cenda di Stefano Borgonuovo, il calciatore deceduto proprio in seguito a questa malattia. Ricordo che ci è caduto il mondo addosso. Appena rientrati a casa, Francesca ha parlato con la so- rella: pure lui stentava, sulle prime, a credere a quella diagnosi infausta. Data la natura complessa della patologia, però, ab- biamo preso subito una decisione: non ci saremmo limi- tati ad un solo parere medico. Così, ci siamo rivolti ad una neurologa – attiva anche in diversi ospedali – che si occupa della cura dei malati affetti da malattie geneti- che rare, tra le quali, anche la SLA. Con l’aiuto di nostro nipote, per avere un qua dro cli- nico delineato con più certezza, abbiamo organizzato un controllo a Novara, presso lo studio di una neurologa specializzata invitata anche ad una serata informativa organizzata dall’associazione ASLASI. Dopo aver consultato la documentazione ed avermi sottoposto alla visita, la dottoressa non ha esitato nel confermare la diagnosi. La neurologa organizzò una nuova serie di esami per comprendere meglio quali fossero le mie condizioni di salute, consigliandomi peraltro di interrompere la mia attività lavorativa. Per me, questa richiesta non era asso- lutamente accettabile: il lavoro era una parte fonda-
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