che distingue gli esseri umani dai bruti e li spinge a spostare sempre più avanti i confini (i limiti) del sapere. È facile – e vengo così al secondo percorso – ricordare quanto possano essere incerti e sottili, quando si tratta di passare dall’uno all’altro, i confini fra due «territori»: quelli geografici come quelli culturali o quelli fra il bene e il male. Torna, con forza, il tema della responsabilità, perché la trasgressione può essere vettore di emancipazione, ma anche di rovina. Torna, soprattutto, il valore del «con». Ad attraversare i confini che ci separano e insieme ci uniscono sono stati troppe volte gli eserciti di aspiranti conquistatori e la paura che alimenta l’illusione della chiusura come strategia securitaria è in fondo l’altra faccia della volontà di dominio. Si rifiuta, in entrambi i casi, di riconoscere che intorno alle differenze si possono costruire dialogo e occasioni di crescita per tutti. I confini, invece, si possono e si dovrebbero attraversare in pace. A partire da quelli politici.
Eraclito: il logos che appartiene all’anima è troppo profondo perché se ne possano raggiungere i confini (peirata) .
greco delimitare si dice horizein e horos significa appunto confine e pietra di confine, anche nel senso di frontiera). I ripensamenti del poeta sono pochi, ma riguardano quasi tutti espressioni nelle quali non ci stupirebbe trovare aggettivi che rimandano all’assenza di confini: lo spazio «infinito» che diventa «interminato» e passerà poi dal singolare al plurale; l’oscillazione fra l’immensità e l’infinità - nella versione finale tornerà il primo termine - nella quale è dolce naufragare, come in un mare. I confini che aprono, anziché chiudere, possono essere pensati lungo due traiettorie. La prima muove dalla consapevolezza che era già di
Una delle declinazioni di questa profondità è l’«inquietudine» che il Teofilo di Leibniz, nei Nuovi saggi sull’intelletto umano , definisce «essenziale alla felicità delle creature», perché le spinge a «un progresso continuo e non interrotto verso beni sempre maggiori». Ulisse, una volta raggiunto il punto «dov’ Ercule segnò li suoi riguardi», convince i compagni a navigare oltre. È certo possibile che questo diventi un «folle volo» (parliamo ogni giorno dei rischi connessi al progresso della scienza), ma questa «responsabilità» è parte integrante della «semenza»
7
Made with FlippingBook interactive PDF creator