Senza tergiversare troppo, mia moglie ha ribadito quanto già aveva detto agli altri sanitari. Il direttore, dopo aver ascoltato le spiegazioni di mia moglie, ha sottolineato come la logopedista non fosse concorde con questa posizione. La terapeuta insisteva perché fosse impiantata la PEG, anche perché sarebbe stato meno complicato gestire la terapia con il nutri- mento parenterale. Data l’impossibilità di conciliare le due posizioni, alla fine, sono stato sottoposto ad un esame. Tramite il naso, mi hanno messo una sonda collegata ad una teleca- mera, per monitorare il processo digestivo del cibo. Per avere un risultato il più possibile attendibile, mi hanno somministrato diversi alimenti, tra i quali, della pasta, della carne, della verdura, del «cottage cheese» – o fioc- chi di latte – e, infine, della frutta. Il test ha preso il via con la presenza simultanea del di- rettore sanitario, della logopedista e di mia moglie. Al termine di quell’esame, è emerso che l’unico alimento rimasto leggermente appiccicato alla parete della tra- chea era proprio il cottage cheese . Questa problematica con il formaggio fresco granuloso si sarebbe comunque presentata anche tra le persone senza particolari diffi- coltà digestive. Dato l’esito positivo del test, la mia volontà di conti - nuare a mangiare senza l’ausilio della PEG è stata ri spet-
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