fatto che, qualcuno, sarebbe passato a svolgere quel compito. Alla fine, nessuno si è preoccupato di farlo e, mio figlio, innervosito in modo particolare da quella situazione, ha deciso di provvedere egli stesso. Dopo aver preso il son- dino, mi ha «aspirato»: secondo Carmelo, aver atteso va- namente per un’ora, era stato più che sufficiente. Tutte queste esperienze, nel tempo, hanno permesso di accrescere il livello di conoscenza della malattia. Gra- zie agli operatori del settore sociosanitario, nel presente, il supporto assicurato ai pazienti è in continuo migliora- mento. I L RIENTRO A CASA E UNA NUOVA CONSUETUDINE Il 7 gennaio, Musin ha cominciato ad occuparsi di me, imparando ad usare gli strumenti da Francesca ed ap- prendendo, inoltre, ad «aspirarmi» correttamente. La cura dell’aspetto infermieristico è stata invece affi - data ad un’infermiera attiva presso il reparto di medi - cina intensiva che, di lì a poco, avrebbe smesso di lavo- rare presso l’ospedale per mettersi in proprio. Tuttavia, neppure lei sapeva usare correttamente il cough assi- stant – noto comunemente anche come «macchina della tosse». Questo apparecchio, una volta attaccato alla cannula, permette tramite delle aspirazioni ed espirazioni ese- guite in sequenza di smuovere il catarro in profondità.
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