I L TRASFERIMENTO E IL DISACCORDO SULLA PEG Nel reparto di medicina intensiva era necessario il posto letto occupato da me e, quindi, mi hanno trasferito in un altro ospedale, sempre nello stesso tipo di reparto. Da lì, infine, sono stato spostato in una clinica per dare il via alla riabilitazione. In quel momento, si è posto un nuovo problema da ri- solvere: aspirare, cioè, tutto il catarro che continuava a formarsi nelle vie respiratorie. Come se questa proble- matica non fosse sufficiente, appena giunto al centro riabilitativo si è subito presentata una nuova questione. I sanitari, infatti, non si spiegavano come mai io potessi continuare a mangiare autonomamente. Da quella constatazione iniziale ne è poi nata una nuova lotta, perché il personale curante voleva impian- tarmi una PEG, una di quelle sonde nutrizionali che ser- vono ad alimentare per iniezione il paziente. I sanitari ri- badirono – a più riprese – che non avevano mai visto un paziente con una tracheostomia che continuasse a mangiare «normalmente». Sulle prime, Francesca ha reagito con un misto di rab- bia e delusione, andandosene dalla clinica in lacrime. Il mattino seguente, però, non si è data per vinta e ha chie- sto di parlare con il direttore sanitario, sottolineando che io ero in grado di mangiare e non vi avrei mai rinunciato, se non per una necessità assolutamente indispensabile.
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