La maggior parte dei bambù, infatti, fiorisce una volta ogni 60 anni. Gli intervalli di fioritura possono anche superare i 100 anni arrivando fino a 130 anni. Il fascino di questa pianta è anche dovuto al fatto che la fioritura non è legata alle condizioni climatiche, come la maggior parte delle piante, ma è determinata geneticamente. Questa particolarità fa in modo, quindi, che i bambù appartenenti alla stessa specie e derivanti dalla medesima pianta madre fioriscano nello stesso momento in tutto il mondo anche se si trovano in luoghi molto diversi e lontanissimi. È come se le piante di bambù avessero al loro interno un orologio in grado di dare il via ad una fioritura gregaria; questo evento collettivo serve ad aumentare il tasso di riproduzione e quindi la sopravvivenza stessa della specie. Al termine della fioritura, come si può vedere bene dalla foto, la pianta di P. reticulata (a destra) muore. Secondo alcune teorie la produzione di semi richiede alla pianta una quantità enorme di energia tanto da portarla a morire. Secondo un’altra teoria, invece, la pianta madre muore per fare spazio alle nuove piantine di bambù che nasceranno dai semi.
I confini della genetica nel mondo delle piante
di Roberto Braglia*
All’Orto Botanico dell'Università di Roma Tor Vergata un evento raro che mostra i confini genetici tra diverse specie di bambù, a sinistra Phyllostachys nigra (Loddiges ex Lindley) Munro e a destra, in fioritura, Phyllostachys reticulata ‘Castillonis’ (Rupr.) K.Koch.
Quando si tratta di fiorire, il bambù è forse una delle piante più lente del mondo, per questo è un evento speciale e molto raro.
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*Coordinatore dell’Orto Botanico dell'Università di Roma Tor Vergata - roberto.braglia@uniroma2.it
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