricchita dalla caratura della presa del suono effettuata da Marco Lincetto, il quale si è avvalso di un’apparecchiatura squisitamente analogica, formata da un preamplificatore Rupert Neve Design 5024, da un mixer Satellite 5059, da microfoni a valvole Ribera R12 e da un convertitore Prism Sound AD-2 Dream, nel formato 24bit/88.2kHz. Chi possiede un impianto audio all’altezza non potrà che restare ammirato dalla pulizia dinamica, capace di restituire un timbro a dir poco vellutato degli archi e cristallino

del clavicembalo, oltre a una ricostruzione del palcoscenico sonoro nel quale la credibilità dello spazio fisico diventa straordinariamente palpabile e oltremodo realistico.

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