AGRIFULL A 140 TURBO

I tecnici Fiat, infatti, avevano realizzato i condotti di aspirazione con andamento a “chiocciola” per ottenere una più alta turbolenza e una maggiore velocità del flusso d’aria, progettando anche le camere di combustione a omega per riuscire ad avere una combustione ottimale. L’albero motore a otto contrappesi perfezionava l’equilibratura dinamica e conferiva al motore “rotondità” di funzionamento in ogni condizione. TRASMISSIONE 24+8 CON SUPERRIDUTTORE O 16+16 CON INVERSORE Salire su un Agrifull di alta potenza fa provare una certa emozione e nostalgia, con le leve delle marce e delle gamme poste rispettivamente a destra e a sinistra del volante, un marchio di fabbrica dei trattori del Gruppo Fiat a partire dagli anni 70. La Casa ferrarese offriva il suo A 140 con una trasmissione meccanica in grado di raggiungere i 40 chilometri orari di velocità massima nelle versioni più recenti – quelle con l’adesivo della lepre sul cofano – con frenatura integrale sulle quattro ruote a

inserimento elettroidraulico. L’agricoltore poteva scegliere fra due differenti configurazioni: una 24+8 con superriduttore o una 16+16 con inversore, con la prima che offriva una velocità minima di 200 metri/ ora, mentre la seconda permetteva di coprire con ben 8 marce le velocità fra i 3 e gli 11 chilometri orari. In entrambi gli allestimenti, le marce erano completamente sincronizzate per offrire una guida agevole di tipo automobilistico, mentre le gamme erano disponibili con la sincronizzazione in via opzionale. Il trattore era dotato di una frizione centrale monodisco da 14 pollici con tasselli in “Cerametallix” a secco a comando idraulico con recupero automatico dei giochi, una soluzione che assicurava degli innesti dolci e progressivi, una lunga durata delle componenti e il minimo sforzo sul pedale. UN POTENTE IMPIANTO FRENANTE Per un trattore in grado di viaggiare a 40 chilometri orari, l’impianto frenante doveva essere potente e adeguato: l’Agrifull

adottava, infatti, il dispositivo di inserimento automatico della doppia trazione quando si agiva sui pedali del freno, così da ottenere la massima forza frenante. L’impianto frenante era a doppio circuito e i freni erano a disco in bagno d’olio, caratterizzati da una grande superficie frenante e da una elevata capacità di dissipazione del calore. Per quanto riguarda il

differenziale, questo era a 4 satelliti per ottenere una ripartizione ottimale dei carichi e il bloccaggio del differenziale a comando idraulico era inseribile anche sotto carico e in movimento, mentre per il disinnesto era sufficiente premere uno o entrambi i pedali dei freni.

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