si è occlusa la tracheostomia e ho fatto un arresto respi- ratorio.» E a quelle parole, la dottoressa ha risposto con un «Vabbè, è la stessa cosa.» In più di un’occasione ci è toccato ripetere ai nostri in - terlocutori che non si trattava delle problematiche da loro ipotizzate. A complicare quelle circostanze, poi, si aggiungeva il fatto che io non ero in grado di parlare, né tantomeno di suonare il campanello. Per queste ragioni, mi avrebbero dovuto ricoverare in un reparto sorve- gliato: eppure, a me è stata assegnata una camera priva di questa accortezza. In quel periodo, però, non eravamo a conoscenza della disponibilità dei mezzi ausiliari specifici per i casi analo- ghi al mio. Solo in seguito, infatti, mi hanno detto che ASLASI è solita mettere a disposizione dei campanelli speciali che si possono gestire semplicemente pre- mendo il capo sul cuscino. Un pulsante di dimensioni generose, collegato ad un campanello, permette infatti di superare le difficoltà dei pazienti come me. Raccontando questi episodi o esponendo le mie pun- tualizzazioni, non intendo ovviamente puntare il dito contro alcuna struttura o operatore sanitario. L’intento, al contrario, è quello di condividere quelle che sono state le emozioni e le sensazioni provate dame in alcune circostanze. Vivendo determinate situazioni ed espe-
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